UGO FOSCOLO
VITA
E OPERE
Nasce
nel 1778 a Zante, isola allora appartenente alla Rep. Di Venezia
oggi territorio greco.
Il
padre era un medico veneziano, la madre una greca ortodossa.
L'infanzia
fu trascorsa tra Spalto, dove poi morirà il padre, a Zante, dalla
zia, e a Venezia, dove si ricongiunge alla madre.
Gli
studia procedono bene: Foscolo impara presto il greco moderno
e antico, il latino, l'italiano.
Inizia
ad intraprendere l'attività di traduttore.
La
discesa di Napoleone in Italia (1796) accende il suo
entusiasmo politico tanto che si impegnerà militarmente per la causa
rivoluzionaria.
Ma
con il Trattato di Campoformio (1797) e dunque la cessione di
Venezia all'Austria, assume un atteggiamento antifrancese (che
nel 1810 gli costerà la censura dell'aAjace).
Continuando
a viaggiare tra Milano e Bologna, dove collabora con diversi
periodici, si arruolerà per la difesa della Repubblica Cisalpina.
A
Milano, nel 1801, pubblica le Ultime lettere di Jacopo Ortis.
Intanto muore il fratello Giovanni a Venezia.
Tra
il 1802 e il 1803 pubblica varie poesie (tra cui i 12 sonetti
e le 2 odi).
Dopo
essere stato in Francia con il contingente italiano e aver avuto un
figlia, torna a Venezia dalla madre e dalla sorella.
Nel
1807 dedica a Pindemonte Dei Sepolcri.
Vive
poi per lo più a Firenze dove pubblicherà Le Grazie (1813).
Dopo
la sconfitta di Napoleone a Lipsia gli austriaci tornano in
Italia.
Foscolo,
dopo un tentennamento, rifiuta le loro offerte di
collaborazione e fugge in Svizzera, poi in Inghilterra, dove
vivrà in miseria, nonostante continuerà a produrre numerosi
scritti per riviste. Muore nel 1871.
I
suoi resti saranno trasportati a Santa Croce, a Firenze.
Durante
tutta la sua vita intraprese numerose relazioni.
CONTESTO
STORICO: ILLUMINISMO E NEOCLASSICISMO
La
corrente dell’illuminismo nasce intorno al 1748 con la pace di
Aquisgrana e termina intorno al 1815 con il Congresso di
Vienna,quando verrà sostituita gradualmente dalla corrente del
Romanticismo.
La
Francia è il paese europeo che funge da nazione guida
nell’illuminismo,anche se le radici di questa corrente provengono
dall’Inghilterra.
Le
nuove idee illuministiche si diffondono però in tutta
Europa,penetrando anche in Italia, anche se con caratteri meno
radicali di quelli dell’Illuminismo francese.
Nel
periodo illuministico si ha la fine di quello che è l’intellettuale
cortigiano,dipendente dalla nobiltà,e si ha la nascita di un nuovo
tipo di intellettuale che diventa lo specchio di quella che è la
nuova classe borghese, moltissimi dei nuovi intellettuali
appartengono di fatti a questa stessa classe sociale.
Gli
intellettuali illuministi sono degli ‘agitatori di idee’,essi non
scrivono più infatti solamente di tematiche colte e letterarie,ma si
occupano di quelli che sono i problemi sociali cercando di
risvegliare nei loro lettori una vera e propria coscienza sociale,e
fanno ciò attraverso la diffusione dei loro pamphlets o giornali.
Nascono
in questo periodo delle riviste che trattano una molteplicità di
argomenti che vanno dalla scienza al diritto,argomenti che avevano la
caratteristica fondamentale di istruire il cittadino,un esempio è
‘Il Caffè’.
Si
diffonde tra gli intellettuali il bisogno di un sapere enciclopedico
di cui sarà espressione l’encyclopédie di Diderot e D’Alembert.
Gli
intellettuali che non dipendono più dai ricchi signori iniziano ad
organizzarsi in società come l’accademia dei Pugni a Milano.
Durante
il periodo dei lumi vi sono le cosiddette monarchie
illuminate,l’intellettuale deve mantenere quindi un rapporto con il
monarca,e per evitare l’esilio scrivendo cose non gradite al
sovrano deve cercare di influenzarlo.
L’illuminismo
è l’età della ragione,e l’idea fondamentale di questo periodo è
quella della centralità dell’uomo.
In
questo periodo nascono una nuova concezione del tempo,dell’uomo e
della natura.
Il
tempo diventa attività produttiva,concezione dovuta al fatto che con
la rivoluzione industriale si viene pagati ad ore.
Nasce
una visione meccanicistica dell’uomo e della natura,l’uomo e la
natura sono visti come macchine,vi è una meccanizzazione della vita
dovuta alla scansione delle ore lavorative,e un’idealizzazione
della natura,vista come regolatrice dello sviluppo civile.
Nasce
il mito del ‘buon selvaggio’,in cui si contrappone l’uomo
moderno a quello primitivo.
Si
diffondono il deismo,l’ateismo e il teismo,essendo l’illuminismo
essenzialmente laico,la stessa istruzione non è più affidata al
clero ma agli intellettuali.
L’intellettuale
illuminista per far recepire il proprio messaggio a una vasta parte
della popolazione utilizza uno stile semplice,tipico dei saggi e dei
romanzi.
A
livello artistico l’Illuminismo è accompagnato dal
Neoclassicismo,che si sviluppa soprattutto in Italia e in
Francia,mentre in Inghilterra e in Germania verrà sostituito presto
da correnti preromantiche,come quella dello Sturm und Drang tedesco.
Nel
Neoclassicismo l’intellettuale prova un senso di nostalgia nei
confronti del mondo antico che viene sentito come un mondo ormai
lontano,si cerca di imitare l’operato degli antichi attraverso
l’imitazione ma anche attraverso l’innovazione,allo stile antico
viene aggiunto quindi qualcosa di attuale.
Per
i neoclassici il bello non è bello storico,non si adatta quindi alle
varie epoche,ma è stato idealizzato dagli antichi greci e romani e
non può più essere superato,ciò sarà un motivo di contrasto con i
romantici.
Il
più grande teorico neoclassico è Winkelmann.
Al
Neoclassicismo si contrappone quindi il Preromanticismo,e Ugo Foscolo
viene collocato proprio fra queste due correnti.
LETTERE
DI JACOPO ORTIS
Romanzo
epistolare: modo diretto per trasmettere, didascalico.
Lettere
all'amico Lorenzo - lettere per Teresa - lettere dell'amico (dopo il
suicidio)
La
vicenda prende inizio con il trattato di Campoformio con il quale
Napoleone cedette Venezia all'Austria. Jacopo, deluso da Napoleone,
fugge sui Colli Euganei. Si innamorerà di Teresa che ricambierà il
suo amore ma la quale è promessa al mediocre ma ricco Odoardo.
Teresa rispetta la decisione del padre per poter rimediare alle
difficoltà economiche della famiglia. Jacopo viaggia per l'Italia in
modo da contenere la passione per la donna. Si fermerà anche a
Ventimiglia dove scriverà una lettera per Lorenzo. Tornato poi ai
Colli, e dopo aver scoperto il matrimonio di Teresa, si uccide
pugnalandosi al cuore.
Il
tema principale è il dolore esistenziale dovuto alla delusione
politica, letterale (Jacopo proverà senza risultati a scrivere) e
amorosa: l'impotenza e la delusione della società e della storia lo
porteranno infatti al suicidio, che sarà per lui una sorta di
liberazione dalla sofferenza ma anche una sorta di arresa di fronte
agli inevitabili eventi. Tipico del romanticismo è l'importanza che
viene attribuita ai sentimenti: Jacopo non è un uomo freddo e
razionale, bensì ha l'animo acceso e ivaso dalle passioni.
Lo
stile è elegante, neoclassico.
-
INCIPIT
Tema:
Disillusione politica: il popolo italiano non ha le forze di
respingere gli austriaci: tutto è perduto.
Si
apre con la parola sacrificio, la quale ci fa già intuire che in
tutta l'opera il tono sarà triste.
Lo
stile è neoclassico, solenne e conciso ("il sacrificio della
patria nostra": endecasillabo, tipico della lirica)
Jacopo
ci dice che non resta nient'altro che rassegnarsi e piangere la
propria disgrazia, in parte dovuta anche al popolo italiano che non
ha saputo (nè potuto) combattere e difendersi. Sa di essere
perseguitato dagli austriaci, ma nonostante questo non vuole
consegnarsi ai francesi per salvarsi, poichè lo hanno tradito:
consegnandosi alle braccia straniere, una volta morto, non potrà
essere compianto dalla madre a Venezia, poichè i suoi resti saranno
in terra straniera. Gli affetti familiari tornano spesso in Foscolo.
L'Italia
è uno sciagurato Paese poichè sotto il giogo austriaco, non può
reagire, ma nonostante questo Foscolo ha un'idea di unità del popolo
italiano (dice "e noi")
Ormai
Jacopo è disperato, cioè non ha più speranza.
La
morte è l'unica soluzione a questa situazione senza via d'uscita,
per questo la attende tranquillamente, sapendo che potrà essere
ricoradto dai pochi che lo amano.
-
AMORE PER TERESA
Tema:
disillusione amorosa
la
lettera descrive i sentimenti contrastanti che Jacopo prova per
Teresa mentre la guarda dormire: da una parte emerge la sensualità,
la visione terrena con cui viene guardata, dall'altra c'è una sorta
di sublimazione: compostezza neoclassica.
Lo
stile è alto, neoclassico.
Jacopo
dice che non ha osato baciarla nel sonno anche se l'amore per lei è
corrisposto, poichè la rispetta.
Si
alternano momenti ci compostezza a slanci di passionalità, come
quando dice di essere infiammato e fuori di sè, e alternanza di
gioia (quando descrive il suo amore per lei) e dolore (quando ammette
di non poterla avere)
La
descrizione è inizialmente sensuale poi più composta: parla di
carezza sacra e mano divina, la descrizione richiama quella della
donna-angelo degli stilnovisti.
Jacopo
si avvicina come per baciarla, la sfiora, ma dopo un breve sussulto
della daonna Jacopo si allontana, affermando di essere la causa del
suo dolore.
Lei
infatti ha pietà per lui: si duole prima per lui che per se stessa,
poichè ha accettato la situazione.
Lui
sa che non ha speranze, il suo amore per lei le è stato concesso
solo per aumentare la sua sofferenza. La Lettera si chiude con una
sorta di speranza: Jacopo dice che lei è sua, anche se sa che non è
vero.
-
LETTERA DA VENTIMIGLIA(seconda parte)
Tema:
stanchezza di vivere, impotenza dell'uomo, pessimismo della storia
Poesia
sepolcrale: asprezza paesaggio (tipico elemento dei pre-romantici)
Paesaggio
stato d'animo derivante dalla tradizione illuminista.
Si
apre con la descrizione nel territorio nel nord Italia, irto e aspro,
e quindi adatto come difesa naturale. Nonostante questo però
l'Italia è soggetta al giogo straniero. Cosa la rende dunque
fragile? Non mancano protezioni naturali, bensì la concordia. Il
braccio (forza armata) e la voce (persuasione) del poeta non possono
bastare. Noi italiani siamo miseri: la gloria degli avi (tombe)
splende, ed è l'unico vanto dell'Italia attuale.
Pare
che l'uomo sia fabbro del proprio destino invece siamo parte del
tutto, siamo cieche ruote dell'orologio.
La
storia infatti è alternanza di potere e sottomissione, le nazioni si
sottomettono a vicenda: l'una esiste grazie alla debolezza
dell'altra.
La
ragione non può nulla di fronte al ciclo naturale e alla natura
aggressiva dell'uomo, altro elemento invevitabile della storia.
Questa siducia è di carattere tipicamente anti-illuministico.
Seguono
esempi di popoli sottomessi e vincitori.
La
legge è il diritto del più forte. Tutti i governi, dunque, sono
illegittimi poichè presi con la forza. Lo stesso vale per il governo
delll'austria su Venezia.
Chi
si crede meritevole di propria virtù sbaglia: è il moto prepotente
delle cose che guida ogni azione. La religione è stata creata per
cercare una felicità che in Terra non può esserci, una consolazione
per i deboli, invece è usata per avere il potere.
La
compassione è l'unico valore vero: la solidarietà è la vera
umanitas, unico conforto alla vita che è sofferenza: la natura
infatti ci dà la ragione, ci rende consapevoli della nostra
impotenza.
Dove
fuggire dunque? Gli uomini sono tutti uguali.
L'unica
speranza di Jacopo è il conforto che avrà dopo la morte, e per
questo tornerà alla sua sacra terra. (Tema che anticipa "Dei
Sepolcri")
La
morte è l'unico conforto a questa vita piena di sofferenza e
tristezza.
CANZONIERE
I
SONETTI
I
dodici sonetti e le due odi scritti da Foscolo tra i venti e i
venticinque anni compongono il cosiddetto corpus dell’autore.
Nel
1803 si ha la stampa definitiva dei sonetti in cui il poeta aggiunge
agli otto più antichi gli ultimi quattro.
Nei
sonetti sono trattate le tematiche fondamentali del poeta,come
l’esilio e il tema sepolcrale,e in essi vi è la vera espressione
dell’io del poeta,a differenza delle odi puramente neoclassiche.
Tra
i sonetti più famosi troviamo:Alla sera,A Zacinto(Né mai più
toccherò le sacre sponde) e In morte del fratello Giovanni (Un dì,
s’io non andrò sempre fuggendo).
-
ALLA SERA (pagina 203)
Alla
sera è un sonetto classico con rime alternate sia nelle quartine che
nelle terzine.
In
questo sonetto vi è una riflessione di Foscolo sulla morte,la stessa
sera è vista dal poeta come l’avvio verso il termine della vita.
L’idea
stessa che Foscolo ha della morte è materialistica,essa è infatti
‘fatal quiete’ è ‘nulla eterno’,è estinzione definitiva e
irreparabile della vita;in questo sonetto è dunque visibile il
Foscolo illuminista in cui la morte non è vista in chiave religiosa
ma puramente in chiave laica.
La
morte è vista nel sonetto come un momento di pace,come perenne
tranquillità.
Foscolo
si avvicina quindi con questo sonetto alla concezione lucreziana di
morte,in cui l’anima dopo la morte del corpo si disgrega.
Nelle
quartine vi è un tono più ampio e disteso,mentre nelle terzine uno
più serrato e incalzante,ciò è dovuto al fatto che nelle quartine
gli enjambements collegano aggettivi e sostantivi,mentre nelle
terzine sostantivi e verbi.
-
A ZACINTO (pagina 205)
Il
tema fondamentale di ‘A Zacinto’ è indubbiamente quello
dell’esilio,a cui si aggiungono il richiamo al Neolclassicismo e il
tema sepolcrale (tipico elemento preromantico).
Il
sonetto si apre con una doppia negazione che accentua maggiormente il
dolore che Foscolo prova per la perdita della patria,dolore che lo
accompagnerà per tutta la vita.
Il
tema dell’esilio è sposato con la rievocazione mitica della terra
natale del poeta,le cui acque erano già state cantate da Omero.
È
proprio attraverso il richiamo al mito,con la nascita di Venere e il
riferimento a Ulisse,che si vede lo stile neoclassico di Foscolo in
‘A Zacinto’.
Il
fato di Ulisse è paragonato qui a quello del poeta,facendo emergere
nuovamente il doloroso esilio,se l’eroe greco ha potuto fare
ritorno a Itaca,Foscolo non potrà mai ritornare a Zante.
Zacinto
viene trasferita in una sfera di mito e di dei,è un piccolo
paradiso,offuscato però dai sentimenti del poeta.
Zacinto
ha una doppia sacralità:nel mito il suo mare ha generato
Venere,nell’immaginario del poeta rappresenta la patria con i
ricordi e gli affetti famigliari.
Il
tema dell’esilio presente in tutto il componimento è
particolarmente evidente nell’ultima terzina dove è unito al tema
sepolcrale (illacrimata sepoltura).
Il
sonetto ha uno stile elevato dato soprattutto dalla presenza del
mito.
-
IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI (pagina 207)
Anche
in questo sonetto come in ‘A Zacinto’ appaiono gli aspetti
neoclassici e preromantici di Foscolo.
I
riferimenti neoclassici nel testo sono il richiamo ai numi nella
prima terzina e l’evidente collegamento con il carme 101 di
Catullo.
Appare
ancora una volta il tema sepolcrale,tipico del Preromanticismo.
I
protagonisti del componimento sono tre:l’io del poeta,il fratello e
la madre.
Questa
triade affettiva è stata spezzata perché il fratello si è tolto la
vita mentre Foscolo è costretto all’esilio.
L’esilio
fa appunto soffrire il poeta perché vorrebbe lenire i suoi dolori
piangendo sulla tomba del fratello ma non può farlo non potendo
tornare in patria.
Attraverso
il compianto del fratello il poeta compiange anche sé stesso,l’io
del poeta e il fratello Giovanni sono infatti sovrapposti nel
componimento.
La
madre se considerata come madrepatria diventa nel componimento
simbolo di dolore e di disillusione civile;è appunto in madrepatria
in cui alla fine del componimento Foscolo esprime il desiderio di
essere seppellito.
Dal
punto di vista stilistico è visibile la soggettività del poeta
espressa tramite l’uso di pronomi e aggettivi personali.
2
ODI
Stile
e temi neoclassici
DEI
SEPOLCRI
Si
tratta di un Carme, cioè poesia impegnata, colta, di 195
endecasillabi sciolti.
Lo
stile è quindi solenne e incisivo.
Dedicato
a Pindemonte, nasce nel 1806 in seguito alla discussione con lo
stesso sul tema delle sepolture, e dopo l'Editto di Saint-Claude:
esso pevedeva che la sepoltura dei morti dovesse avvenire fuori dalla
città e che le tombe dovessero
essere anonime. Nacque in questi anni un intenso dibattito
sulla questione a livello internazionale.
Il
Carme fu pubblicato nel 1807.
La
novità di Foscolo non sta nel tema sepolcrale, ampiamente trattato
dai pre-romantici, bensì nel suo procedere per argomentazioni ed
esempi, con un intento dimostrativo, e nel suo continuo spostarsi dal
passato al presente, coprendo un ampio spazio di tempo.
Prima
parte: (v. 1-90)
Tema:
funzione delle tombe
si
apre con due domande retorica: è vero che la tomba serve ai morti?
Avrò consolazione io, Foscolo, una volta morto, se dovessi avere un
sepolcro? Per lui no: oltre la vita non c'è nulla
(materialismo), anche la speranza fugge i sepolcri.
Però
la tomba serve per i vivi: rende la vita meno dura. Infatti
chi piange il morto può ricordarlo attraverso la tomba e alleviare
il dolore della perdita, chi deve morire trova conforto sapendo che
sarà appunto compianto e ricordato attraverso la tomba:
corrispondenza d'amorosi sensi.
Superamento
(seppur illusorio) della morte: se si è ricordati il dialogo
continua.
Chi
non ha amato in vita non avrà questo conforto, può solo sperare
nell'inferno o nel paradiso.
Protezione:
la tomba protegge fisicamente i resti del morto.
(Questi
sono aspetti privati del sepolcro)
Mantenere
il ricordo: il nome verrà trasmesso e in questo modo si potrà
essere d'esempio per i posteri: valenza civile.
(Aspetto universale)
Nonostante
questo c'è l'editto. Così gli uomini più llustri, come Parini che
giace senza tomba, saranno dimenticati: non essendoci la sua tomba,
infatti, Foscolo non avverte la presenza della sua poesia lì dove
Parini era solito meditare. La Musa, che un tempo lo ispirava, forse
cerca dove giace il poeta, che potrebbe anche essere vicino alle ossa
di un assassino che insanguinano i suoi resti (descrizione macabra e
sepolcrale tipiace dei pre-romantici ): la tomba è persa, la Dea
prega inutilmente che Parini possa essere di nuovo esempio di virtù.
Nota:
Parini criticò gli aristocratici lombardi. - Talia: musa della
poesia satirica
Seconda
parte: (v. 90-150)
Tema:
riti e culti legati alla morte e senso di civiltà
La civiltà diventa tale solo
quando inizia ad aver cura dei morti attraverso:
- la protezione fisica
dei resti
- i riti religiosi:
questi tramandano virtù patrie (cioè consentono ai morti di essere
d'esempio) e pietà congiunta (cioè fanno sì che ci sia rispetto
per i defunti): sacralità della tomba: è vero dunque che la
religione trasmette valori ma è avvenuto in modi diversi: c'è una
netta contrapposizione tra la religiosità cattolica medievale, da
condannare, e quella greca.
Infatti al prima era cupa e
opprimente, (descrizione macabra di ossa cadaveri e puzza), punta
sulla paura del fedele, sulla superstizione. In più Foscolo critica
la compravendita delle indulgenze, tipica del periodo.
Il culto classico invece,
descritto in un contesto paesaggistico positivo, verdeggiante,
luminoso e profumato, ha reso davvero onore ai morti: il loro culto
infatti è semplice e naturale, spontaneo: chi muore cerca la luce,
non l'oscurità che governava nel Medioevo.
In funzione anti-francese
vengono elogiati i culti britannici attuali, i quali si
avvicinano maggiormente a quelli classici antichi: i loro cimiteri
sono giardini, dove si prega e si ricordano i grandi eroi come
Nelson. Viene qui accennato il tema della venerazione dei
grandi, già introdotta con la figura di Parini e approfondita nella
parte successiva.
Nota: Nelson era l'ammiraglio
che sconfisse la flotta francese e spagnola trovando la morte in
battaglia.
Ma come i cimiteri dei popoli
virtuosi ispirino la stessa virtù ai posteri attraverso i sepolcri,
così, in Italia, i sepolcri sono solo sfoggio di ricchezza e
pretesto di vanità: è inutile che vi siano i sepolcri se la società
ha perso i giusti valori, non conta esser nobili o ricchi e adulati
se non si è virtuosi. Foscolo si augura invece che sarà ricordato e
preso come esempio in quanto predicatore di giusti valori.
Terza parte (v.151-212)
Tema:
tombe degli uomini illustri
Viene
ripreso il tema della funzione dei sepolcro degli illustri: stimolano
a nobili gesti. Esempio di ciò sono i le tombe di quelli
sepolti a Santa Croce (Firenze), che lui stesso visitò:
Machiavelli che ha svelato i segreti alle persone di come si debba
conquistare e mantenere il potere (ne "Il Principe"),
Michelangelo, artista, Galileo e Newton, scienziati.
Segue
un'apostrofe a Firenze: te, beata, conservi i corpi di questi grandi
e hai ascoltato i primi versi della Divina Commedia, prima che Dante
fosse esiliato, e dalla tua stirpe, seppur in esilio, nacque
Petrarca, il quale ha purificato e spiritualizzato, cioè idealizzato
le tematiche erotiche. (Tutti i personaggi non sono nominati bensì
descritti attraverso perifrasi)
Ma
tu sola, Firenze, conservi le uniche glorie passate di
un'Italia ormai destinata al dominio straniero (tema della
inevitabilità della storia).
Perciò
è proprio da qui che bisognerà ispirarsi per un riscatto italiano.
Lo stesso Alfieri si ispirò a queste tombe (come Foscolo). E
anche lui è sepolto qui.
C'è
poi un richiamo al mondo greco: al cospetto delle tombe dei grandi si
avverte la voce di quel Dio che ispirò l'eroica vittoria dei greci
nella battaglia di Maratona contro i Persiani e potrebbero quindi
allo stesso modo ispirare gli italiani.
Chi
sia passato di notte presso il luogo della battaglia ha avuto modo
di rivedere i segni dello scontro, il quale si ripete ogni notte
secondo una credenza: la memoria di quell'impresa ancora non si è
spenta.
Quarta
parte (v. 213-295)
Tema:
giustizia della morte e funzione della poesia
C'è
un'apostrofe a Ippolito (cioè Pindemonte): è fortunato poichè ha
potuto visitare quella Grecia, al contrario di Foscolo. Segue un
parallelismo con Ajace, figura del mondo classico: si dice che
il mare abbia deposto sulla tomba di Ajace le armi di Achille che
Ulisse gli aveva sottratto con l'inganno, spingendolo addirittura al
suicidio. Ha dunque ottenuto giustizia. Allo stesso modo
Foscolo chiede giustizia, cioè di riposare in pace in un sepolcro.
Foscolo
ci dice che è le Muse, protrettrici delle tombe, lo chiamano per
rievocare le nobile gesta degli eroi: grazie alla sua poesia questi
continuano a vivere nonostante siano passati secoli e le tombe
siano distrutte. Aiuta quindi il sepolcro nella sua funzione
civile. Vengono forniti esempi per avvalorare questa tesi: dopo
un excursus sulle origini di Troia dice che Elettra, prima di
morire, chiese di essere ricordata, e così ottenne da Giove la
sacralità della sua tomba: qui infatti ci fu anche la tomba di Ilo
(fondatore di Troia), qui pregarono le donne troiane prima della
difatta, qui venne Cassandra a cantare l'imminente sconfitta.
Il
suo canto chiude il carme: si rivolge prima ai nipoti poi alle
piante protettive delle memorie patrie. Annuncia la distruzione di
Troia che quindi non potrà più essere trovata, e il destino da
schiavi che spetta ai troiani. Torneranno però i Penati, cioè la
stirpe proseguirà (nel Lazio con Enea). Predice che un giorno Omero
canterà gli eroi troiani, interrogando le loro tombe, custodi della
storia.
Infine,
rivolgendosi ad Ettore, dice che sarà pianto e ricordato anche lui
"finchè il sole risplenderà sulle sciagure umane", ossia
fichè l'uomo vivrà: non c'è aldilà. visione materialistica
Ecco
quindi di come anche la poesia renda giustizia anche agli erori
che sono stati sconfitti.
Nota:
pessimismo: la storia dell'uomo è detta "sciagure
umane". - Cassandra: non era mai crreduta, un po' come Foscolo
che non viene capito dalla società (si sente poeta-vate, vittima,
esule)
La
composizione è ad anello: si apre e si chiude con concezione
filosofica del materialismo.
Nessun commento:
Posta un commento