James Joyce
James Joyce was born in Dublin in 1882,in a large catholic family. He’s
one of the most famous realistic writers in Ireland, influenced by French
authors like Flaubert or Baudelaire. He once left Ireland, and visited a lot of
foreign countries, and he never came back. All his stories are set in Ireland and
they all express the love for his country. Joyce is remembered for his great
curiosity of how the human mind works, and this is evident in the use of some
special narrative techniques: the epiphany, the interior monologue, the free
direct speech and the stream of consciousness. The word
“epiphany” comes from the Ancient Greek and it means “manifestation”. It’s an experience
of striking realization.
It designates the moment in a narrative
when events, images or ideas produce for the reader an explosive recognition of
meaning, a “sudden spiritual manifestation”.
In “Eveline” we see an example of
epiphany when the girl decides to change her life, remembering the terrible
conditions and the madness of her mother before her death. When she’s listening
to a street organ playing, she recognizes the melody of the music and she
remembers the last night of her mother’s illness. She also remembers the phrase
that her mother was repeating “Derevaun Seraun”, a Gaelic expression that means
that the end of pleasure is pain. She realizes that she doesn’t want to stay
there, she doesn’t want to go mad like her mother and so she decides to leave
with Frank, forgetting the promise that she made ( to keep the family together).
Joyce’s stories analyses
particular moments, personal impressions and thoughts: in general the facts
written are explored from different points of view. The characters are never
described in a direct way but always presented by introspection or external
facts. He’s famous for two different books: “Dubliners” and “Ulysses”.
Through an
inconscious process of thoughts you can have an epiphany, that reveals
something that you didn’t understand or think before.
The
epiphany is a narrative element that is present in all Joyce’s works.
It designates the moment in a narrative
when events, images or ideas produce for the reader an explosive recognition of
meaning, a “sudden spiritual manifestation”.
In “Eveline” we see an example of
epiphany when the girl decides to change her life, remembering the terrible
conditions and the madness of her mother before her death. When she’s listening
to a street organ playing, she recognizes the melody of the music and she
remembers the last night of her mother’s illness. She also remembers the phrase
that her mother was repeating “Derevaun Seraun”, a Gaelic expression that means
that the end of pleasure is pain. She realizes that she doesn’t want to stay
there, she doesn’t want to go mad like her mother and so she decides to leave
with Frank, forgetting the promise that she made ( to keep the family together).
Joyce’s stories analyses
particular moments, personal impressions and thoughts: in general the facts
written are explored from different points of view. The characters are never
described in a direct way but always presented by introspection or external
facts. He’s famous for two different books: “Dubliners” and “Ulysses”.
Eveline
“Eveline” is one of the fifteen short
stories that composes “Dubliners”: it represents the adolescence, that is one
of the fundamental moments of humans’ life. The main character is a
nineteen-year-old girl that stares at a window in an Irish evening, thinking
about her sad life. At the beginning, she realizes that she was happy when she
was younger, playing with her two brothers and their friends outside their
houses, when they were innocent, without any heavy thought. She lost her mother
and, before her mother died, she promised her that she would have kept her
family together. Now she has a tedious life, a boring job, she keeps the house
clean, she’s just like a perfect housewife. Her father is often drunk, and they
have quarrels about food, money and Frank. Frank is the man that she loves, a
tanned sailor that wants to go away with her and save her from her sad routine.
She thinks a lot about leaving home ,because it’s a difficult decision. When
Eveline finally decides to go away with Frank and move to Buenos Aires, she changes her mind and comes
back to her ordinary life, without any explanation “like a helpless animal”.
This is the hopeless conclusion of this realistic story where passions are
overleapt by rationality.
Traduzione:
Stava
seduta alla finestra a guardare la sera che invadeva la strada. La testa era
appoggiata sulla tenda della finestra e le narici sentivano l’odore del
polveroso tessuto di cretonne. Era stanca.Passava poca gente. Il tizio
dell’ultima casa ritornava; sentì i suoi passi battere sul marciapiede di
cemento e subito dopo scricchiolare sul sentiero di scorie davanti alle case
rosse. Una volta c’era un campo lì in cui si giocava ogni sera con i figli di
altra gente. Poi un tizio di Belfast comprò il campo e ci costruì case –non
come le loro casette marroni, ma delle case di mattoni con i tetti lucenti. I
bambini della strada giocavano in quel campo –i Devine, i Water, i Dunn, il
piccolo Keogh lo zoppo, lei, i suoi fratelli e le sue sorelle.Ernest, tuttavia,
non giocava mai: era tropo grande. Suo padre spesso li andava a cercare fino
giù al campo col suo bastone di rovere; ma di solito il piccolo Keogh faceva da
vedetta e li chiamava in ritirata quando vedeva suo padre arrivare. Eppure
sembravano essere stati felici allora. Suo padre non era così cattivo allora. E
poi sua madre era viva. Era tanto tempo fa.Lei e i suoi fratelli
e le sue sorelle erano cresciuti e sua madre era morta. Anche Tizzie Dunn era
morto e i Water erano tornati in Inghilterra. Tutto cambia. Adesso lei stava
andando via, come gli altri, per lasciare la sua casa.La casa! Si guardò
intorno alla stanza, rivedendo tutti i suoi oggetti familiari che aveva
spolverato una volta alla settimana così tanti anni, chiedendosi da dove cavolo
venisse tutta quella polvere. Forse non avrebbe più visto tutti quegli oggetti
familiari da cui non si sarebbe mai sognata di separarsi.Eppure in quegli anni
non aveva mai scoperto il nome del prete la cui fotografia ingiallita stava
appesa alla parete sopra l’armonium rotto accanto alla stampa a colori dell’ex
voto fatto alla Beata Margaret Mary Alacoque. Era stato compagno di scuola si
suo padre. Questi ogni volta mostrava la fotografia agli ospiti la passava con
una frase a caso:
“E’ a Melbourne adesso.”Aveva acconsentito ad andar via, a lasciare la sua casa. Era stata una cosa saggia? Aveva cercato di soppesare tutti i lati della questione. A casa sua ad ogni modo aveva un tetto e cibo; aveva intorno tutto ciò che conosceva da tutta la vita. Naturalmente doveva lavorare duro, sia a casa che al lavoro. Cosa avrebbero detto di lei al negozio quando avrebbero scoperto che era scappata via con un ragazzo? Avrebbero detto che era una cretina, forse. Ed il suo posto sarebbe stato coperto da un annuncio. Miss Gavan sarebbe stata contenta. Era sempre stata pungente con lei, specie ogni volta che c’era gente che sentiva.
“E’ a Melbourne adesso.”Aveva acconsentito ad andar via, a lasciare la sua casa. Era stata una cosa saggia? Aveva cercato di soppesare tutti i lati della questione. A casa sua ad ogni modo aveva un tetto e cibo; aveva intorno tutto ciò che conosceva da tutta la vita. Naturalmente doveva lavorare duro, sia a casa che al lavoro. Cosa avrebbero detto di lei al negozio quando avrebbero scoperto che era scappata via con un ragazzo? Avrebbero detto che era una cretina, forse. Ed il suo posto sarebbe stato coperto da un annuncio. Miss Gavan sarebbe stata contenta. Era sempre stata pungente con lei, specie ogni volta che c’era gente che sentiva.
“Miss Hill, non vede che queste signore
aspettano?”
“E svegliatevi, Miss Hill, per favore!”.
Non avrebbe pianto molte lacrime nel lasciare il negozio.
Ma nella sua nuova casa, in una terra lontana e sconosciuta, non sarebbe stato così. Allora sarebbe stata sposata –lei, Eveline. La gente l’avrebbe trattata con rispetto allora. Non sarebbe stata trattata come sua madre era stata trattata. Anche adesso, sebbene avesse diciannove anni e più, si sentiva sotto il pericolo della violenza di suo padre. Sapeva che era stato lui che le aveva fatto venire le palpitazioni.
“E svegliatevi, Miss Hill, per favore!”.
Non avrebbe pianto molte lacrime nel lasciare il negozio.
Ma nella sua nuova casa, in una terra lontana e sconosciuta, non sarebbe stato così. Allora sarebbe stata sposata –lei, Eveline. La gente l’avrebbe trattata con rispetto allora. Non sarebbe stata trattata come sua madre era stata trattata. Anche adesso, sebbene avesse diciannove anni e più, si sentiva sotto il pericolo della violenza di suo padre. Sapeva che era stato lui che le aveva fatto venire le palpitazioni.
Quando erano cresciuti lui non era mai
stato con lei come lo era con Harry ed Ernest, perché lei era una ragazza, ma
più tardi aveva incominciato a minacciarla e a dirle che lo faceva solo per
amore di sua madre morta. E lei non aveva nessuno che la proteggesse. Ernest
era morto ed Harry che lavorava in una chiesa come decoratore, era quasi sempre
fuori da qualche parte nel paese.
E poi le eterne discussioni sui soldi il sabato sera avevano incominciato a stancarla indicibilmente.
E poi le eterne discussioni sui soldi il sabato sera avevano incominciato a stancarla indicibilmente.
Dava
sempre la sua intera paga –sette scellini- ed Harry mandava sempre quello che
poteva ma il guaio era ricevere i soldi dal padre. Questi diceva sempre che lei
sperperava il denaro, che non aveva testa, che non le avrebbe dato i suoi soldi
lavorati con sudore per farglieli gettare dalla finestra, e molto di più,
perché egli stava di solito proprio male il sabato sera.Alla fine le avrebbe
dato i soldi e le avrebbe chiesto se aveva intenzione di comprare il pranzo
della domenica. Allora lei doveva precipitarsi più veloce che poteva a fare la
spesa, tenere il suo portamonete di pelle nera stretto in mano mentre si faceva
strada a gomitate in mezzo alla folla e tornare a casa col carico delle
provviste. Doveva lavorare duro per tenere su la casa e badare a che i due
bambini piccoli che erano stati affidati a lei andassero a scuola regolarmente
e mangiassero regolarmente. Era un lavoro duro –una vita dura- ma adesso che
stava per lasciarla non le sembrava una vita del tutto indesiderabile.Stava per
esplorare un’altra vota con Frank. Frank era molto gentile, virile, dal cuore
aperto. Lei stava per andar via con lui con un battello notturno per essere sua
moglie e vivere con lui a Buenos Aires dove lui aveva una casa che l’aspettava.
Come ricordava bene la prima volta che lo aveva visto; lui alloggiava in una
casa sulla via principale dove lei andava a trovarlo. Sembrava poche settimane
fa. Lui stava al cancello, il cappello con la visiera messa all’indietro sulla
testa e i capelli scompigliati davanti sul viso abbronzato.L’aveva portata a
vedere La Bohéme
e lei si sentiva inebriata mentre era seduta in un’insolita parte del teatro
insieme a lui. Lui era totalmente patito di musica e cantava un pochino. La
gente sapeva che amoreggiavano e, quando egli cantava della ragazza che amava
il marinaio, ella si sentiva appassionatamente confusa. Lui la chiamava Poppens
per scherzare. Prima di tutto era stato eccitante per lei avere un ragazzo e
poi lui aveva incominciato a piacerle. Faceva sempre dei racconti di paesi
lontani. Aveva iniziato come mozzo da suna sterlina al mese su una nave della
Allan Line che andava in Canada. LE diceva i nomi delle navi dove era stato e i
nomi delle diverse mansioni. Aveva attraversato lo Stretto di Magellano e le
aveva raccontato storie sui terribili Paragoni. Le cose gi erano andate bene a
Buonos Aires, diceva, ed era arrivato sul vecchio continente solo per una
vacanza. Naturalmente il padre aveva scoperto la storia le aveva vietato di
avere a che fare con lui.
“La conosco questa razza di marinai”, diceva.Un giorno egli aveva litigato con Frank dopodiché lei doveva incontrarle il suo amore in segreto.
La sera sprofondò sul viale. Il bianco delle due lettere sul suo grembo diventò indistinto. Una era per Harry; l’altra per suo padre. Ernest era stato il suo preferito ma voleva bene anche ad Harry. Suo padre stava diventando vecchio ultimamente, aveva notato. Le sarebbe mancato. Qualche volta aveva saputo anche essere simpatico. Non molto prima, quando lei era stata a letto per un giorno, le aveva letto una storia di fantasmi e preparato del pane abbrustolito. Un altro giorno, quando la loro mamma era viva, erano andati tutti a fare un picnic sulla collina di Howth. Ricordò suo padre che si era messo il cappellino di sua madre per far ridere i bambini.Il suo tempo stava volando ma ella continuava a star seduta alla finestra, con la testa appoggiata contro la tenda della finestra, inalando l’odore del cretonne polveroso. Giù per il viale, riusciva a sentire una organetto da strada suonare. Conosceva quella musica straniera che doveva essere arrivata per ricordarle della promessa fatta a sua madre, la promessa di reggere la casa finché poteva. Si ricordò dell’ultima notte della malattia della madre; lei si ritrovava ancora nella chiusa stanza buia all’altra parte della sala e fuori sentì una malinconica musica italiana. All’organista era stato ordinato di andare via e gli avevano sei sterline. Si ricordò di suo padre che ritornando impettito nella stanza dell’ammalata disse:
“Maledetti Italiani! A venire fin qui!”
“La conosco questa razza di marinai”, diceva.Un giorno egli aveva litigato con Frank dopodiché lei doveva incontrarle il suo amore in segreto.
La sera sprofondò sul viale. Il bianco delle due lettere sul suo grembo diventò indistinto. Una era per Harry; l’altra per suo padre. Ernest era stato il suo preferito ma voleva bene anche ad Harry. Suo padre stava diventando vecchio ultimamente, aveva notato. Le sarebbe mancato. Qualche volta aveva saputo anche essere simpatico. Non molto prima, quando lei era stata a letto per un giorno, le aveva letto una storia di fantasmi e preparato del pane abbrustolito. Un altro giorno, quando la loro mamma era viva, erano andati tutti a fare un picnic sulla collina di Howth. Ricordò suo padre che si era messo il cappellino di sua madre per far ridere i bambini.Il suo tempo stava volando ma ella continuava a star seduta alla finestra, con la testa appoggiata contro la tenda della finestra, inalando l’odore del cretonne polveroso. Giù per il viale, riusciva a sentire una organetto da strada suonare. Conosceva quella musica straniera che doveva essere arrivata per ricordarle della promessa fatta a sua madre, la promessa di reggere la casa finché poteva. Si ricordò dell’ultima notte della malattia della madre; lei si ritrovava ancora nella chiusa stanza buia all’altra parte della sala e fuori sentì una malinconica musica italiana. All’organista era stato ordinato di andare via e gli avevano sei sterline. Si ricordò di suo padre che ritornando impettito nella stanza dell’ammalata disse:
“Maledetti Italiani! A venire fin qui!”
Mentre pensava la pietosa immagine della
vita della madre poggiava il suo incantesimo nel suo essere più profondo
–quella vita di comuni sacrifici che finiva nella pazzia finale. Tremava mentre
sentiva ancora la voce di sua madre che diceva costantemente con assurda
insistenza:
“Derevaun Seraun! Derevaun Seraun!”
“Derevaun Seraun! Derevaun Seraun!”
Si
alzò in un improvviso impulso di terrore. Fuggire! Fuggire! Frank l’avrebbe
salvata. Le avrebbe dato la vita, forse anche l’amore. Ma lei voleva vivere.
Perché doveva essere infelice? Aveva il diritto di essere felice. Frank
l’avrebbe portata tra le sue braccia, avvolta tra le sue braccia, L’avrebbe
salvata.Stava tra la folla ondeggiante alla stazione di North Wall. Lui la
teneva per mano e lei sapeva che le stava parlando, dicendo qualcosa sul
viaggio ripetutamente. La stazione era piena di soldati con delle valige
marrone. Attraverso le ampie porte dei portici riuscì a vedere la massa scura
della nave, accanto al muro della banchina, con gli oblò illimmminati. Non rispose.
Si sentiva le guance pallide e fredde e in mezzo alla confusione mentale, pregò
Dio di direzionarla, di mostrarle quale era il suo dovere.La nave soffiò un
lungo triste fischio nella nebbia. Se fosse andata l’indomani sarebbe stata in
mare con Frank, diretta Buenos Aires. Il loro posto era stato prenotato. Si
poteva tirare indietro dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei? La
confusione mentale le fece venire la nausea nel corpo ed ella continuava a
muovere le labbra in silenziosa, fervente preghiera.
Una campana suonò sul suo cuore. Sentì che lui le afferrava la mano:
“Vieni”.Tutti i mari del mondo inondarono il cuore. Lui la stava spingendo verso di loro: l’avrebbe annegata. Si aggrappò con entrambe le mani alla ringhiera.
“Vieni”.No! No! No! Era impossibile. Le sue mani si aggrapparono freneticamente al ferro. In mezzo ai mari mandò un grido di angoscia.
“Eveline! Evvy!”
Una campana suonò sul suo cuore. Sentì che lui le afferrava la mano:
“Vieni”.Tutti i mari del mondo inondarono il cuore. Lui la stava spingendo verso di loro: l’avrebbe annegata. Si aggrappò con entrambe le mani alla ringhiera.
“Vieni”.No! No! No! Era impossibile. Le sue mani si aggrapparono freneticamente al ferro. In mezzo ai mari mandò un grido di angoscia.
“Eveline! Evvy!”
Lui
si spinse oltre la barriera e le gridò di seguirlo. Gli fu urlato di andare
avanti ma lui la chiamava ancora. Ella pose il suo viso pallido su di lui,
passivo, come un animale inerme. I suoi occhi non gli davano segno di amore o di
addio i di riconoscimento.
ULYSSES pag.F152
The whole novel, that takes place on a single day, is set in Dublin. The main character is Leopold Bloom. Joyce makes a parallel with the Odyssey : Ulysses is somehow Leopold Bloom and his wife is Penelope. The book is divided into three parts: the first one is called “Telemachiad”, the second one “Odyssey” and the third one “Nostos”. We can see here the stream of consciousness (the psychologist William James spoke about it): Joyce writes one thing after the other, he does not use punctuation, does not follow grammar rules, and we have a lot of shifts in time.
In the thirteenth chapter we have, as an important character, Gertie, that represents Nausicaa: Gertie, like Nausicaa, fall in love with Leopold. The last part is full of sentimental style, that comes from women’s magazines (the sentences she uses were probably read by her). There’s also a lot of baby language and colloquial one, too.
Molly’s monologue is the final part of the novel. Molly is in bed, waiting for Leopold to come back home, since it’s night. The book begins and ends with the word “yes”. Here is the hugest example of the stream of consciousness (in fact is very difficult to understand the whole passage).
ULYSSES pag.F152
The whole novel, that takes place on a single day, is set in Dublin. The main character is Leopold Bloom. Joyce makes a parallel with the Odyssey : Ulysses is somehow Leopold Bloom and his wife is Penelope. The book is divided into three parts: the first one is called “Telemachiad”, the second one “Odyssey” and the third one “Nostos”. We can see here the stream of consciousness (the psychologist William James spoke about it): Joyce writes one thing after the other, he does not use punctuation, does not follow grammar rules, and we have a lot of shifts in time.
In the thirteenth chapter we have, as an important character, Gertie, that represents Nausicaa: Gertie, like Nausicaa, fall in love with Leopold. The last part is full of sentimental style, that comes from women’s magazines (the sentences she uses were probably read by her). There’s also a lot of baby language and colloquial one, too.
Molly’s monologue is the final part of the novel. Molly is in bed, waiting for Leopold to come back home, since it’s night. The book begins and ends with the word “yes”. Here is the hugest example of the stream of consciousness (in fact is very difficult to understand the whole passage).
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