lunedì 31 ottobre 2011

DESTRA STORICA (STORIA)

                
                              (1861-1876)                                                                       


(da pag.775 a pag.785 del libro)



La destra è il primo partito governante all’interno del nuovo Stato italiano, sostenuta dall’aristocrazia e dall’alta borghesia e di ispirazione fortemente cavouriana; si distingue per le sue idee liberali nell’economia e laiche nei rapporti Stato-Chiesa.
Inoltre al suo interno è caratterizzata non solo dalla presenza di sostenitori sabaudi di Cavour, bensì anche da gruppi moderati provenienti dal resto dell’Italia settentrionale.
La destra subito deve occuparsi di due problemi assai gravosi nel post unità:

ECONOMICO :

Per ciò che riguarda questo problema ci sono tre cause principali ovvero le spese militari, la ristrutturazione delle amministrazioni locali e debiti pre-unitari. Il partito governante inizia subito con una dimuzione delle dogane e un miglioramento delle vie di comunicazione per favorire il mercato nello stato e favorendo il settore primario cercando di raggiungere il capitalismo agrario, andando però a sfavorire le industrie, che al nord non tengono più il passo delle potenze europee e a sud spesso falliscono. L’introduzione di ulteriori tasse, come quella sul macinato, porteranno a fenomeni di rivolte, placate dallo stesso stato; nonostante ciò la destra riusci nel ’76 ad ottenere il pareggio di bilancio, anche se con non pochi sacrifici.

POLITICO :

Per quanto invece riguarda il problema politico, la Destra decide di intraprendere una via accentristica, vista l’impossibiltà di un decentramento e vista la necessità di un forte controllo dello Stato sul paese. Uno dei motivi che spinsero la classe dirigente ad adottare questa soluzione è sicuramente il malessere del mezzogiorno legato al fenomeno del brigantaggio, per cui saranno poi introdotti appositi tribunali che debelleranno questa piaga nello Stato noenoato. (Nascita associazioni Mafiose). Per la classe dirigente rimane poi il problema del completamento unitario, infatti dopo la terza guerra di indipendenza con la quale ottene il Veneto, il Lazio e Roma rimanevano ancora in mano pontificia, sotto la stretta protezione francese. Dopo ripetuti tentativi falliti, aventi origine da fazioni mazziniane e garibaldine, di annettere Roma all’Italia, nel 1870 (20 settembre), approfittando della guerra franco-prussiana, le truppe statali entrarono nella futura capitale. Tramite un plebiscito, avvenuto poco dopo, i cittadini romani decidevano di unirsi allo stato italiano.
Nel ’71 la Destra per tentare di risolvere il problema con la Chiesa e con il Papa, emanò la legge delle guarentigie, tramite la quale lo stato si impegnava a garantire al pontefice le condizioni adatte per esercitare il suo potere, ormai solo spirituale. Il tentativo di riappacificazione portato avanti dalla Destra sarà però vano perché con il non expedit il pontefice formula un esplicito divieto di partecipare alla vita politica dello stato ai cittadini italiani.

Nel ’76 la Destra tuttavia cadrà perché, nonostante il raggiungimento dell’unità e del pareggio di bilancio, le numerose tasse e la perdita dell’appoggio da parte degli industriali, nucleo centrale del partito, gli saranno fatali. 

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