martedì 24 aprile 2012

SECONDA GUERRA MODIALE - L'INIZIO E LA SVOLTA DEL 42 (STORIA)


LA SECONDA GUERRA MONDIALE
A partire da pagina 369

DIVERSI FRONTI:
1)EUROPEO

  • ORIENTALE ( A e B)
  • OCCIDENTALE
2)AFRICA
3)ATLANTICO
4)PACIFICO

Le democrazie occidentali si erano illuse, a Monaco, di aver placato la Germania con la concessione dei Sudeti.

Fronte europero orientale A: Già nell'ottobre del 38 Hilter aveva pronti i piani per l'occupazione della Boemia e della Moravia, parti più popolose della Cecoslovacchia.
L'operazione scattò nel 39 e si concluse con la dichirazione del protettorato di Boemia e Moravia, mentre la Slovacchia si proclamava indipendente.
Dopo queste azioni, l'atteggiamento dell' appeasment adottato fino ad ora venne messo da parte, Gran Bretagna e Francia diedero vita a un'offensiva diplomatica stringendo patti di alleanza con Belgio, Olanda, Grecia, Romania, Turchia e Polonia, primo obiettivo di Hitler.
Quando la Germania decise, il primo settembre 1939, di riprendere i territori tedeschi che le erano stati sottratti nella Prima Guerra Mondiale, quali Danzica, il corridoio di passaggio in Polonia e quello che era ritenuto "spazio vitale", non credeva di poter scatenare una guerra.
Infatti in un primo momento, nè la Gran Bretagna, nè la Francia dichiararono guerra alla Germania, anzi emanarono un ultimatum soltanto il terzo giorno dopo l'occupazione tedesca, ma senza colpi di fucile, ci furono solo dei piccoli scontri navali nel mare del Nord.
La Germania prese la Polonia.
Mussolini, convinto che l'Italia dovesse combattere una guerra parallela a quella tedesca, decise, dall'Albania di attaccare la Grecia nell'ottobre del 1940, ma fu costretto a ripigare nel territorio albanese a causa della scarsa preparazione delle forze armate.

Fronte europeo orientale B: I sovietici si convinsero che gli occidentali non avevano intenzione di offrire nulla in cambio del loro aiuto e cominciarono a prestare attenzione alle offerte di intesa che stavano intanto giungendo da parte Hitler.
Cosi il 23 giugno 1939, i ministri degli Esteri tedesco e sovietico, Ribbentrop e Molotov, firmarono a Mosca un patto di non aggressione.
In questo modo l'URSS allontanava la minaccia tedesca guadangnando tempo per la preparazione militare, e inoltre con un protocollo segreto ottenne il riconoscimento delle sue aspirazioni territoriali nei confronti degli Stati Baltici, di Romania e Polonia (che sarebbe stata spartita).
Hitler dalla sua parte, sospese lo scontro con il nemico sovietico, ma potè risolvere la questione polacca senza correre il rischio della guerra su due fronti.
Il 22 giugno 1941 Hitler intraprese finalmente l'operazione Barbarossa contro l'URSS: i russi furono colti impreparati ma nonostante questo le sfavorevoli condizioni climatiche (l'operazione si era inoltrata fino all'inverno) misero ko l'esercito tedesco.

Fronte europero occidentale: L'Italia entrò in guerra a causa della stipulazione del Patto d'Acciaio, stipulato nel 39 tra Ciano e Hitler per trasformare il vincolo generico dell'Asse in una vera e propria alleanza militare e che prevedeva che se una delle due parti si fosse trovata impegnata in un conflitto per una causa qualsiasi, quindi anche in veste di aggressore, l'altra sarebbe stata obbligata a scendere in campo al suo fianco.
Era un accordo molto rigido e vincolante che però prevedeva un'alleanza difensiva e non aggresiva.
Nonostante l'entrata in guerra, dal momento che la Germania aveva attaccato la Polonia, vigeva la non belligeranza, in quanto l'Italia non era ancora pronta per combattere, perchè Hitler aveva assicurato a Ciano che il conflitto non sarebbe avvenuto prima di tre o quattro anni: Ciano lo considerò un inganno, ma Hitler davvero forse non si aspettava questo sconvolgimento dei piani, partendo dall'intransigenza della Gran Bretagna che non voleva arrivare a patti, al contrario del solito.
Per evitare di lasciare troppo tempo ai nemici, Hitler, il 9 aprile 1940, decise di prevedere l'azione degli altri e occupare la Danimarca e la Norvegia (la Svezia rimase neutrale) per avere il controllo sul Baltico e un punto di appoggio contro la Francia.
La Danimarca si arrese senza combattere, mentre la Norvegia fede un tentativo ma inutilmente.
Intanto in Gran Bretagna salì al potere il conservatore Winston Churchill.
Hitler decise di attaccare la Francia (Mussolini era convinto che vincesse la Francia) invadendo Olanda, Belgio e Lussemburgo tra il 12 e il 15 maggio 1940.
La Francia si ritrovò con un esercito in gravi condizioni siccome la maggior parte delle forze di era radunata sulla serie di fortificazioni che costituivano la linea Maginot, e Hilter, anche se avrebbe potuto annientarla, consentì il reimbarco a Dunkerque di 100.000 uomini tra inglesi e francesi sia per esigenze di riorganizzazione delle forze, sia per non inimicarsi ulteriormente la Gran Bretagna, convinto che questa avrebbe accettato un'accordo, cosa che però non avvenne perchè Churchill, con l'appoggio americano a livello economico, era deciso a resistere.
Dopo la firma dell'armistizio, il 22 giugno a Rethondes, la Francia venne divisa in due parti: una sotto il controllo tedesco ed una relativamente indipendente che prese il nome di Repubblica di Vichy, che divenne poi Stato-satellite della Germania hitleriana.
Nel frattempo, Mussolini, il 10 giugno 1940 da Palazzo Venezia, se pur sorpreso per la caduta della Francia e colto da terrore per l'eccessiva potenza dei tedeschi, convinto che la guerra fosse ormai finita, decise di entrare in guerra, spinto dal sostegno di quelli che prima erano indecisi e che ora assaporavano l'idea di possibili vantaggi (il re, alcuni gerarchi dell'ala moderata del fascismo, gli insutriali).
La Francia e la Chiesa chiesero all'Italia di rimanere neutrale, Roosvelt con delle missive propose che gli USA e l'Italia agissero come arbitri, ma Mussolini risponse che in quel momento la condizione dell'Italia non era giusta (il Mediterraneo non era sotto controllo italiano) e bisognava quindi modificarla.
Hitler all'inizio del luglio 1940 minacciava d'invadere la Gran Bretagna con l'operazione aerea "Leone marino", ma dopo diversi mesi ci si rese conto che il contrattacco della Royal Air Force agli attacchi dell'aviazione tedesca Luftwaffe era riuscita a mantenere in ottime condizioni la Gran Bretagna e l'operazione venne rimandata.
Allo scoppio del conflitto gli Stati Uniti avevano ribadito la linea di non interveno, ma con la terza rielezione del presidente Roosvelt nel 1940 ci fu una svolta: si decise di sostenere economicamente la Gran Bretagna che ormai era rimasta sola nella lotta contro la Germania approvando nel 1941 una legge detta "degli affitti e dei prestiti" che consentiva la fornitura di materiale bellico.
Gli Stati Uniti ruppero le relazioni diplomatiche con Germania e Italia.
Il 14 agosto 1941 Roosvelt e Churchill durante un incontro in mezzo all'oceano Atlantico fu emanata la cosiddeta Carta atlantica.

Fronte africano: Nell 1940 ci fu la perdita del potere in Africa: la zona italiana fu presa dalla Gran Bretagna grazie alla superiorità in campo militare, l'Italia si vide costretta ad accettare l'aiuto della Germania per fronteggiare la forza inglese.
Ma ormai l'Africa orientale italiana, cioè Etiopia, Somalia ed Eritrea, era nelle mani degli inglesi dal 6 aprile 1941.

Fronte pacifico: Entrò in gioco il Giappone, legato a Germania e Italia dal 1940 con il Patto Tripartito.
Impegnato dal 37 in Cina, sfruttò le condizioni europee per conquistare l'indocina francese nel 41, cosa che scatenò la reazione di inglesi e americani che proclamarono l'embrago.
Il Giapponde dovette scegliere se cedere o reagire.
Il 7 dicembre del 41 a Pearl Harbor la "nuova" potenza distrusse la flotta americana, lì concentrata. Nel 42 controllava Filippine, Malesia, Birmania e Indonesia olandese.
Pochi giorni dopo l'attacco a Pearl Harbor Italia e Germania dichiararono guerra all Germania.
Durante la conferenza di Washington, tenutasi tra il dicembre 41 e il gennaio 42, le ventisei nazioni in guerra contro Germania, Italia e Giapponde sottoscrissero il patto delle Nazioni Unite, con cui i contraenti si impegnavano a non concludere patti o armistizi con i nemici.


LA SVOLTA DELLA GUERRA DEL 42
I primi segni di inversione di tendenza si ebbero nel Pacifico: gli americani sconfissero i giapponesi nelle battaglie del Mare dei Coralli e delle Isole Midway.
Ma cambiò qualcosa anche nell'Atlantico dove i tedesci conducevano un efficace guerra sottomarina contro convogli americani e inglesi, ma gli alleati riuscirono a limitare i danni grazie al'utilizzo di nuove teconologie.
L'episodio più significativo fu pero quello di Stalingrado dove, nel novembre 1942, i tedeschi vennero sconfitti, dopo un lungo assedio.
In Africa gli inglesi sconfissero un contingente italo-tedesco vicino ad Alessandria d'Egitto.
Nel noverembre del 42 un contingente anglo-americano sbarcò in Algeria e Marocco stringendo le forze dell'Asse in una morsa.
Dall'11 maggio 43 si pose il problema della "fortezza Europa".
Durante la Conferenza di Casablanca, tenutasi nel gennaio del 43, le potenze antitedesce decisero di non trattare con l'asse, di accettare soltanto una resa senza condizioni e soprattutto di concludere la questione del fronte africano per poi concentrarsi all'attacco dell'Italia, obiettivo più facile fra le potenze nemiche, sia per motivi logistici (la Sicilia è molto vicina alla Tunisia), sia per ragioni politico-militari ( lo stato era in crisi).
La campagna d'Italia ebbe inizio il 12 giugno 1943 attraverso le isole di Pantelleria e di Lampedusa, un mese dopo gli angloamericani entrarono in Sicilia, accolti come liberatori.
La situazione in Italia era già molto complicata prima del loro arrivo in quanto le maggiori città italiane erano colpite da bombardamenti avversari e il ruolo di Mussolini era stato messo in discussione dai moderati.
Secondo la testimonianza del capo di stato maggiore il generale Ambrosio, Mussolini, durante un incontro con Hitler, tentò di convincerlo a lasciar uscire l'Italia dalla guerra ma si dice anche che il furher lo sopraffasse con un grande discorso senza lasciargli il tempo di parlare.
Quando gli angloamericani presero la Sicilia aumentarono i fervori e i fascisti moderati, tra cui Dino Grandi, decisero di attuare un colpo di Stato: vennero fatte delle pressioni su Mussolini per convocare il Gran Consiglio del Fascismo, che non veniva riunito dal 39, in cui Grandi e Ciano presentarono una mozione, che rappresentava la sfiducia nel governo.
Il controllo delle forze armate venne restituito da Mussolini dopo 10 ore di seduta, incominciata il 24 luglio pomeriggio.
Per tutta la durata della riunione la milizia fascista era rimasta schierata a Palazzo Venezia.
Ci fu la votazione durante la quale Mussolini rimase abbastanza passivo e il 25 pomeriggio si recò dal monarca per informarlo delle ultime novità.
Qui, fatto salire su un ambulanza, venne arrestato e portato a Ponza.
In Italia non ci fu nessuna protesta, anzi in tutto il paese ci furono delle manifestazioni in cui venivano abbattute statue del duce.
Il partito fascista scomparve ancora prima di essere stato sciolto.
A questo punto, il generale Pietro Badoglio, conosciuto per la campagnia di Grecia, ottenne l'incarico del nuovo governo.
La speranza degli italiani che la guerra fosse finita fu presto fatta cadere infatti il nuovo capo di governo decise di far continuare la guerra, pur cercando accordi con inglesi e americani che però insistevano sulla resa senza condizioni.
La Germania, accortasi del doppio gioco dell'alleata, inviò contingenti sul territorio italiano.
Stati Uniti e Gran Bretagna si attennero però all'impegno della resa incondizionata e il generale Badoglio decise di firmare un armistizio senza nessuna garanzia per il futuro.
Fu furmato il 3 settembre in Sicilia e reso pubblico soltanto l'8 settembre in coincidenza con lo sbarco di un contingente alleato a Salerno.
L'annuncio dell'armistizio gettò l'Italia nel caos più completo.


INTERPRETAZIONI DEL FASCISMO (STORIA)


INTERPRETAZIONI DEL FASCISMO


Oltre all'interpretazione del fascismo secondo il concetto di totalitarismo, secondo l'interpretazione della Terza Internazionale e quella di De Felice, il quale sostiene che, pur essendoci elementi comuni quali il rapporto con la guerra, il rapporto con i ceti medi e l'elemento nazionalista, il fascismo e il nazionalsocialismo siano diversi fra loro a livello ideologico e politico e insiste sulla specività del fascismo italiano, esistono altre possibili interpretazioni.


Testo "L'ARCIPELAGO GULAG E AUSCHWITZ: UN DIBATTITO" p.438
ERNST NOLTE

Il fascismo viene visto come reazione alla trascendenza pratica, cioè la capacità dell'uomo di superare se stesso, e come definizione di certi limti (ex. elemento nazionale). C'è però la tendenza all'eccesso nella storia europea e quindi deve esserci una reazione.
Così il Nazionalsocialismo, forma di fascismo radicale, è negazione della trascendenza pratica, è reazione.
Il fascismo è rezione al bolscevismo (marxismo non a livello ideologico ma dello stato), ma ne imita certi aspetti pur essendogli opposto quali il partito, il leader, le organizzazioni segrete e il modo di organizzare il terrore.
Il fascismo si sviluppa in diverse forme: l'action frances, il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco, che è considerato fascismo estremo.
Nel testo, Nolte sottolinea l'importanza della storia assoluta, oggettiva che cerca di comprendere come si sono svolti i fatti senza valutazioni etico-morali e politiche, criticando quegli storici che condannano.
Infatti, egli, vuole interpretare il fascismo in relazione allo stato bolscevico che ha come obiettivo la guerra civile. Inoltre, ritiene che certi metodi terroristici derivino dal bolscevismo attraverso un nesso causale, che non è diretto, ma dal quale non si può prescindere: infatti si sofferma sugli effetti che il bolscevismo, con certe sue pratiche come ad esempio "la gabbia dei topi", ha avuto sulla dirigenza tedesca infulendo attraverso la paura sull'ideologia di questa. Questo portò a regire in modo analogo, si rirpropose il terrore per il timore e la fretta di reagire ad un oppressione futura dei bolscevichi.
Nolte sottolinea come l'Arcipelago Gulag sia collegato ad Auschwitz abbiano in comune lo stermino di una certa classe, nel primo si tratta dei culaki, nel secondo degli ebrei.
Bisogna inoltre specificare come ebraismo e bolscevismo fossero legati per la dirigenza tedesca (come è evidenzato anche nel Main Kampf di Hilter), lo stesso Hilter nel 39 affermò: <Nel caso l'ebraismo internazionale portasse di nuovo la Germania in un conflitto, si sappia che avverrà l'annichilimento della razza ebraica europea.> assimilando all'ebraismo il bolscevismo.


JURGEN KOCKA
Kocka, a differenza di Nolte, prende le distanze in modo cauto, infatti porta alla relativizzazione del fenomeno del fascismo.
Secondo lui non solo gli ebrei, ma anche gli armeni e i morti degli anni 70 in Cambogia vanno ricordati tra i più importanti genocidi del Novecento.
Al contrario di Nolte, che NON riteneva il nazionalsocialismo come incomparabile, inoltre ritiene invece che sia da considerare come fenomeno unico in quanto svoltosi in Europa in un contesto culurale altissimo, a differenza della Turchia e della Cambogia, stato quasi primitivo, e come sterminio organizzato.
Contesta anche il collegamento tra terrore nazionalsocialista e bolscevico che esisteva secondo Nolte.


 
Testo "LA LITURGIA HITLERIANA" p.429
GEORGE L. MOSSE
"La nazionalizzazione delle masse" è un' opera degli anni 70 in cui Mosse collega il menomeno fascista alla società di massa in cui i valori tendono a svanire, proponendo la creazione di una società basata sulla nazione e l'ideologia nazionalista.
Il fascismo viene interpretato come un qualcosa che mobilita le masse (totalitarismo), che le convince e che fa sì che si immedesimino nella nazione.
Quindi studia i metodi per ottenere questi risultati, per esempio in Germania individua la cosidetta liturgia hitleriana, cioè il modo in cui, attraverso principalemente i discorsi e altri metodi del furher, come il tono, Hitler riusciva ad accrescere l'immedesimazione dei singoli nella comunità, creando un senso di appartenenza.
Aggiunge che i discordi erano molto complicati a livello teorico ma era proprio attraverso il tono molto aggressivo che riusciva a mobilitare le masse contro un nemico facilmente individuabile, come marxisti, ebrei o bolscevichi, (sia a Hilter che a Mussolini era presente il testo "Psicologia delle folle" in cui si spiegava come adottare certi metodi), e che Hilter fosse simobolo della Germania, incarnazione del popolo stesso, il Cristo della razza.

In "Le origini culturali del nazismo" cerca di spiegare come l'antiebraismo, presente già dal principio, pur lasciando sullo sfondo la prospettiva religiosa, fosse l'origine del movimento.
Come anche Poliakov, sostiene che fosse come una religione, ossia che Hilter fosse visto come portatore della salvezza, inviato divino schieratosi contro una componente oggettivamente negativa, quale l'ebraismo, che rappresentava una minaccia dall'interno poiche predisposta all'assimilazione.

In "Il fascismo verso una teoria generale" del 79, interpreta il fenomeno nel suo insieme, mettendo in evidenza caratteristiche e tralasciando l'antisemitismo come fattore fondante, ma individuando altri elementi: l'elemento del mito della nazione (unità, appartenenza), la presenza della linea di interpretazione di De Felice secondo cui il fascismo non è solo reazione ma anche rivoluzione che vuole proporre una nuova via anche se in realtà i fascismi si adeguando al sistema economico di tipo capitalistico, la presenza del giovanilismo e dell'attivismo, la critica alla modernità, il voler evitare una guerra civile, e infine la "creazione" di un organismo saprofago (che si nutre degli avanzi) nel senso che il fascismo "raccolse con il mestolo brandelli" di romanticismo, liberalismo, socialismo, inserendo nuove tecnologie e altri movimenti, ottenendo così un sistema eterogeneo in grado di sfruttare elementi culturali gia presenti.

Il nazionalsocialismo piò essere considerato in continuità con il passato? Secondo Mosse, per quanto riguarda la Germania, no, in quanto elemento di novità, che rompe a tradizione tedesca a causa di circostanze traumatiche in cui un gruppo di fanatici prende il potere.


venerdì 20 aprile 2012

WILLIAM BUTLER YEATS (INGLESE)

LIFE AND WORKS pag.F30/F31
William Butler Yeats was born in Dublin, Ireland, in 1865 but he soon moved to London. He often came back in Ireland, though he lived in London. In 1889 he fell in love with the actress Maud Gonne, that married the nationalist John McBride. There are various phases of Yeats’ art: the first one, the most approachable one, is about nature. 

THE LAKE ISLE OF INNISFREE pag.F35
The poet feels homesick when he is in London and he really longs for the Irish countryside. When he is in the city, described in a negative way (pavements grey), he hears lake water lapping. The poet here is alone, like the romantics, is alone in nature. He is searching peace and he can find that peace only in nature. In nature there are a lot of sounds: the bees, the lapping water, the cricket singing, the linnet’s wings; these are all sweet sounds, not loud ones. There are a lot of sights, too: the small cabin, the bean rows, the hive, the veils of the morning, the glimmer and the purple glow. There are three quatrains, that end with a full stop. Each quatrain is self-contained, it has its own meaning; there are not run-on lines (enjambments). 
I will arise and go now, and go to Innisfree,
And a small cabin build there, of clay and wattles made;
Nine bean rows will I have there, a hive for the honey bee,
And live alone in the bee-loud glade.

And I shall have some peace there, for peace comes dropping slow,
Dropping from the veils of the morning to where the cricket sings;
There midnight's all a glimmer, and noon a purple glow,
And evening full of the linnet's wings.

I will arise and go now, for always night and day
I hear lake water lapping with low sounds by the shore;
While I stand on the roadway, or on the pavements gray,
I hear it in the deep heart's core.


Mi alzerò ora, e andrò, andrò ad Innisfree
E costruire là una capanna fatta d’argilla e canne:
nove file di piante di fagioli io avrò qui, e un’alveare per le api
e vivere da solo nella radura in cui risuona il ronzio delle api.

E un po’ di pace avrò, perchè la pace viene cadendo lenta
gocciolando dai veli del mattino dove i grilli cantano;
qui mezzanotte è tutta un debole luccicare, ed il meriggio un bagliore purpureo, e la sera piena dell’ali del fanello.


Mi alzerò ora e andrò, perché sempre la notte e il giorno
Odo l’acqua del lago lambire la riva con un suono lieve;
e mentre sto sulla strada o sui marciapiedi grigi,
nell’intimo del cuore la sento.

EASTER1916 pag.F36 
It is a political poem, written after an event that happened in Dublin: the people mentioned here decided to fight for independency from England, but the English won (for independency we have to wait until the end of the war). Yeats came in contact with nationalists coming from Ireland, but he wasn’t a fighter at all. Though the event happened in spring, the poet wrote in September ( he had been moved by it). Yeats begins the poem without saying who he met. In the second stanza the woman is the Irish Constance that married the polish man Markievicz: she took part to the Easter rising and, at first, she was condemned to hard labors for life, but then released. The man described alter is MacDonagh, one of the leaders, that was executed. John MacBride is Maud Gonne’s husband.
Line 43 “enchanted to a stone” = those people have few feelings, because they are voted just to one purpose. In life there is change, but the stone stops that change: the hearts of these people are similar to stones (they are somehow not alive anymore). The poet wonders if it was useless for those people to die.
“A terrible beauty is born”= this beauty is terrible because a lot of people died for it (there’s a price to pay). Though he didn’t appreciate them, now the poet understands that those people are martyrs and heroes: he understands that they did something important. The poem finishes with honoring the people that fought and died for Ireland.
Li ho incontrati al calare del giorno 
Mentre ritornavano animati in viso 
Da banchi di negozi o scrittoi tra grigie 
Case del diciottesimo secolo. 
Sono passato con un cenno del capo 
O cortesi parole senza senso, 
O mi sono soffermato un momento e ho detto 
Cortesi parole senza senso, 
E pensato prima d'andarmene 
Alla storiella beffarda o al sarcasmo 
Con cui s'intrattiene un amico 
Intorno al fuoco al circolo, 
Certo che essi e io 
Vivevamo soltanto ove s'indossa la casacca del buffone: 
Tutti mutati, interamente mutati. 
Una bellezza terribile è nata. 

I giorni di quella donna erano spesi 
In ottuso buon volere, 
Le sue serate in discussioni 
Fin che la voce si faceva stridula. 
Quale voce più dolce della sua 
Quando, giovane e bella, 
Cavalcava dietro la muta? 
Quest' uomo aveva tenuto una scuola 
E cavalcava il nostro cavallo alato; 
Quest'altro suo aiutante e amico 
Stava toccando l'ora del vigore; 
Avrebbe potuto venire in fama alla fine, 
Tanto sensibile appariva la sua natura, 
Audace e dolce il suo pensiero. 
Quest'altro avevo creduto 
Un borioso zoticone ubriaco. 
Aveva fatto sanguinoso torto 
A persone vicine al mio cuore, 
L'annovero tuttavia nel mio canto; 
Anch'egli ha rinunciato alla sua parte 
Nega commedia del caso; 
Anch'egli è stato a sua volta mutato, 
Interamente trasformato: 
Una bellezza terribile è nata. 

Cuori con un proposito solo 
Tutta l'estate e l'inverno paiono 
Fatti come per incanto pietra 
Che turba il fiume vivente. 
Il cavallo che viene dalla strada, 
Il cavaliere, gli uccelli che spaziano 
Da nube a trascorrente nube, 
Mutano di minuto in minuto; 
Un'ombra di nube sul fiume 
Muta di minuto in minuto; 
Uno zoccolo di cavallo scivola sull'argine, 
E un cavallo guazza nell'acqua; 
Le galline dalle lunghe gambe si tuffano, 
E lanciano richiamo ai galli di brughiera; 
Di minuto in minuto essi vivono 
La pietra è in mezzo a ogni cosa. 

Un troppo lungo sacrificio 
Può fare una pietra del cuore. 
Oh, quando basterà? 
Questo compete al Cielo, a noi compete 
Di mormorare nome su nome, 
Come una madre nomina il figliuolo 
Quando il sonno è infine disceso 
Su membra pur ora irrequiete. 
E' altra cosa dal calare della notte? 
No, no, non notte ma morte; 
E fu inutile morte, alla fine? 
Perché, per quanto si faccia e si dica, 
L'Inghilterra può tener fede alle promesse. 
Noi conosciamo il loro sogno; basta 
Sapere che sognarono e son morti; 
E che importa se eccesso d'amore 
Li sconvolse fin che morirono? 
Lo scrivo in rima: 
MacDonagh e MacBride 
E Connolly e Pearse 
Ora e nel tempo avvenire, 
Ovunque s'indossi il verde, 
Sono mutati, completamente mutati: 
Una bellezza terribile è nata.

JAMES JOYCE (INGLESE)


James Joyce
James Joyce was born in Dublin in 1882,in a large catholic family. He’s one of the most famous realistic writers in Ireland, influenced by French authors like Flaubert or Baudelaire. He once left Ireland, and visited a lot of foreign countries, and he never came back. All his stories are set in Ireland and they all express the love for his country. Joyce is remembered for his great curiosity of how the human mind works, and this is evident in the use of some special narrative techniques: the epiphany, the interior monologue, the free direct speech and the stream of consciousness. The word “epiphany” comes from the Ancient Greek and it means “manifestation”. It’s an experience of striking realization.
Through an inconscious process of thoughts you can have an epiphany, that reveals something that you didn’t understand or think before.
The epiphany is a narrative element that is present in all Joyce’s works.
It designates the moment in a narrative when events, images or ideas produce for the reader an explosive recognition of meaning, a “sudden spiritual manifestation”.
In “Eveline” we see an example of epiphany when the girl decides to change her life, remembering the terrible conditions and the madness of her mother before her death. When she’s listening to a street organ playing, she recognizes the melody of the music and she remembers the last night of her mother’s illness. She also remembers the phrase that her mother was repeating “Derevaun Seraun”, a Gaelic expression that means that the end of pleasure is pain. She realizes that she doesn’t want to stay there, she doesn’t want to go mad like her mother and so she decides to leave with Frank, forgetting the promise that she made ( to keep the family together).
Joyce’s stories analyses particular moments, personal impressions and thoughts: in general the facts written are explored from different points of view. The characters are never described in a direct way but always presented by introspection or external facts. He’s famous for two different books: “Dubliners” and “Ulysses”.
Eveline
“Eveline” is one of the fifteen short stories that composes “Dubliners”: it represents the adolescence, that is one of the fundamental moments of humans’ life. The main character is a nineteen-year-old girl that stares at a window in an Irish evening, thinking about her sad life. At the beginning, she realizes that she was happy when she was younger, playing with her two brothers and their friends outside their houses, when they were innocent, without any heavy thought. She lost her mother and, before her mother died, she promised her that she would have kept her family together. Now she has a tedious life, a boring job, she keeps the house clean, she’s just like a perfect housewife. Her father is often drunk, and they have quarrels about food, money and Frank. Frank is the man that she loves, a tanned sailor that wants to go away with her and save her from her sad routine. She thinks a lot about leaving home ,because it’s a difficult decision. When Eveline finally decides to go away with Frank and move to Buenos Aires, she changes her mind and comes back to her ordinary life, without any explanation “like a helpless animal”. This is the hopeless conclusion of this realistic story where passions are overleapt by rationality.
Traduzione:
Stava seduta alla finestra a guardare la sera che invadeva la strada. La testa era appoggiata sulla tenda della finestra e le narici sentivano l’odore del polveroso tessuto di cretonne. Era stanca.Passava poca gente. Il tizio dell’ultima casa ritornava; sentì i suoi passi battere sul marciapiede di cemento e subito dopo scricchiolare sul sentiero di scorie davanti alle case rosse. Una volta c’era un campo lì in cui si giocava ogni sera con i figli di altra gente. Poi un tizio di Belfast comprò il campo e ci costruì case –non come le loro casette marroni, ma delle case di mattoni con i tetti lucenti. I bambini della strada giocavano in quel campo –i Devine, i Water, i Dunn, il piccolo Keogh lo zoppo, lei, i suoi fratelli e le sue sorelle.Ernest, tuttavia, non giocava mai: era tropo grande. Suo padre spesso li andava a cercare fino giù al campo col suo bastone di rovere; ma di solito il piccolo Keogh faceva da vedetta e li chiamava in ritirata quando vedeva suo padre arrivare. Eppure sembravano essere stati felici allora. Suo padre non era così cattivo allora. E poi sua madre era viva. Era tanto tempo fa.Lei e i suoi fratelli e le sue sorelle erano cresciuti e sua madre era morta. Anche Tizzie Dunn era morto e i Water erano tornati in Inghilterra. Tutto cambia. Adesso lei stava andando via, come gli altri, per lasciare la sua casa.La casa! Si guardò intorno alla stanza, rivedendo tutti i suoi oggetti familiari che aveva spolverato una volta alla settimana così tanti anni, chiedendosi da dove cavolo venisse tutta quella polvere. Forse non avrebbe più visto tutti quegli oggetti familiari da cui non si sarebbe mai sognata di separarsi.Eppure in quegli anni non aveva mai scoperto il nome del prete la cui fotografia ingiallita stava appesa alla parete sopra l’armonium rotto accanto alla stampa a colori dell’ex voto fatto alla Beata Margaret Mary Alacoque. Era stato compagno di scuola si suo padre. Questi ogni volta mostrava la fotografia agli ospiti la passava con una frase a caso:
“E’ a Melbourne adesso.”Aveva acconsentito ad andar via, a lasciare la sua casa. Era stata una cosa saggia? Aveva cercato di soppesare tutti i lati della questione. A casa sua ad ogni modo aveva un tetto e cibo; aveva intorno tutto ciò che conosceva da tutta la vita. Naturalmente doveva lavorare duro, sia a casa che al lavoro. Cosa avrebbero detto di lei al negozio quando avrebbero scoperto che era scappata via con un ragazzo? Avrebbero detto che era una cretina, forse. Ed il suo posto sarebbe stato coperto da un annuncio. Miss Gavan sarebbe stata contenta. Era sempre stata pungente con lei, specie ogni volta che c’era gente che sentiva.
“Miss Hill, non vede che queste signore aspettano?”
“E svegliatevi, Miss Hill, per favore!”.
Non avrebbe pianto molte lacrime nel lasciare il negozio.
Ma nella sua nuova casa, in una terra lontana e sconosciuta, non sarebbe stato così. Allora sarebbe stata sposata –lei, Eveline. La gente l’avrebbe trattata con rispetto allora. Non sarebbe stata trattata come sua madre era stata trattata. Anche adesso, sebbene avesse diciannove anni e più, si sentiva sotto il pericolo della violenza di suo padre. Sapeva che era stato lui che le aveva fatto venire le palpitazioni.
Quando erano cresciuti lui non era mai stato con lei come lo era con Harry ed Ernest, perché lei era una ragazza, ma più tardi aveva incominciato a minacciarla e a dirle che lo faceva solo per amore di sua madre morta. E lei non aveva nessuno che la proteggesse. Ernest era morto ed Harry che lavorava in una chiesa come decoratore, era quasi sempre fuori da qualche parte nel paese.
E poi le eterne discussioni sui soldi il sabato sera avevano incominciato a stancarla indicibilmente.
Dava sempre la sua intera paga –sette scellini- ed Harry mandava sempre quello che poteva ma il guaio era ricevere i soldi dal padre. Questi diceva sempre che lei sperperava il denaro, che non aveva testa, che non le avrebbe dato i suoi soldi lavorati con sudore per farglieli gettare dalla finestra, e molto di più, perché egli stava di solito proprio male il sabato sera.Alla fine le avrebbe dato i soldi e le avrebbe chiesto se aveva intenzione di comprare il pranzo della domenica. Allora lei doveva precipitarsi più veloce che poteva a fare la spesa, tenere il suo portamonete di pelle nera stretto in mano mentre si faceva strada a gomitate in mezzo alla folla e tornare a casa col carico delle provviste. Doveva lavorare duro per tenere su la casa e badare a che i due bambini piccoli che erano stati affidati a lei andassero a scuola regolarmente e mangiassero regolarmente. Era un lavoro duro –una vita dura- ma adesso che stava per lasciarla non le sembrava una vita del tutto indesiderabile.Stava per esplorare un’altra vota con Frank. Frank era molto gentile, virile, dal cuore aperto. Lei stava per andar via con lui con un battello notturno per essere sua moglie e vivere con lui a Buenos Aires dove lui aveva una casa che l’aspettava. Come ricordava bene la prima volta che lo aveva visto; lui alloggiava in una casa sulla via principale dove lei andava a trovarlo. Sembrava poche settimane fa. Lui stava al cancello, il cappello con la visiera messa all’indietro sulla testa e i capelli scompigliati davanti sul viso abbronzato.L’aveva portata a vedere La Bohéme e lei si sentiva inebriata mentre era seduta in un’insolita parte del teatro insieme a lui. Lui era totalmente patito di musica e cantava un pochino. La gente sapeva che amoreggiavano e, quando egli cantava della ragazza che amava il marinaio, ella si sentiva appassionatamente confusa. Lui la chiamava Poppens per scherzare. Prima di tutto era stato eccitante per lei avere un ragazzo e poi lui aveva incominciato a piacerle. Faceva sempre dei racconti di paesi lontani. Aveva iniziato come mozzo da suna sterlina al mese su una nave della Allan Line che andava in Canada. LE diceva i nomi delle navi dove era stato e i nomi delle diverse mansioni. Aveva attraversato lo Stretto di Magellano e le aveva raccontato storie sui terribili Paragoni. Le cose gi erano andate bene a Buonos Aires, diceva, ed era arrivato sul vecchio continente solo per una vacanza. Naturalmente il padre aveva scoperto la storia le aveva vietato di avere a che fare con lui.
“La conosco questa razza di marinai”, diceva.Un giorno egli aveva litigato con Frank dopodiché lei doveva incontrarle il suo amore in segreto.
La sera sprofondò sul viale. Il bianco delle due lettere sul suo grembo diventò indistinto. Una era per Harry; l’altra per suo padre. Ernest era stato il suo preferito ma voleva bene anche ad Harry. Suo padre stava diventando vecchio ultimamente, aveva notato. Le sarebbe mancato. Qualche volta aveva saputo anche essere simpatico. Non molto prima, quando lei era stata a letto per un giorno, le aveva letto una storia di fantasmi e preparato del pane abbrustolito. Un altro giorno, quando la loro mamma era viva, erano andati tutti a fare un picnic sulla collina di Howth. Ricordò suo padre che si era messo il cappellino di sua madre per far ridere i bambini.Il suo tempo stava volando ma ella continuava a star seduta alla finestra, con la testa appoggiata contro la tenda della finestra, inalando l’odore del cretonne polveroso. Giù per il viale, riusciva a sentire una organetto da strada suonare. Conosceva quella musica straniera che doveva essere arrivata per ricordarle della promessa fatta a sua madre, la promessa di reggere la casa finché poteva. Si ricordò dell’ultima notte della malattia della madre; lei si ritrovava ancora nella chiusa stanza buia all’altra parte della sala e fuori sentì una malinconica musica italiana. All’organista era stato ordinato di andare via e gli avevano sei sterline. Si ricordò di suo padre che ritornando impettito nella stanza dell’ammalata disse:
“Maledetti Italiani! A venire fin qui!”
Mentre pensava la pietosa immagine della vita della madre poggiava il suo incantesimo nel suo essere più profondo –quella vita di comuni sacrifici che finiva nella pazzia finale. Tremava mentre sentiva ancora la voce di sua madre che diceva costantemente con assurda insistenza:
“Derevaun Seraun! Derevaun Seraun!”
Si alzò in un improvviso impulso di terrore. Fuggire! Fuggire! Frank l’avrebbe salvata. Le avrebbe dato la vita, forse anche l’amore. Ma lei voleva vivere. Perché doveva essere infelice? Aveva il diritto di essere felice. Frank l’avrebbe portata tra le sue braccia, avvolta tra le sue braccia, L’avrebbe salvata.Stava tra la folla ondeggiante alla stazione di North Wall. Lui la teneva per mano e lei sapeva che le stava parlando, dicendo qualcosa sul viaggio ripetutamente. La stazione era piena di soldati con delle valige marrone. Attraverso le ampie porte dei portici riuscì a vedere la massa scura della nave, accanto al muro della banchina, con gli oblò illimmminati. Non rispose. Si sentiva le guance pallide e fredde e in mezzo alla confusione mentale, pregò Dio di direzionarla, di mostrarle quale era il suo dovere.La nave soffiò un lungo triste fischio nella nebbia. Se fosse andata l’indomani sarebbe stata in mare con Frank, diretta Buenos Aires. Il loro posto era stato prenotato. Si poteva tirare indietro dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei? La confusione mentale le fece venire la nausea nel corpo ed ella continuava a muovere le labbra in silenziosa, fervente preghiera.
Una campana suonò sul suo cuore. Sentì che lui le afferrava la mano:
“Vieni”.Tutti i mari del mondo inondarono il cuore. Lui la stava spingendo verso di loro: l’avrebbe annegata. Si aggrappò con entrambe le mani alla ringhiera.
“Vieni”.No! No! No! Era impossibile. Le sue mani si aggrapparono freneticamente al ferro. In mezzo ai mari mandò un grido di angoscia.
“Eveline! Evvy!”
Lui si spinse oltre la barriera e le gridò di seguirlo. Gli fu urlato di andare avanti ma lui la chiamava ancora. Ella pose il suo viso pallido su di lui, passivo, come un animale inerme. I suoi occhi non gli davano segno di amore o di addio i di riconoscimento.

ULYSSES pag.F152
The whole novel, that takes place on a single day, is set in Dublin. The main character is Leopold Bloom. Joyce makes a parallel with the Odyssey : Ulysses is somehow Leopold Bloom and his wife is Penelope. The book is divided into three parts: the first one is called “Telemachiad”, the second one “Odyssey” and the third one “Nostos”. We can see here the stream of consciousness (the psychologist William James spoke about it): Joyce writes one thing after the other, he does not use punctuation, does not follow grammar rules, and we have a lot of shifts in time.
In the thirteenth chapter we have, as an important character, Gertie, that represents Nausicaa: Gertie, like Nausicaa, fall in love with Leopold. The last part is full of sentimental style, that comes from women’s magazines (the sentences she uses were probably read by her). There’s also a lot of baby language and colloquial one, too.
Molly’s monologue is the final part of the novel. Molly is in bed, waiting for Leopold to come back home, since it’s night. The book begins and ends with the word “yes”. Here is the hugest example of the stream of consciousness (in fact is very difficult to understand the whole passage).

giovedì 19 aprile 2012

WAR POETS (INGLESE)


The War Poets
During the First World War thousands of young men volunteered for military service.
For the soldiers, fighting for their own countries was the highest and noblest experience that they could ever had. But, after this first phase of pride and patriotic enthusiasm, some of these men started to realize how bad, dangerous and rough was the war.
The english soldiers passed some years fighting and surviving the trenches. Life in trenches, and, in general, during the First World War was horrible: fighting in the rain and in the mud, among the decaying bodies of the dead soldiers, under a bombing sky, and always ready to die for some irrational patriotic values. The War Poets were a group of common soldiers, ordinary people or well-educated men, that fought during the war (and many died too in those years) and wrote about their experiences, in a realistic and unconventional way: they started a new line of modern poetry.
Rupert Brooke (1887-1915) and Wilfred Owen (1893-1918) were one of them, but they had different ideas.
Pagine di riferimento: F42-43-45-46)

Rupert Brooke
He was born in a rich family and he grew up in a rich context. He is remembered for his handsome appearance and because he died very young. He wrote a collection of poems called “1914”.
Brooke thought that war was clean, and death was a reward, an ideal to pursue. The publication of these war sonnets made him popular because of his image of the “young romantic hero”. In the petrarchan sonnet “The Soldier”(divided into an octave and a sestet) we can see his lyric style and his love for his country ,England. When you go to war, you normally think about your eventual death, and that’s what the poet says in the beginning of the poem:  “If I should die..”. Then he asks the reader to think that his death is right and it will always represents England, even in a “foreign field”, far away.
He’s thankful to England, described as a mother (“a dust whom England bore..”). He’s very proud of being English and he’s proud of his choice to be a soldier. Sacrifice it’s good for him, because sacrifice means dying for your country ,and he’s happy to do this. He even speaks about a sort of resurrection, because, in the first verses of the sestet, he says that after death, all his thoughts will come back to an eternal mind: they will be given back to England, so he’s not afraid of death.
In the poem there is no extreme sorrow, or sadness, or desperation ,it’s just a sentimental declaration of love and faith, a declaration to his country. He wants to be remembered as an english men, a proud, happy, english man, and not as a soldier. That’s why he doesn’t mention anything about war or violence. This was the typical attitude of the first phase of the war, when patriotism was the most important value and death in war was still considered just as a noble way to end your ordinary life.
Traduzione:
Se dovessi morire,pensa solo questo di me:
che c’è un qualche angolo di una terra straniera
che sarà per sempre Inghilterra. In quella ricca terra,
ci sarà nascosta una polvere ancora più ricca;
Una polvere che l’Inghilterra partorì, formò, informò,
diede, una volta ,i suoi fiori da amare, i suoi sentieri da percorrere,
un corpo che appartiene all’Inghilterra, che respira aria inglese,
lavato dai fiumi, benedetto dai soli della sua terra.

E pensa ,questo cuore, liberatosi da tutto il male,
un battito nella mente eterna, nondimeno
riconduce da qualche parte i pensieri che l’Inghilterra gli diede;
le sue immagini e i suoi suoni, e sogna felice come il suo giorno;
e la risata,imparata dagli amici; e gentilezza,
nei cuori in pace, sotto un cielo inglese.

Wilfred Owen
Wilfred Owen was an English teacher, he fought in the war from 1915 until his death, in 1918. He represents the dark side of the war poems, because, differently from Brooke, he shows the pain, the violence and the pity of war.
He doesn’t want to speak about heroes, death and glory. He just wants to tell the truth. In the poem called “Dulce et decorum est” he speaks about his own experience in the trenches, describing a  particular episode when he faced death in a gas attack.
“Dulce et decorum est pro patria mori” (“it is sweet and honourable dying for your country”) it’s a quotation taken from the Latin poet Horace. It’s  the “old lie” ,told by ordinary people to justify the horrors of war. Only the men that were there can understand how awful and painful this experience is. War is scaring, and brutal, it’s “obscene as cancer”. The vision of his friend chocked by the gas that asks help is still a nightmare in his dreams.
Owen is very realistic in describing the horrors of war and the desperation that is left behind, inside the people that have experienced it.
Traduzione:
Piegati in due, come i mendicanti anziani sotto i sacchi,
con le ginocchia che si toccano, tossendo come le streghe, maledicemmo attraverso il fango,
finchè non ci lasciammo alle spalle quei bagliori spaventosi
e verso il nostro distante accampamento iniziammo a trascinarci.
Gli uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali
Avanzavano zoppicando, calzati di sangue. Tutti camminavano zoppi; tutti ciechi;
Ubriachi di fatica; sordi persino ai sibili
Delle stanche, lontane granate cinque-nove che cadevano indietro.

Gas! GAS! Rapidi, ragazzi! – Un brancolare frenetico,
Indossando i goffi elmetti appena in tempo;
Ma qualcuno ancora gridava e inciampava
E si dimenava come un uomo nel fuoco o nella calce viva…
Offuscati, attraverso i vetri appannati delle maschere anti-gas e la luce verde spessa,
Come sotto un mare verde, l’ho visto annegare.

In tutti i miei sogni, davanti al mio sguardo impotente,
Si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.

Se in qualche orribile sogno anche tu potessi metterti al passo
dietro il furgone in cui lo scaraventammo,
e guardare i bianchi occhi contorcersi sul suo volto,
il suo volto a penzoloni, come un demonio sazio di peccato;
se solo potessi sentire il sangue, ad ogni sobbalzo,
fuoriuscire gorgogliante dai polmoni guasti di bava,
osceni come il cancro, amari come il rigurgito
di disgustose, incurabili piaghe su lingue innocenti -
amico mio, non ripeteresti con tanto compiaciuto fervore
a fanciulli ansiosi di farsi raccontare gesta disperate,
la vecchia Menzogna: Dulce et decorum est 
Pro patria mori.

mercoledì 11 aprile 2012

IMPRESSIONISMO (ARTE)


L’IMPRESSIONISMO
L’Impressionismo fu una corrente artistica, fortemente criticata contemporaneamente alla sua diffusione e poi apprezzata successivamente, che si sviluppa tra il 1874 e il 1886(rispettivamente date della Prima e della Terza e ultima “Mostra degli impressionisti”). Essa è legata al Realismo, seppur siano tante le differenze tra i due stili pittorici. Il modo di vedere la realtà è totalmente nuovo; non ci si concentra sul problema sociale, ma sulla realtà ottica, cioè ciò che è percepito dall’artista e dall’osservatore del dipinto. Il pittore coglie dalla realtà l’impressione di un momento e la riporta nella sua opera. La luce è molto importante nei dipinti impressionisti poiché l’immagine (o impressione) cambia molto a seconda della luminosità e quindi anche del momento del giorno rappresentato nell’opera. Dimostrazione dello scarso successo degli impressionisti sta nelle critiche e nelle beffe suscitate da un’esposizione privata, avvenuta nella casa di un fotografo (dipinti impressionisti e fotografia a confronto). Uno dei tanti critici dell’Impressionismo è Leroy, che insieme ad altri prendeva di mira soprattutto le innovazioni cromatiche degli impressionisti: utilizzo dei colori puri, non più mischiati sulla tavolozza. Gli impressionisti, in linea generale, rifiutano l’uso di rosso, bianco e nero, anche se alcuni di loro, come Manet e Renoir, avendo studiato al Louvre i grandi artisti italiani, come Tiziano, adottano anche questi colori.
MANET
Egli cerca fin da subito l’approvazione della pittura ufficiale, riproponendo i soggetti classici, ma non riesce nel suo intento.
Manet è considerato un artista di passaggio tra il periodo precedente e l’impressionismo vero e proprio. Una delle sue opere più importanti è “La colazione sull’erba”, (Pag. 173) raffigurante una donna nuda, accanto a due uomini ben vestiti;più indietro un’altra ragazza, in sottoveste, si bagna in uno stagno. Il dipinto creò scandalo sia per la presenza del nudo femminile né idealizzato, né divinizzato, sia per l’accostamento di macchie di colore, senza le sfumature e il chiaro-scuro. Nell’angolo basso a sinistra è rappresentato un cesto di frutta, una natura morta dipinta i maniera accademica, che sembra testimoniare le capacità artistiche del pittore stesso. Chiari sono i riferimenti del dipinto ad altre opere del passato come “Concerto Campestre” di Tiziano. Il dipinto fu esposto al Salon des refusés.
“Olympia” (Pag. 176), raffigura una prostituta d’alto borgo, nuda, sdraiata sul letto, mentre la cameriera di colore le porge un mazzo di fiori, con accanto un gatto nero, simbolo di cattivo augurio. Il contorno del corpo della donna è piuttosto rigido, il corpo e il viso non sono idealizzati e per tale motivo Manet sarà molto criticato. I contrasti cromatici sono molto amati da Manet e questo quadro lo testimonia.
“Il Bar delle Folies-Bergère” (Pag. 177) è un mix di elementi impressionisti e classici. La struttura piramidale, l’uso del bianco e il nero e la descrizione puntuale degli oggetti fa parte della pittura tradizionale. La folla sullo sfondo, riflessa nello specchio, e l’uso dello specchio stesso rendono il dipinto moderno e impressionista. La gente, le luci e la ballerina sul trapezio descrivono il contesto sociale della belle epoque.
MONET
Monet è considerato il maggior esponente dell’impressionismo. La sua arte però si evolve nel corso del tempo; prima egli resta attinente alle regole accademiche per poi arrivare a dipingere in maniera del tutto impressionista. Egli dipinge en plein air, fissando rapide pennellate per raffigurare la natura vista dal vivo (e non in studio). Si dice che Monet desse così importanza alla luce e all’impressione di un preciso momento da una precisa angolazione, che si rifiutasse di dipingere nelle giornate in cui non c’era il sole (non caso in cui il dipinto fosse la rappresentazione di una giornata estiva, come in “Donne in giardino”) e scavasse delle buche dove calare i quadri per dipingere la parte superiore degli stessi, senza cambiare prospettiva.
“Donne in giardino” (Pag.179) è uno dei primi dipinti di Monet. La donna dipinta più volte in varie pose è la moglie Camille. L’impostazione è di tipo accademico, ma c’è spazio anche per le novità:ombre colorate, fogliame formato da piccole macchie di colore una accanto all’altra e sfondo piatto (non prospettico). Fu molto criticato e rifiutato dal Salon per l’utilizzo della tecnica impressionista in un dipinto di grandi dimensioni.
“Impressione: levare del sole” (Pag.182) Di quest’opera vi sono due quadri simili(uno rappresenta il tramonto,l’altro l’alba). La scena si svolge vicino al porto della città di Le Havre; il sole crea un riverbero che sembra far vibrare tutto il paesaggio. Da questo dipinto proviene il nome dato alla corrente impressionista. Monet disse che quest’opera rappresentava un’impressione e non un paesaggio. Leroy criticherà molto il dipinto definendolo un abbozzo.
RENOIR
Renoir è il pittore della gioia di vivere; rappresenta i giovani dell’alta società della belle epoque. Renoir vede l’arte del dipingere come qualcosa di divertente, da prendere con leggerezza e verrà, per tale motivo, spesso ripreso dal suo maestro.
“Il ballo al Moulin de la Galette” (Pag. 192)è dipinto con tecnica totalmente impressionista: ombre colorate, colore non uniforme(crea delle vibrazioni cromatiche) e sfondo piatto. La stessa modella posa in diversi atteggiamenti, come Camille per Monet. Il taglio del dipinto è di tipo fotografico per dare spazio all’immaginazione dell’osservatore.
“Le grandi bagnanti” (Pag.194) viene dipinto dopo il viaggio di Renoir in Italia, dove osserva i classici e tende ad abbandonare in parte l’impressionismo. Tuttavia, seppur i soggetti siano classicheggianti, alcuni elementi impressionisti restano: i riflessi di molti colori soprattutto nell’acqua, ma anche nei corpi; la donna pare sempre la stessa modella(come Camille e la donna de “Il Ballo al M. de la G.”); lo sfondo pare abbozzato(vegetazione indistinta).
DEGAS

Degas è un impressionista atipico: egli predilige gli spazi chiusi o urbani (come “La classe di danza”), rifiutando la pittura en plein air. La sua è un’arte riprodotta in studio, poco spontanea, che dà grande importanza alla memoria e alle impressioni che si ricordano ancora, una volta tornati in laboratorio, cioè, secondo il suo parere, le più significative. Egli infatti disse: "Non ci fu mai un'arte meno spontanea della mia".
“L’Assenzio” rappresenta un uomo e una donna in un bar, seduti al tavolo, ubriachi dopo aver bevuto l’assenzio. Degas dipinge questa piaga della società del suo tempo e cioè l’alcolismo. Il progresso della rivoluzione industriale, il trasferimento forzato dalla campagna alla città provoca alienazione e senso di smarrimento, spesso risolti con l’alcol. In quel periodo erano diffusissime molte bevande ad alto tasso alcolico. I due modelli sono probabilmente degli amici del pittore e non delle persone veramente in quello stato. Lei potrebbe sembrare un prostituta e lui un ubriacone che sta al suo fianco. Malgrado la situazione i due, così come l’ambiente che li circonda sembra mantenere un certo decoro(bei vestiti, marmo dei tavolini, tende, carta da parati…)
“Alle corse in provincia” (Pag. 189). Degas ama dipingere gli ambienti delle corse di cavalli, da lui spesso frequentati.
“La famiglia Bellelli” è un dipinto da considerarsi quasi fiammingo per l’attenzione ai dettagli e lasciata in Italia durante il suo viaggio dal ’60 al ‘62(egli aveva parenti in Italia). Resterà in eredità ai Macchiaioli toscani(tra i quali Silvestro Lega).
In una fase successiva della sua pittura, Degas comincerà a dedicarsi alle rappresentazioni con pastelli a cera, ad esempio per “La Tinozza”, dove il nudo femminile è raffigurato ricco di riflessi. La ricerca del colore sarà uno dei punti fermi dello studio di Degas.
Degas fu anche uno scultore e lo testimoniano i numerosi stampi ritrovati nel suo atelier. Egli scolpì una statua in bronzo di una ballerina vestita con abiti veri: “La ballerina di quattordici anni”. Fu molto criticato per la presunta malformazione del corpo della ragazza. 

martedì 10 aprile 2012

NIETZSCHE (FILOSOFIA)

NIETZSCHE:





LA NASCITA DELLA TRAGEDIA(pag.148):

Nietzsche,ai suoi esordi,si dedica molto agli studi di filologia classica e matura una forte ammirazione per il mondo greco,cosa che lo spinge a comporre la sua prima opera,”La nascita della tragedia”.

Dallo studio della Grecia antica,idealizzata come regno della serenità e dell’armonia,egli nota la presenza di due impulsi vitali,da cui i greci erano dominati,l’impulso apollineo e l’impulso dionisiaco.

L’impulso apollineo,legato alla figura di Apollo,è quello che porta a vedere il mondo come rappresentazione idealizzata,come guidato dall’ordine,e trova la sua massima espressione nella scultura.

L’impulso dionisiaco invece,fondato sul principio dell’individualità,spinge verso una visione del mondo come volontà(intesa circa come per Schopenhauer) e viene espresso soprattutto nella musica.

La tragedia,secondo Nietzsche,è la sintesi armonica di queste due tendenze(Apollo parla nella lingua di Dioniso e Dioniso si esprime nelle forme apollinee),pur con una leggera predominanza del dionisiaco.

Secondo Nietzsche,la morte della tragedia si ha con Euripide,che aveva trasformato i miti in racconti di vicende dotate di uno sviluppo razionale,con un uso prevalente del dialogo sulla musica e portando sulla scena l’uomo della quotidianità,a discapito dell’elemento dionisiaco.

ORIGINE DELLA TRAGEDIA:Il coro tragico supera gli schemi intellettualistici ed intuisce l’assenza di un fondamento nella realtà,intuisce che all’origine di tutto c’è un divenire,un non senso radicale.Questa intuizione genera un terrore,accumulando nel coro un’energia che si scarica poi nella creazione di un mondo di forme belle,gli dei olimpici,che sono dunque strumenti vitali che consentono di dire sì alla vita.

Vi è dunque una reazione attiva,simile  ad una creazione artistica,che crea valori(posizione opposta a quella di Socrate,che impone invece di adeguarsi alla ben definita struttura della realtà).

Nietzsche promuove i valori vitali che,al contrario di quelli platonici,non limitano l’espressione libera dell’uomo,ma la incentivano:poiché all’origine di tutto non vi è altro che un puro caos,l’uomo deve reagire ed essere creativo,imponendo la propria volontà(Schopenhauer,al contrario,predica la nolountas).



STORIA DELLA FILOSOFIA:



Secondo Nietzsche,per fare storia della filosofia bisogna sostanzialmente cogliere il nucleo portante del pensiero di ogni filosofo analizzato,conferendo unità ad ogni tipo di pensiero.



Eraclito:è il grande pensatore tragico.Egli afferma che il principio di tutto è il divenire,visto come fuoco,che è continuo dinamismo e processo vitale oppure come un bambino che sposta,a caso,le pedine su una scacchiera non avendo alcun criterio se non il puro gioco.

Tutto ciò che si cristallizza è comunque,per Eraclito,qualcosa di momentaneo.

Parmenide invece è l’opposto,egli è il filosofo della morte,dell’immobilità,soffoca la vitalità.

Anassagora,criticato da Platone perché arrivava al nous senza individuare i criteri secondo cui l’intelletto giudica,ha invece il grande merito di aver affermato l’attività creativa dell’intelletto.

Socrate rappresenta invece la decadenza della cultura greca,poiché ha introdotto la ratio calcolatrice,che pretende di dare la felicità con la conoscenza,uccidendo la creatività.Egli sta alla base della cultura occidentale,degenerata poi in pensieri che affermano il primato della scienza,quali il Positivismo.

E’ necessario criticare il Positivismo,l’ottimismo razionalistico che dimentica o soffoca l’elemento vitale,il dionisiaco!

TRATTATELLO SULLA VERITA’:

Che cos’è la verità?E in che cosa consiste la falsità?

Vi è,nell’uomo,un enigmatico impulso alla verità e tutti,se la riconoscono, si sentono limitati da essa.

Quella che noi chiamiamo verità consiste tuttavia essenzialmente nelle strutture del linguaggio:noi,di fronte alla realtà,abbiamo degli stimoli nervosi e tendiamo ad unificare le immagini,a dare loro consistenza tramite il linguaggio.Si tratta dunque di un semplice processo di semplificazione,spinto da una tendenza all’equilibrio,da una finalità pratica,quando in realtà noi non abbiamo contatti con la “cosa in sé”;noi consideriamo delle cose uguali ad altre,trascurando le differenze particolari,per elaborare dei concetti e degli universali,anche se una cosa non sarà mai uguale ad un’altra e la verità non sarà mai a noi chiara e distinta.--->”la verità è un’illusione di cui si è dimenticata la natura illusoria!”

Nietzsche considera dunque anche il mondo della scienza come una costruzione della creatività umana,mentre l’unica cosa che è in sé è,secondo lui,il continuo divenire delle cose,la vita, e dunque l’unico criterio che lui vaglia per una costruzione da considerarsi giusta è la necessità di promuovere la vita.

Colui che può pienamente promuovere la vita è l’uomo intuitivo che,a differenza di quello razionale,che pensa di poter bloccare la vita,dominandola con le sue illusioni,la accetta,con le gioie e i dolori che essa comporta,si fida di sé stesso ed ha capacità creativa.Egli è come il bambino eracliteo,che crea in modo spontaneo e libero,ed è perfettamente inserito nel divenire continuo.



IL MESSAGGIO DI ZARATHUSTRA (da pag.156 a pag.161):



MORTE DI DIO:

Il tema della morte di Dio,affrontato nel cristianesimo in un’ottica di resurrezione e da Hegel,nel Sistema,come superamento della prospettiva religiosa,assume,per Nietzsche,un significato del tutto originale.
Nietzsche,nel suo famoso libro,”La Gaia Scienza”,assegna al profeta Zarathustra(ossia Zoroastro,riformatore della religione iranica) il compito di annunciare la “verità nuova”,che riassume il pensiero filosofico del tutto originale che lui sostiene.
Secondo il racconto,Zarathustra va al mercato e,davanti a molte persone,esclama:”Dio è morto,Dio resta morto(no resurrezione,no superamento hegeliano*)!E noi lo abbiamo ucciso!”
Questa esclamazione vuole fare intendere che l’evoluzione della storia,della cultura dell’Occidente che all’inizio ha creato il divino,alla fine lo ha distrutto:andando fino in fondo alle cose,si è capito che Dio non era altro che una costruzione umana.Ora ci si trova nella condizione in cui Dio non c’è,ma non solo il dio cristiano,ma anche i suoi surrogati,che Nietzsche individua nella scienza,nella politica,nella democrazia,ovvero in tutti i valori in sé e per sé,tutte le regole con le quali l’uomo forte ha limitato la propria vitalità,che esistono per tutelare i deboli:le convenzioni sono un mezzo dei deboli per sottomettere i forti.
Le altre persone del racconto,in un primo momento,provano terrore e si sentono sperdute in questa nuova situazione(nichilismo passivo:si rimane passivi e si ritiene che sarebbe meglio non essere nati),ma questa è solo una premessa al momento successivo,il momento della creatività e della libera affermazione del superuomo,a cui si arriva in seguito alle tre metamorfosi dello spirito.

LE TRE METAMORFOSI:

Il riferimento alle metamorfosi indica che ogni singolo individuo deve percorrere questo cammino: il superuomo non può essere una conquista sociale, ma è essenzialmente il risultato di un rinnovamento interiore.

1)    L’uomo è prima di tutto cammello:il cammello dice sì ai pesi,alla fatica e vive sotto il comando di un padrone,sopportando pazientemente una vita povera,che esclude l’affermazione di sé.

2)    In seguito il cammello si trasforma in leone,che ha la caratteristica di dire no,impegnandosi per contrastare completamente i valori,pur essendone sempre condizionato:infatti egli non esiste se non in quanto negante di essi!Egli non è completamente libero.
3)    Infine il leone si tramuta nel bambino:vi è ora una creatura del tutto spontanea e innocente,che crea e distrugge a proprio piacimento,con completa libertà e creatività.Così è il superuomo,colui che crea il senso della vita,crea i valori in funzione vitale.(questo passaggio presuppone però il leone,ovvero la morte di Dio!)

IL SUPERUOMO:
Secondo Nietzsche,l’uomo è solo un mezzo,un momento di passaggio,che precede l’affermazione del superuomo,ovvero colui che sta al di sopra,colui che ha la capacità di superarsi continuamente.
Egli,in maniera innocente,distrugge ciò che vi era prima,per portare avanti la propria vita,e ricrea spontaneamente,poiché non vi sono più vincoli a cui è sottomesso,ma è lui che li pone.
L’unico limite che il superuomo ha è la fedeltà alla terra,che è fedeltà all’originarietà del divenire:la realtà è un divenire continuo ed egli deve considerarsi attivamente parte di esso nella sua concretezza,senza considerarsi un dio e senza credere a realtà ultraterrene.

VOLONTA’ DI POTENZA:
il superuomo è disposto a tutto pur di essere signore e questa particolare attitudine viene chiamata,volontà di potenza.Tutto deve essere funzionale alla volontà di potenza,perciò la scienza,così come la storia,sono semplicemente il frutto di interpretazioni diverse dell’uomo(l’uomo forte,per esempio,sceglie,della storia,ciò che può essergli utile).
Vi è tuttavia un ostacolo,il passato:mentre il futuro può essere sottomesso ai nostri valori,il passato può solo essere riconosciuto come qualcosa di dato,che in qualche modo condiziona il futuro.La volontà si libera completamente di questo limite solo quando comprende di aver essa stessa voluto quel passato!
Dunque,poiché il superuomo comprende tutto nella volontà di potenza,il tempo stesso è riassunto nel suo progetto.
La vera storiografia infatti deve essere critica e saper valutare il passato in relazione con il presente e il futuro,senza limitarsi ad una semplice ricostruzione archeologica dei trascorsi,con la quale si tende ad appiattirsi sul già dato.
Con la padronanza del tempo il superuomo è pienamente realizzato,poiché ha ottenuto la subordinazione al suo volere di tutte le dimensioni della vita dell’uomo.

L’ ETERNO RITORNO DELL’UGUALE:

Zarathustra parla a tutti della morte di Dio,ai suoi discepoli del superuomo e della volontà di potenza e soltanto a sé stesso dell’ “eterno ritorno dell’uguale”.
A Sils Maria,Nietzsche dice di aver avuto questa intuizione: le cose si ripetono,così come sono accadute(Cfr STOICISMO:vi è una continua ricostruzione delle cose,operata dal Logos);la quantità di eventi possibili,nel cosmo,è finita,poiché la materia è finita,ma il tempo è infinito,dunque se vi è un pur alto numero di combinazioni possibili finito e un tempo infinito,vi saranno ripetizioni infinite.
Secondo questa nuova prospettiva dunque,ogni istante risulta avere una consistenza infinita,un valore pieno,in sé stesso.In ogni istante si può quindi avere una piena espressione dell’oltreuomo.

Tale questione viene trattata nella Gaia Scienza,in cui si racconta un episodio in cui Zarathustra sale su una collina con lo “Spirito di Gravità”,che gli rivela la natura ripetitiva delle cose e i due vedono infatti,a simboleggiare ciò,che ad un certo punto il sentiero che stanno seguendo si ricongiunge a quello che hanno già percorso.Tutto sembra risultare perciò legato in un circolo che fa ricongiungere passato,presente e futuro,ma,mentre Zarathustra esprime la sua contrarietà in merito,si sente all’improvviso un grido e i due vedono un pastore che sta per essere morso da un serpente.In quel momento Zarathustra dice all’uomo di mordere il serpente e il pastore allora morde la testa del serpente,divenendo così un uomo illuminato.
Il serpente è il simbolo della circolarità del tempo ed il gesto di mordere la testa dell’animale indica la volontà di non subirla,ma essere protagonista nel divenire ciclico.
Il superuomoesprime la sua volontà e totale autonomia nel volere l’eterno ritorno dell’uguale,assumendosi tutte le responsabilità e dando valore ad ogni attimo della sua esistenza.
Ogni istante,tornando infinite volte,ha una profondità infinita.

Le concezioni di Nietzsche non hanno pretese di verità assoluta,ma danno spazio ad una interpretazione che è funzionale alla realizzazione dell’oltreuomo,con la volontà di potenza.Vi è comunque un senso fisico,quando si parla di materia,di energia,ma soprattutto vi è un senso etico e ontologico,con un primato del primo sul secondo,poiché non vi è prima comprensione della realtà e poi adeguamento etico,ma viceversa.

CRITICA ALLA CULTURA OCCIDENTALE (da pag.152 a pag.156):

Nietzsche opera una riconduzione verso il basso dei grandi valori occidentali,secondo lui fondati su rapporti di forza,di utilità e quindi fondamentalmente sull’egoismo.
L’arte,la religione,la metafisica,l’etica non hanno una genesi nobile,ma hanno alla base questo tipo di origine,prettamente umana.
Il cristianesimo,per esempio,considerato analogo al platonismo poiché come quest’ultimo si basa sulla contrapposizione tra il divenire e l’essere stabile,così anche il primo sostituisce la mutevolezza della vita con i valori universali e con Dio;è evidente però che questa teoria si fonda su un disprezzo della vita.
Ebbene i deboli,coloro che hanno scarsa linfa vitale, poichè non hanno la forza di contrastare i forti,
pongono Dio e i valori dell’uguaglianza,che hanno dato notevoli risvolti anche nella politica (socialismo,liberalismo,democrazia).Si tratta proprio di una specie di vendetta subdola nei confronti della vita,che li ha penalizzati,può perciò considerarsi morale del risentimento(non è perciò spontanea,ma condizionata).
Dal risentimento si passa poi al senso di colpa:quando l’istinto della volontà non riesce a scaricarsi verso l’esterno,per via delle convenzioni sociali,questa crudeltà si scarica verso la propria interiorità e,nel caso della morale cristiana,convince l’uomo di essere il male originario,il peccato originario.
Le moderne tendenze democratiche e socialistiche dunque,in quanto eredi della morale cristiana,stanno facendo sprofondare la società che,secondo Nietzsche,deve essere lasciata sprofondare,per poter poi avere la condizione migliore perché vi sia una rinascita.
Il problema europeo è che servirebbe una disciplina educativa che crei una nuova “casta” in grado di dominare l’Europa.La vita richiede una gerarchia,un prevalere di alcuni su altri.

CONSIDERAZIONI SULL’ANTISEMITISMO:

Nietzsche considera gli ebrei un popolo forte,che è sempre sopravvissuto alle sventure e che potrebbe dominare l’Europa,poiché è compatto,coeso,con solide tradizioni e potrebbe essere un pericolo per la Germania.Proprio per questo motivo il filosofo ritiene inaccettabili le posizioni antisemite,poiché gli europei non sono affatto superiori al popolo ebraico.
Questa considerazione non vuole però dare una connotazione positiva all’ebraismo,che è il popolo sacerdotale per eccellenza e predicatori della morale degli schiavi.


INTERPRETAZIONI DI NIETZSCHE:



Baumer scrisse un’opera,”Il Nietzsche filosofo e politico”,nella quale sostiene che la dottrina della volontà di potenza abbia anche una valenza politica,con risvolti verso il nazional-socialismo.

Inoltre questi individua una contraddizione nel pensiero nietzschiano,in merito all’eterno ritorno dell’uguale che,secondo lui,parrebbe condurre quasi ad una fede religiosa,poiché si afferma qualcosa di universale e necessario da cui il superuomo è in qualche modo limitato.



Vattimo invece,prima di tutto allontana il pensiero di Nietzsche da qualsiasi forma di antisemitismo,poiché quest’ultimo non ha una visione strettamente biologistica che giustifichi la differente volontà di potenza tra gli uomini,poiché considera le scienze in generale come delle semplici interpretazioni.

Vattimo sottolinea invece come la quantità di volontà di potenza di un individuo sia data necessariamente e che ci sia comunque,per tale soggetto,una forma di condizionamento data dalla volontà di potenza che il suo popolo di appartenenza esprime.

Inoltre il critico confuta la tesi di Baumer che criticava l’eterno ritorno dell’uguale,poiché esso,non è accettato passivamente dal superuomo,ma è voluto attivamente:l’elemento della volontà esclude,secondo Vattimo,ogni concezione filo religiosa.



IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI:



In questa opera,Nietzsche parla del “fato” e sostiene che la realizzazione delle cose sia dettata una necessità(eterno ritorno dell’uguale).Non si può dunque cambiare la totalità della realtà e l’atteggiamento del superuomo consiste nell’amor fati,ovvero il volere l’eterno ritorno(come sostiene Vattimo).



GENEALOGIA DELLA MORALE:



In questo testo viene affrontata la tematica degli ebrei,popolo che attua una spirituale vendetta,una morale reattiva,spinta dalla disperazione per la propria impotenza.

Essi hanno attuato una specie di dichiarazione di guerra e hanno vinto con democrazia,socialismo e liberalismo.