martedì 24 aprile 2012

INTERPRETAZIONI DEL FASCISMO (STORIA)


INTERPRETAZIONI DEL FASCISMO


Oltre all'interpretazione del fascismo secondo il concetto di totalitarismo, secondo l'interpretazione della Terza Internazionale e quella di De Felice, il quale sostiene che, pur essendoci elementi comuni quali il rapporto con la guerra, il rapporto con i ceti medi e l'elemento nazionalista, il fascismo e il nazionalsocialismo siano diversi fra loro a livello ideologico e politico e insiste sulla specività del fascismo italiano, esistono altre possibili interpretazioni.


Testo "L'ARCIPELAGO GULAG E AUSCHWITZ: UN DIBATTITO" p.438
ERNST NOLTE

Il fascismo viene visto come reazione alla trascendenza pratica, cioè la capacità dell'uomo di superare se stesso, e come definizione di certi limti (ex. elemento nazionale). C'è però la tendenza all'eccesso nella storia europea e quindi deve esserci una reazione.
Così il Nazionalsocialismo, forma di fascismo radicale, è negazione della trascendenza pratica, è reazione.
Il fascismo è rezione al bolscevismo (marxismo non a livello ideologico ma dello stato), ma ne imita certi aspetti pur essendogli opposto quali il partito, il leader, le organizzazioni segrete e il modo di organizzare il terrore.
Il fascismo si sviluppa in diverse forme: l'action frances, il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco, che è considerato fascismo estremo.
Nel testo, Nolte sottolinea l'importanza della storia assoluta, oggettiva che cerca di comprendere come si sono svolti i fatti senza valutazioni etico-morali e politiche, criticando quegli storici che condannano.
Infatti, egli, vuole interpretare il fascismo in relazione allo stato bolscevico che ha come obiettivo la guerra civile. Inoltre, ritiene che certi metodi terroristici derivino dal bolscevismo attraverso un nesso causale, che non è diretto, ma dal quale non si può prescindere: infatti si sofferma sugli effetti che il bolscevismo, con certe sue pratiche come ad esempio "la gabbia dei topi", ha avuto sulla dirigenza tedesca infulendo attraverso la paura sull'ideologia di questa. Questo portò a regire in modo analogo, si rirpropose il terrore per il timore e la fretta di reagire ad un oppressione futura dei bolscevichi.
Nolte sottolinea come l'Arcipelago Gulag sia collegato ad Auschwitz abbiano in comune lo stermino di una certa classe, nel primo si tratta dei culaki, nel secondo degli ebrei.
Bisogna inoltre specificare come ebraismo e bolscevismo fossero legati per la dirigenza tedesca (come è evidenzato anche nel Main Kampf di Hilter), lo stesso Hilter nel 39 affermò: <Nel caso l'ebraismo internazionale portasse di nuovo la Germania in un conflitto, si sappia che avverrà l'annichilimento della razza ebraica europea.> assimilando all'ebraismo il bolscevismo.


JURGEN KOCKA
Kocka, a differenza di Nolte, prende le distanze in modo cauto, infatti porta alla relativizzazione del fenomeno del fascismo.
Secondo lui non solo gli ebrei, ma anche gli armeni e i morti degli anni 70 in Cambogia vanno ricordati tra i più importanti genocidi del Novecento.
Al contrario di Nolte, che NON riteneva il nazionalsocialismo come incomparabile, inoltre ritiene invece che sia da considerare come fenomeno unico in quanto svoltosi in Europa in un contesto culurale altissimo, a differenza della Turchia e della Cambogia, stato quasi primitivo, e come sterminio organizzato.
Contesta anche il collegamento tra terrore nazionalsocialista e bolscevico che esisteva secondo Nolte.


 
Testo "LA LITURGIA HITLERIANA" p.429
GEORGE L. MOSSE
"La nazionalizzazione delle masse" è un' opera degli anni 70 in cui Mosse collega il menomeno fascista alla società di massa in cui i valori tendono a svanire, proponendo la creazione di una società basata sulla nazione e l'ideologia nazionalista.
Il fascismo viene interpretato come un qualcosa che mobilita le masse (totalitarismo), che le convince e che fa sì che si immedesimino nella nazione.
Quindi studia i metodi per ottenere questi risultati, per esempio in Germania individua la cosidetta liturgia hitleriana, cioè il modo in cui, attraverso principalemente i discorsi e altri metodi del furher, come il tono, Hitler riusciva ad accrescere l'immedesimazione dei singoli nella comunità, creando un senso di appartenenza.
Aggiunge che i discordi erano molto complicati a livello teorico ma era proprio attraverso il tono molto aggressivo che riusciva a mobilitare le masse contro un nemico facilmente individuabile, come marxisti, ebrei o bolscevichi, (sia a Hilter che a Mussolini era presente il testo "Psicologia delle folle" in cui si spiegava come adottare certi metodi), e che Hilter fosse simobolo della Germania, incarnazione del popolo stesso, il Cristo della razza.

In "Le origini culturali del nazismo" cerca di spiegare come l'antiebraismo, presente già dal principio, pur lasciando sullo sfondo la prospettiva religiosa, fosse l'origine del movimento.
Come anche Poliakov, sostiene che fosse come una religione, ossia che Hilter fosse visto come portatore della salvezza, inviato divino schieratosi contro una componente oggettivamente negativa, quale l'ebraismo, che rappresentava una minaccia dall'interno poiche predisposta all'assimilazione.

In "Il fascismo verso una teoria generale" del 79, interpreta il fenomeno nel suo insieme, mettendo in evidenza caratteristiche e tralasciando l'antisemitismo come fattore fondante, ma individuando altri elementi: l'elemento del mito della nazione (unità, appartenenza), la presenza della linea di interpretazione di De Felice secondo cui il fascismo non è solo reazione ma anche rivoluzione che vuole proporre una nuova via anche se in realtà i fascismi si adeguando al sistema economico di tipo capitalistico, la presenza del giovanilismo e dell'attivismo, la critica alla modernità, il voler evitare una guerra civile, e infine la "creazione" di un organismo saprofago (che si nutre degli avanzi) nel senso che il fascismo "raccolse con il mestolo brandelli" di romanticismo, liberalismo, socialismo, inserendo nuove tecnologie e altri movimenti, ottenendo così un sistema eterogeneo in grado di sfruttare elementi culturali gia presenti.

Il nazionalsocialismo piò essere considerato in continuità con il passato? Secondo Mosse, per quanto riguarda la Germania, no, in quanto elemento di novità, che rompe a tradizione tedesca a causa di circostanze traumatiche in cui un gruppo di fanatici prende il potere.


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