venerdì 6 aprile 2012

POSITIVISMO (FILOSOFIA)


POSITIVISMO ( da pag. 109)
Il positivismo è una forma di pensiero che si sviluppa in Europa tra diciottesimo e diciannovesimo secolo. In generale il positivismo elabora un pensiero che risponda a queste caratteristiche: deve essere chiaro, preciso e utile; deve inoltre avere come modello da seguire la fisico matematica e deve basarsi o sull’osservazione empirica degli oggetti per arrivare poi alla conoscenza delle leggi che governano tali oggetti. Potremmo trovare dele analogie con il pensiero illuminista, per quanto riguarda il fatto che il pensiero ha come principale obiettivo il progresso ma l’illuminismo parlava piou che altro della ragione e non tanto della scienza. Dai romantici i positivisti riprendono l’esigenza di “assolutizzazione”: non dell’intuizione poetica, come i romantici, ma della scienza stessa.

COMTE
Comte è l’esponente più importante del positivismo francese. La natura della conoscenza scientifica secondo C. è formata dal sapere positivo: utile, fondato, chiaro. E’ caratterizzata da un metodo e da un linguaggio, quello matematico. La matematica non può però essere considerata una scienza in quanto, se si da per buona la definizione che il positivismo da di “scienza” (scienza= conoscenza di fatti), la matematica non risponde a questo criterio. La matematica è una scienza a priori che non conosce però la realtà naturale. Il metodo e il linguaggio della scienza sono quelli che rendono possibile la previsione dei fenomeni: “scienza dunque previsione, previsione dunque azione.” Il metodo scientifico è sperimentale: osservazione di fatti diretta o con l’aiuto di strumenti, elaborazione di ipotesi dopo la verifica delle quali si possono elaborare della leggi che presiedono al corso dei fenomeni.
Comte individua diversi tipi di scienze che lui classifica il 2 gruppi: le scienza inorganiche sono l’astronomia la fisica terrestre e la chimica; quelle organiche sono invece la biologia e la sociologia. Quest’ultima è quella più complessa in quanto possiede un oggetto particolare. Una scienza infatti è tanto più semplice quanto piu’ il suo oggetto è generale. Tutte queste scienze sono passate attraverso 3 fasi di sviluppo: teologica, metafisica e positiva che rappresentano sia lo sviluppo della storia sia quello dell’uomo.
La fase teologica è quella in cui l’uomo pretendeva di conoscere la realtà essenziale delle cose, riconducendo tutto ad entità sovrannaturali trascendenti la realtà. Lo stato metafisica è quello in cui si vuole sempre conoscere l’essenza delle cose ma riconducendole invece ad essenze immanenti la realtà. Nello stadio positivo l’uomo limita invece l’indagine ai fatti e alle leggi che presiedono questi fatti.
Le scienze hanno quasi tutte raggiunto totalmente lo stato positivo (da fisica celeste ad astronomia, la fisica terrestre ha raggiunto l’ultimo stadio con la riv. scientifica di galilei, l’alchimia è diventata chimica, l’antropologia è diventata biologia e la sociologia è diventata quasi totalmente da filosofia pratica a scienza sperimentale) a parte la sociologia. Quest’ultima si divide in statica e dinamica. La statica si occupa delle strutture permanenti della società e si fonda sul principio dell’ordine; la dinamica si occupa invece dei cambiamenti della società e si concentra sul concetto del progresso. Analizzando la società sotto quest’ultimo aspetto, si individue un ulteriore sviluppo della società stessa che passa da un’età organica in cui l’obiettivo era l’espansione e la conquista e in cui le classi portanti erano i sacerdoti(clero) e i nobili, a un’età moderna in cui viene meno l’organismo della società feudale (rivoluz. Francese, riforma protestante), per concludere poi con un’età positiva in cui si ricostruisce un organismo stabile e in cui le classi dominanti, scienziati e industriali, hanno come obiettivo primario il progresso che a sua volta porta ad una crescita del benessere.
Nel testo 14 a pag. 134 si parla dello stato positivo. Il concetto più importante il questo paragrafo è la critica agli enunciati non positivi, per esempio quelli metafisici, Essi, insiste Comte, non è che sono falsi; solo che dal punto di vista del sapere positivo non hanno alcun senso: sono poco chiari, “fumosi” e non utili. La metafisica ha infatti come obiettivo la speculazione, un uso astratto del ragionamento, svincolato dal riferimento a fatti positivamente accertati attraverso l’osservazione empirica.
Comte aggiunge poi che la filosofia non può essere considerata una scienza cosi come i positivisti la definiscono. Essa infatti è un metadiscorso, un discorso sulla scienza che ne definisce il metodo e afferma di che cosa tratta, restando pur comunque subordinata alla scienza. Anche la psicologia non è una scienza di per se: infatti risulta essere un misto di biologia e sociologia; la psicologia si occupa delle percezioni interiori. Le esperienze interiori del singolo non sono fatti positivamente constatabili e non possono diventare il fatto di un altro: ecco perché la psicologia, non occupandosi di un ambito intersoggettivo, non può essere una scienza per come Comte la intende.

MILL
Mill è l’esponente più importante del positivismo inglese. Egli, a differenza di Comte, rifiuta la sua tendenza ad assolutizzare la scienza. Si sofferma soprattutto, per quanta riguarda il discorso etico, sui concetti di libertà e utilitarismo. Mill condivide il concetto di utilitarismo ma senza cadere nelle posizioni dell’utilitarismo assoluto alla Bentham: mill individua infatti una classifica dei piaceri da perseguire, mettendo al primo posto i piaceri puri ovvero quelli della conoscenza. Bentham invece tendeva a sottolineare che l’obiettivo primo era quello di perseguire il benessere, la felicità per il maggior numero possibile di persone, cadendo a volte in posizioni quasi edonistiche.
Mill è il teorico più importante del liberismo, come è testimoniato dal suo saggio sulla libertà. La libertà, secondo Mill è un principio indimostrabile ma, pensare che tutto è necessario (fatalismo) comporta sia una legittimazione di ogni azione di forza da parte dell’uomo, sia toglie ilo potere di agire al singolo che si ritrova ad essere in balia della necessità. La libertà è un valore supremo, è il criterio morale ultimo. Essa però non può essere illimitata in quanto si scontra con quella degli altri singoli. Ognuno possiede libertà nei limiti in cui non lede alla libertà dell’altro. Mill individua inoltre i principi cui uno stato, affinchè sia definito liberale, deve rispondere:
- Lo stato non deve essere paternalista: ciascuno deve essere libero di ricercare la libertà con i mezzi che ritiene più opportuni;
- Libertà di associazione, riunione ed espressione. I diritti delle minoranze politiche devono essere riconosciuti;
- Libertà di coscienza (no religione di stato).
Mill non teorizza nessun diritto sociale: la solidarietà e l’aiuto reciproco nascono infatti dall’iniziativa dei singoli.
Mill, è sostenitore del metodo induttivo, quello che procede dal particolare al generale. Riprende le critiche che Bacone faceva al metodo deduttivo (sillogismo aristotelico) considerandolo un discorso sterile in quanto contiene già la conclusione nelle premesse. Inoltre, diceva Bacone e riprende Mill, il metodo induttivo usato da Aristotele, era anch’esso troppo rapido e precipitoso: procedeva infatti mediante la giustapposizione degli elementi. Mill enuncia poi le tappe che il suo metodo si propone di seguire. Ora riporto un esempio.
Antefatto: una persona ha la febbre. Ci si chiede qual è la causa.
a) Metodo delle concordanze: non bisogna isolare ogni singolo fenomeno/caso in quanto la semplice osservazione di UN fatto non ci consente di stabilire un’ipotesi sicura. Bisogna quindi in questo caso raccogliere un grosso numero di persone che hanno sintomi uguali e vedere cosa queste hanno in comune. Così ci si avvicina ad una conclusione possibile: il fatto di aver mangiato quel determinato cibo ha portato alla febbre.
b) metodo delle differenze: bisogna raccogliere le persone che hanno sintomi uguali senza però aver consumato lo stesso cibo oppure persone che pur avendo consumato quel cibo, non presentano quei sintomi.
c) metodo delle variazioni concomitanti: se osserviamo che, coloro che hanno consumato quel cibo in maggiori quantità, presentano sintomi maggiori, allora abbiamo un’ulteriore conferma del fatto che la causa della febbre sia quel determinato cibo.
d) metodo dei residui: bisogna ora cercare di eliminare dalla lista dei cibi che ho preso in considerazione quelli che conosco e che sono certo non possano aver causato la febbre.
e) experimentum: prendo quel cibo, lo faccio ingerire ad una cavia e osservo gli effetti.
Il metodo di Mill si chiama induzione imperfetta o enumerazione semplice. Questo procedimento parte dal particolare e osserva alcuni particolari: Tizio è mortale, Caio è mortale, Sempronio è mortale. Dall’osservazione dei particolari giunge alla formulazione di una legge generale: tutti gli uomini sono mortali. Questo “universale” viene poi applicato a tutti i particolari, anche a quelli che all’inizio non erano stati presi in considerazione per la formulazione della legge generale. Questo metodo risulta possibile in base al principio di uniformità della natura. ( le relazioni causa-effetto sono infatti costanti ed uniformi).
cfr. Leibniz: alla base della scienza c’è il principio di ragion sufficiente, presupposto alla luce del quale si guardano le cose. Questo principio universale e necessario afferma l’esistenza di relazioni razionali all’interno della natura. Leibniz però, essendo un razionalista, non aveva bisogno di giustificare un principio univ. E necessario. In mill invece sembra esserci una piccola contraddizione: il principio di uniformità della natura non vale a priori: se è valido deve essere ricavato dall’esperienza. La contraddizione è la seguente: il principio di uniformità della natura è alla base del processo induttivo ma deve derivare da un processo induttivo.(
à questo è contraddittorio).

SPENCER
Spencer elabora tutta la sua teoria alla luce dell’evoluzionismo: l’evoluzione coinvolge sia la dimensione inorganica, sia quella organica, sia quella superorganica (storica). Anche l’etica viene spiegata nel contesto dell’evoluzionismo; nell’agire morale del singolo c’è infatti una componente a priori dove i valori di riferimento sono criteri a priori, In realtà, quelli che all’uomo sembrano “a priori”, non sono altro che elementi “a posteriori” per la comunità. Infatti, con l’evoluzione della vita di una comunità , è sempre più chiaro ciò che è utile alla comunità stessa: con l’esperienza ci si rende infatti conto delle conseguenze di determinate azioni e si stabiliscono delle regole di conseguenza. Queste regole hanno alla base un criterio utilitaristico: se un’azione è utile per la comunità, essa allora è positiva; se invece non è utile, viene “catalogata” come negativa. Con il passare del tempo il singolo realizza una introiezione della norma stabilita su basi utilitaristiche e un’introiezione anche della paura della punizione, conseguente eventualmente il mancato rispetto di tale norma. Ecco quindi che ciò che è a priori per il singolo, nasce in realtà a livello empirico.
Spencer ritiene che esista l’inconoscibile: rimane, nella ricerca scientifica, qualcosa che non è accessibile alla conoscenza dell’uomo.

ARDIGO’
Ardigò è un positivista italiano: egli sottolinea, a differenza di spencer, che non esiste l’inconoscibile. Al contrario, esiste solo l’ignoto. Nulla quindi si sottrae al principio della conoscenza umana; l’ignoto è in linea di principio conoscibile; è la mente umana ad essere limitata.
Ardigò sottolinea che l’evoluzione morale, quella di cui Spencer aveva parlato, porta al prevalere dei valori evangelici (amore fraterno, ecc).

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