lunedì 2 aprile 2012

GABRIELE D'ANNUNZIO

GABRIELE D'ANNUNZIO


VITA

Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863. Dopo aver compiuto gli studi liceali a Prato, si trasferì a Roma (1881), dove si iscrisse alla facoltà di lettere, diventò collaboratore di alcuni periodici e ebbe molte donne, tra cui la duchessa Maria Hardouin di Gallese che sposò e da cui ebbe tre figli. In questo periodo scrisse le sue prime raccolte tra cui il "Piacere"(1889).

Dal 1891 al 1893 visse a Napoli: in questo periodo risentì molto dell' influenza di Nietzsche e Wagner e scrisse "Il trionfo della morte"(1894); dal 1894, a causa del dissesto finanziario e dei debiti lasciatogli dal padre, non si stanziò in un luogo preciso fino al 1898 quando si trasferì a Settingnano ( fino al 1910). Qui scrisse i primi tre libri delle "Laudi dal cielo, della terra, del mare, degli eroi"( Maia, Elettra e Alcyone).

In questo periodo inoltre si occupò anche di politica: nel 1897 si fece eleggere deputato, presentandosi con la destra, per poi passare tre anni dopo nelle file della sinistra per protesta contro la repressione del reazionario governo Pelloux.

Nel 1910 a causa dei debiti contratti andò in Francia, dove compose (1912) Merope, il quarto libro delle "Laudi", dove rimase in "esilio volontario" fino al 1915.

Essendo scoppiata la guerra, nel 1915, tornò in Italia, dove si schierò con gli interventisti e partecipò a numerose imprese belliche. Conclusasi la guerra, d'Annunzio, poiché ritiene la vittoria italiana mortificata dalla mancata annessione della città di Fiume all'Italia, la occupò con la forza nel 1919 istituendovi un governo militare; ma pochi mesi dopo fu costretto ad abbandonarla dalle truppe governative. Nel 1921 si ritirò quindi a Gardone Riviera, nella villa detta " il Vittoriale degli italiani", fino a quando nel 1938 morì.


IL PIACERE

Il "Piacere", scritto nel 1888 e pubblicato nel 1889, è il primo romanzo di d'Annunzio

Andrea Sperelli, altre ego di d'Annunzio, è un esteta che vive una vita sfrenata, circondandosi di donne, fino a quando non incontra Elena Muti con la quale ha una relazione e dalla quale andrea rimane eccezionalmente turbato. Elena, dopo aver interrotto la loro relazione scappando a Roma, torna due anni dopo sposata a un ricco marchese.Andrea tenta invano di ricostruire i rapporti con la donna e, non riusciendoci, riprende la dissoluta vita edonistica e estetica di prima. dopo essere stato ferito dal marito di un amante, va in convalescenza dalla cugina, dove conosce Maria Ferres, un'amica della cugina, totalmente diversa dal Elena(sensuale, bellissima e dalla forte personalità): delicata spirituale e sensibile.inizia quindi una relazione con Maria, che continua anche dopo che i due tornano a Roma. Qui Maria è costretta a sopportare il peso della tensione erotica di Andrea nei confronti di Elena e ne è gelosa. Questa situazione porta Andrea a pronunciare il nome di Elena mentre è abbracciato a Maria, così che la donna lo lascia. il romanzo si conclude con il fallimento del personaggio e del suo progetto di esteta.


D'annunzio è, insieme a Pascoli, è il maggior esponente del decadentismo italiano. La struttura dei romanzo è naturalistica( impronta naturalistica) ma il naturalismo viene superato( ex: "andrea soffocava", la soggettività del personaggio emerge). All' interno del romanzo ci sono quindi delle istanze comuni tra le due correnti (naturalismo e decadentismo).


ANDREA SPERELLI (testo p 523)

il brano presenta la figura di Andrea Sperelli protagonista del romanzo: Andrea, alter ego dell'autore e eroe dell'estetismo, incarna in se tutte le caratteristiche dell'esteta.

per il protagonista l'arte e valore assoluto: la vita stessa è concepita, sia dal personaggio che da d'Annunzio, come arte e "l'arte per l'arte" è considerato uno stile di vita. vita e arte si identificano e ciò significa subordinare tutto, anche la morale, a una visione estetica della vita: la raffinatezza e la bellezza, viste come doni preziosi concessi a pochi, agli aristocratici, all'elite di cui la famiglia Sperelli faceva parte), vanno raggiunte ad ogni costo.

Andrea viene quindi presentato come un superiore, come caratterizzato da un estetismo esagerato e dalla capacità di comprendere le belle cose, datagli dalla sua sensibilità, che le masse non possiedono; ma anche come caratterizzato dalle contraddizioni( cresce infatti secondo i principi del padre, ma sente che sta uccidendo una parte di se).

Andrea è quindi "tutto impregnato d'arte", ha "il gusto delle cose d'arte, il culto passionato della bellezza", ed è dotato di una particolare "forza sensitiva"( ossia di una sensibilità che lo rende particolarmente incline alla bellezza e ai piaceri).

D'annunzio ritiene inoltre che il protagonista abbia una predisposizione genetica perché anche il padre conosceva la bella vita e l'aveva introdotto ad essa attraverso insegnamenti e un motto: << bisogna fare la propria vita, come si fa un'opera d'arte>>. Attraverso questa educazione Andrea quindi sviluppa una sensibilità e una sensibilità superiore al normale che gli permette di essere protagonista della sua vita e di modellarla ( caratteristica tipica del superuomo).

Il personaggio di Andrea è però caratterizzato da un disagio interiore: man mano che cresce secondo i principi che il padre gli inculca, sente che sta uccidendo una parte delle sue facoltà, la parte morale di se. infatti a differenza del padre, uomo dalla capacita volontaria esemplare, Andrea possiede una potenza volitiva( volersi imporre) debole.

Il brano si chiude con il richiamo a un altro insegnamento paterno: il sofismo, ossia l'arte del ragionamento mirato alla frode e alla menzogna( diverso dal sofismi greco), principio secondo cui la parola è una cosa profonda nella quale, per l'uomo d'intelletto sono nascoste inesauribili ricchezze ( d'Annunzio sposa pienamente questa visione).


LA CONCLUSIONE DEL ROMANZO (testo p. 525)

la conclusione del romanzo è la descrizione del fallimento di Andrea e del suo progetto di fare la vita come un opera d'arte.

Essa inizia con la descrizione della strada che Andrea sta percorrendo per raggiungere la casa di Maria Ferres, dove vi si svolge l'asta pubblica: Andrea vede la strada con disgusto, da ciò si può notare il suo carattere elitario, di disprezzo del mondo comune. entrando nell'edificio prova un bisogno fisico di morire poiché riconosce la sua sconfitta, in quanto esteta, di fronte alla distruzione dell'arte e della bellezza da parte della massa ( da lui e dall'autore tanto disprezzata), che non può cogliere la bellezza e ne fa scempio.

Da ciò traspare l'idea dell'autore secondo il quale l'arte e, più in generale, la bellezza appartengono ai nobili; d'annunzio ritiene bisogni imporre l'ordine sociale, minacciato dal tumulto della plebe e delle masse, nei confronti delle quali prova una vera e propria avversione.

Nella stanza dove si tiene l'asta, la stanza del Buddha (richiamo a una religiosità laica, a una religiosità del bello) si affollavano i compratori, gente bassa, uomini impuri, una sorta di lanzichenecchi che devastano un luogo sacro; questa folla di basso livello disgusta Andrea che si sposta in una stanza circolare le cui mura rosse e d'oro richiamavano il lusso e "davano imagine d'un tempio e d'un sepolcro; davano imagine d'un rifugio triste e mistico fatto per pregare( religiosità del bello) e per morire( richiamo al sentimento di morte già provato da Andrea, alla sconfitta dell'esteta, quella stanza è la tomba del bello)". Il richiamo al culto della bellezza è pero viene interrotto dalla luce cruda che entra dalla strada come una violazione, dissacrando quel luogo ( un po' come i rigattieri, fanno parte dello stesso mondo).

Andrea ritorna poi nella stanza dell'asta dove prova ancora quel senso di nausea, compra il Buddha ed e costretto a nascondersi avendo udito attraverso suoni, che rimandano al lusso( fruscio dei vestiti), l'arrivo di un gruppo di aristocratici, tra cui il nuovo amante di Elena, che ridono inconsapevoli della tragedia che si sta svolgendo( morte dell'arte, della bellezza). Andrea invece si rende pienamente conto di ciò che sta accadendo e sente quasi un desiderio di morire insieme alla bellezza infatti prova in bocca una sensazione nauseabonda, gli pareva di essere infetto da mali oscuri e inguaribili.

Andrea quindi esce in strada, ha le vertigini ritrovandosi nell'atmosfera in cui si naviga al di fuori. verso sera però prova il desiderio di rivisitare quelle stanze ormai disabitate dalla bellezza e vi ritorna: dalle finestre entra lo splendore rossastro del tramonto, un ultimo omaggio che la bellezza sopravvissuta rende a quei luoghi ( morte vittoriosa della bellezza) ma dalle finestre entrano tutti i rumori del mondo di fuori e sul muro ormai è stata staccata la tappezzeria che lascia il suo posto a una volgare carta da parati affiori.

Da ciò e dallo sconforto provato dal protagonista mentre riflette su come sia facile la sparizione della bellezza e l'avvento della volgarità possiamo notare l'ideologia dell'autore, secondo la quale in assenza di bellezza non resta che la volgarità.

Il passo si conclude con Andrea che torna a casa, dove i facchini stavano portando su per le scale l'armadio acquistato a casa Ferres che Andrea, poiché non aveva spazio per passare, dovette seguire gradino per gradino quasi come un corteo funebre.

Mentre Andrea torna a casa viene brevemente descritta la Roma in cui vive, ossia la Roma barocca dei papi, sottolineando l'opulenza di quel secolo.


LAUDI (p. 510)

Dalla fine del 1899 fino al 1910/12 prese corpo e si sviluppò il progetto poetico delle "Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi", che rimase però incompiuto. Il progetto si doveva articolare in sette libri che dovevano prendere nome dalle sette stelle della costellazione delle Bleladi, ma l'autore scrisse solo quattro libri completi( Maya, Elettra, Alcyone, Merope) e una parziale( Asterope).

Il tema principale è quello del viaggio e prende spunto da un viaggio dell'autore in Grecia.

MAYA

il poema si apre con la celebrazione del viaggio di Ulisse,superuomo viaggiatore per eccellenza; seguono la rinascita del dio Pan e tre viaggi allegorici( uno nella Grecia classica, uno nella Cappella Sistina e uno nel deserto). Il testo fa riferimento a città reali, dominate dalla massa che l'autore vede in maniera critica (D'Annunzio scrive per la massa ma contro la massa).

ELETTRA

Elettra, secondo libro delle Laudi, fu pubblicata nel 1903 ed è composta da 18 componimenti, in cui si cantano gli eroi nazionali, più una vasta sezione intitolata le "Città del silenzio"( 57 liriche), dedicata alla descrizione di alcune città grandiose .

ALCYONE

il terzo libro delle Laudi parla della pausa del superuomo; il superuomo in questa fase si identifica con la natura, ma per fare ciò ha bisogno del mito. Per il poeta natura e mito sono strettamente legati: in passato infatti il mito veniva usato per spiegare le cose naturali, la vita. Bisogna quindi recuperare il mito e il superuomo deve creare nuovi miti moderni. Alcyone è dedicato al rapporto con la natura e si materializza nella descrizione dell'estate, che è assimilabile al mito( ha un inizio, una dispiegazione e una fine).

MEROPE

Nel quarto libro si celebra la spedizione italiana in Libia con esaltazioni in alcuni punti molto foto, come per esempio il razzismo.

ASTEROPE

Asterope, l'ultimo libro, lasciato incompiuto dall'autore, parla dei canti della guerra latina.

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