PIRANDELLO
VITA E OPERE
Distinguiamo cinque fasi
della sua vita e della produzione letteraria:
1-
anni della formazione
nasce nel 1867 nei pressi
di Girgenti. Il padre è un ex-garibaldino, la madre
un'antiborbonica: Luigi cresce con valori patriottici e
risorgimentali. Con il padre, assente e "libertino", avrà
un rapporto conflittuale che lo farà allontanare dagli aspetti della
figura paterna, quali il senso degli affari e la praticità. Questo
senso di inettitudine lo avvicina invece alla letteratura, nella
quale cerca una consolazione seppur vana. A Roma si iscrive alla
facoltà di lettere e pubblicherà a Palermo una raccolta di poesie.
Laureatosi a Bonn, qui scriverà per la donna di cui si innamora
un'altra raccolta di poesie.
2- la coscienza della
crisi
tona a Roma dove pubblica
delle novelle, poi s'impegna in due romanzi. Fonderà la rivista
"Ariel" dove si oppone al simbolismo e all'estetismo. Nello
scritto "Arte e coscienza oggi" inizia a fare i conti con
la crisi dei valori dell'Ottocento (positivismo). Si sposa per
salvare economicamente la famiglia, ma l'investimento del padre va
perso e lui si trova costretto a dare lezioni private.
3- la narrativa
umoristica
Nasce nel 1904 "Il
fu Mattia Pascal". In questo periodo si concentra sulla
novellistica e sul romanzo. Nel libro "L'umorismo" (1908)
compaiono alcune dichiarazioni di poetica. Produce molti romanzi e
novelle.
4- il teatro
umoristico e il successo internazionale
Si dedica ora alla
produzione teatrale ("così è se vi pare"...) che suscita
perplessità e critiche: siamo in un teatro grottesco. La situazione
familiare è drammatica.
Il successo arriva con
"Sei personaggi in cerca d'autore" (1921) e prosegue la
linea del "teatro nel teatro".Si iscrive al parito fascista: vede le sue potenzialità rivoluzionarie e vitali. Mussolini stesso finanzierà una sua compagnia di teatro. Per Marta Abba con cui intraprende una relazione scriverà molti drammi.
5- surrealismo
Nel 1925 esce "Uno,
nessuno e centomila", romanzo ottimistico e surrealista. Da qui
in avanti Pirandello priviligerà l'inconscio, il mito, la forza
della vita contro la forma e le convenzione razionali.
La sua fama raggiunge
l'apice nel 1934 quando vince il Nobel per la letteratura.
Muore a Roma per una
polmonite nel 1936.
(per le opere complete
guardare il libro)
INFLUENZE E SCELTE DI
POETICA
Prima dell'Umorismo
è influenzato da un positivismo pessimista e dal verismo (è
siciliano come Verga): la scienza svela le illusioni. Di conseguenza
decadentismo e simbolismo e estetismo sono guardati con sospetto.
RELATIVISMO FILOSOFICO E
POETICA DELL'UMORISMO
L'elaborazione umoristica
avviene tra il 1904 e il 1908.Oltre ad essere in crisi l'oggettività delle scienze lo è anche la soggettività romantica, la capacità del soggetto di dare senso al mondo. Pirandello sottolinea il disagio, l'impossibilità di cogliere una realtà unica. Per questo si giunge a una radicale relativismo filosofico.
Oltre al fatto che con Copernico e Galileo l'uomo ha perso totalmente il suo ruolo centrale nell'universo, e ha perso la fede nei valori (vedi "premesse a Il Fu Mattia Pascal").
La poetica umoristica nesce dalla riflessione sull'epoca moderna, piena di contrasti come persona/personaggio, forma/vita: La forma paralizza la vita, dunque da persone coerenti e compatte ci trasformiamo in personaggi. Il personaggio non può che seguire due vie: o scegliere l'adeguamento passivo alle forme, oppure riconoscersi come maschera. Ecco che diventa dunque una maschera nuda, consapevole dell'autoinganno ma impotente nel risolvere la contraddizione (vedi la forma e la vita).
Pag. 202 LA CRISI DI FINE
SECOLO da "Arte e cosienza oggi"
Afferma la relatività di
ogni cosa, non c'è più un punto di riferimento saldo.
Il disagio dell'uomo
moderno, il "malessere intellettuale" è dovuto proprio al
crollo delle certezze. Altro che democratica e scientifica, quella
di oggi è un'età confusa, un "sogno angoscioso".Sembra non esserci la possibilità di cambiare le cose, di un rinnovamento ("aspettiamo e invano...il verbo nuovo").
Testi estratti da "l'Umorismo"
Pag.207 LA FORMA E LA
VITA
Noi racchiudiamo entro
diverse forme il nostro flusso vitale, ma che continua a scorrevi dal
di dentro. Quando siamo investiti dal flusso però, le forme si
rompono e ci si guarda vivere: vediamo la vita in noi stessi con
distacco, diventiamo estranei a noi stessi. Percepiamo il caos della
vita. Ci accorgiamo che c'è una realtà diversa da quella che
pensiamo: vediamo la maschera come tale: noi non siamo quella
maschera.
L'esistenza umana ci
appare quindi priva di senso, abbiamo un senso di vuoto. Allora
cerchiamo di riaggrapparci alle regole, alle maschere, che però,
ormai, sappiamo essere fittizie (tentativo di ricostruzione). Ma le
accettiamo per non impazzie o morire: sono un autoinganno per poter
vivere.Il folle dunque è colui che ha capito tutto.
Pag. 209 LA DIFFERENZA
TRA UMORISMO E COMICITA'
Comico: è il primo
momento umoristico: è l'avvertimento del contrario che
provoca il riso. Ad esempio vedere una vecchietta imbellettata ci fa
ridere.
Umorismo: si ha il
sentimento del contrario, si compartecipa alla sorte della
persona di cui l'atteggiamento comico ci ha fatto ridere, e si
sorride amaramente. Non si ride come prima: entra in gioco la
riflessione, è crollata la maschera, e si colgie la realtà
che sta sotto. Ad esempio si può pensare che la vecchia si veste
così per mantenere viva l'attrazione del marito, più giovane di
lei.
Pag. 206 L'ARTE EPICA
"COMPONE", QUELLA UMORISTICA "SCOMPONE"
P. rifiuta l'idea che la
vita sia ordinata e razionale, mentre l'arte tradizionale non lo fa,
e rappresenta dunque il faso. L'umorismo invece riconosce che le
cause non sono ordinate.
Noi non siamo coerenti,
abbiamo diverse anime che lottano tra loro e ci comportiamo a seconda
di quale prevale: non esiste una unità della persona, non siamo eroi
tutti d'un pezzo. Questo tipo di eroe, che magari è visto in lotta
con se stesso, viene comunque ricomposto in un carattere dal poeta
epico o drammatico. L'umorista non cerca di comporre, anzi, mostra la
molteplicità e l'incoerenza dei personaggi e della vita stessa.
ROMANZI UMORISTICI: Il fu
Mattia Pascal, Qaderni di Serafino Gubbio, Uno, nessuno e centomia.
PREMESSA A "IL FU
MATTIA PASCAL" (fogli di Paola Poli)
Premessa
E' il primo capitolo del
libro (il primo romanzo umorista) e vi è inserita una dichiarazione
di poetica: Mattia infatti dichiara di raccontare il suo caso che è
"strano" e "diverso" dagli altri, e lo scrive
sperando che qualche lettore lo possa leggerlo (non si crede un
poeta-vate: sa di non poter influire sulla società). Dichiara poi di
esser morto già due volte nella sua vita (vedi IL FU MATTIA PASCAL).
Premessa seconda
E' il secondo capitolo.
Dichiara di averlo scritto nella chiesetta sconsacrata della
biblioteca dove lavora, sotto consiglio dell'amico Pellegrinotto, al
quale affiderà il manoscritto. Nella biblioteca i libri sono messi
senza troppo ordine, c'è una gran confusione, e ci sono libri tra
loro vicini che non c'entrano nulla (questo sottolinea il caos del
mondo, la relatività del tutto).
Torna, in un dialogo con
l'amico, la critica a Copernico, il quale ha rivelato che la terra
non girava e dunque ha fatto capire all'uomo quanto è piccolo, ha
dato il via al relativismo (vedi RELATIVISMO FILOSOFICO): finchè non
lo si sapeva era come se la Terra non girasse, e anche ora per molti
è così. Ecco che quindi si dedicava ad una stroria piena di inutili
particolare. L'amico ribatte che anche da quando la terra gira si
sono scritti libri oziosi (naturalismo). Ma questo perchè l'uomo si
distrae facilmente, cioè si crea nuove illusioni e dimentica di non
valere nulla.
Si arriva infine ad un
discorso metaletterario: Mattia parla di come racconterà la sua
storia: più brevemente possibile (bene diverso dalla letteratura
precedente) e solamente di cose essenziali.
Ricorda: Mattia sta
parlando quando è già "il fu", è al di fuori della sua
vita.
Avvertenza sugli
scrupoli della fantasia
Questa parte fu aggiunta
in seguito alle critiche mosse al libro: inverosomiglianza, mancanza
di universalità, personaggi troppo razionali.
Per "giustificarsi"
dunque riporta un episodio tratto dalla cronaca ancor più
inverosimile del suo romanzo. Ma la vita si sa che è vera e dunque
può fare a meno della verosomiglianza mentre l'arte non ha questa
libertà: deve essere congruente (secondo i suoi critici). Invece
secondo Pirandello se l'arte è inverosimile è ancor più vera in
quanto la vita stessa è inverosimile. Il paradosso è che la vita è
tutta forma, una maschera, è assurda ma vien considerata vera.
Il rifiuto degli
universali viene subito dopo: i critici criticano i suoi personaggi
in nome di una umanità che non esiste, come se ci fosse L'uomo,
invece ci sono solo gli uomini. Lo zoologo che pretende di
classificare L'uomo in realtà ha a che fare solamente con UN uomo
che lui conosce.
È giusto che l'arte sia
inverosimile poichè racconta di uomini essi stessi inverosimili. E
lo zoologo riconoscerà che l'uomo si distingue dagli animali per la
sua razionalità, perchè soffre e ragiona, interrogandosi sulle
cause della propria sofferenza. Non ha dunque senso la terza critica.
Anche un critico che
all'inizio sembra apprezzarlo alla fine giudica male il libro: dice
che Pirandello non sa dare valore e senso universale ai personaggi.
Sembrano inverosimili, paradossali ma è giusto così.: finchè non
rompono la maschera, diventando vivi, sono solo maschere.
Ecco quindi che i difetti
che i critici hanno riscontratto rispecchiano i difetti della realtà,
e diventano per P. Lodi alla sua fantasia.
In fine riporta un altro
esempio di cronaca, una vicenda simile a quella accaduta a Mattia
Pascal.
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