domenica 8 gennaio 2012

IL "DOPO HEGEL"

DESTRA E SINISTRA HEGELIANE (pag.61-62):

Dopo la morte di Hegel,coloro che avevano apprezzato maggiormente la sua filosofia si divisero principalmente in due schieramenti contrapposti,conosciuti come destra(o vecchi hegeliani,più vicini alle posizioni di Hegel) e sinistra(i giovani) hegeliane.
I due gruppi si trovano discordi su diverse importanti tematiche.
Per quanto riguarda la dialettica,per la destra essa va intesa come interpretazione della razionalità del reale:la filosofia interpreta le leggi reali e le giustifica(come la nottola,che spicca il volo alla sera,quando tutto è compiuto).
Per la sinistra invece,ogni sintesi dialettica è in realtà tesi di un processo successivo e in base a questo processo si ritiene che la razionalità non trovi ancora piena realizzazione nelle istituzioni politiche e religiose esistenti(funzione critico-rivoluzionaria della dialettica).
Diverse sono anche le riflessioni sullo stato prussiano dell'epoca,ritenuto dalla destra il prodotto più alto della storia,mentre dalla sinistra,un sistema che deve essere necessariamente abbattuto e sostituito da uno migliore.
Infine,in merito alla religione,i vecchi la ritengono perfettamente concigliabile con la filosofia (si parla soprattutto della religione cristiana) e insistono sul contenuto di verità che essa trasmette,anche se la forma in cui tale verità è espressa non è pienamente adeguata.I giovani invece ritengono che la rappresentazione religiosa,proprio per la sua inadeguatezza,debba essere completamente abbandonata e sostituita dalla filosofia.

FEUERBACH (da pag.63 a pag.65):

Ludwig Feuerbach,collocabile ideologicamente tra gli hegeliani di sinistra,espone il suo pensiero incentrandolo principalmente sulla questione religiosa.
La religione,che egli vede semplicemente come oggettivazione dei bisogni e delle aspirazioni dell’uomo e quindi senza alcun fondamento di verità,è però la prima forma di autocoscienza umana(l’uomo,credendo di conoscere Dio,conosce sé stesso) e quindi positiva in quanto momento di passaggio,ma,se essa non viene superata,diventa alienazione.
Da questo punto di vista dunque è l’uomo che fa Dio a propria immagine e somiglianza e non viceversa e i predicati che vengono attribuiti al divino devono essere riscoperti come possibilità e prerogative della stessa essenza umana!
Così il fondamento dell’esperienza risulta essere appunto l’uomo,inteso però in termini concreti,come attività sensibile; senza la dimensione corporea e sensibile non ci può essere il pensiero,che è semplicemente una proprietà,un accidente dell’attività umana.
            La storia,di conseguenza,è proprio la storia dello sviluppo individuale dell’uomo,dalla fase teologica all’antropologia:

1.      PENSIERO ANTICO: vi è il primato della cosa in sé,l’uomo si affida alla teologia(metafisica tradizionale)
2.      PENSIERO MODERNO:vi è un riferimento gnoseologico,il cogito,l’uomo visto in modo astratto,come pensiero,come io trascendentale.
3.      ANTROPOCENTRISMO:è l’ultima tappa:l’uomo inteso in termini concreti,l’uomo come attività sensibile.


L’uomo è caratterizzato però da una contraddizione interna tra il desiderio di infinito e la concretezza della realtà,che appare nella sua finitezza.
Per questo motivo,come detto in precedenza,l’uomo,con i principi religiosi,cerca di colmare questo squilibrio,attraverso la preghiera e le opere,ma ciò non basta.
La religione assume quindi i tratti di una semplice forma di conoscenza,poiché con essa l’uomo conosce sé stesso,ma il raggiungimento della felicità è un compito che spetta alla filosofia,che diventa quindi antropologia,in quanto essa permette di fare comprendere l’origine umana della religione e di spronare l’uomo a operare nella comunità secondo i valori dell’amore e della solidarietà sociale.  (l’uomo esce da sé e poi ritorna a sé!)


_ categoria dell’essere(secondo Feuerbach):
la categoria dell’essere è la più povera,in quanto implicita in tutte le altre;se tutte le categorie,tutti i predicati(libertà,causa ecc..) sono umani,anche la categoria più povera deve essere prettamente umana.

STIRNER:

Max Stirner propone una filosofia del tutto alternativa rispetto ai suoi contemporanei e predecessori.
Egli sostiene che l’individuo,inteso come singolo essere umano al di fuori di qualsiasi comunità,sia l’unico fine e che tutto il resto sia semplice mezzo,poiché non esiste alcun valore assoluto che possa costituire il fondamento della vita umana.
Dunque,secondo questa radicale prospettiva,ciò che conviene al singolo è servirsi dell’esterno e degli altri individui solo per affermarsi individualmente,senza riconoscere alcun tipo di ideale o regola se non funzionale ad accrescere la propria potenza.
Stirner inneggia quindi all’anarchia,negando ogni tipo di stato o di forma di governo.

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