lunedì 23 gennaio 2012

Storia

IMPERIALISMO NEI VARI STATI (STORIA)

Situazione in Francia durante l’Imperialismo


Dopo la sconfitta subita contro la Prussia, a Parigi scoppiò una ribellione e fu proclamata la Comune, radicale esperimento di democrazia diretta; in essa sono presenti diverse forze rivoluzionarie, che vanno da orientamenti socialisti, a gruppi repubblicani democratici più moderati. La Comune, non accettata dalla popolazione rurale, tentò i di coinvolgere nella rivolta anche la popolazione delle altre città e delle campagne ma non ebbe successo e presto venne sconfitta dall’esercito ufficiale e dai tedeschi. A questo punto fu convocata una assemblea costituente, che doveva dare vita ad un sistema politico costituzionale. La nuova Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale, formato dalla Camera bassa, che detiene gran parte del potere legislativo, e dal Senato; molto importante è anche il ruolo del Presidente della Repubblica (eletto dalle Camere riunite), il quale, se aveva la maggioranza all’interno del Senato, poteva sciogliere la Camera bassa.
I socialisti, essendo stati molto presenti nella Comune, furono emarginati dalle forze politiche dominanti (democratici, radicali, opportunisti ecc.); i democratici possono essere più o meno moderati, i radicali hanno un orientamento democratico anticlericale e gli opportunisti (es.Junefery) sono molto impegnati per la laicizzazione dello Stato, per il libero mercato e per il riconoscimento dei diritti politici ma sono poco impegnati nell’ambito delle riforme sociali.
In questo periodo in Francia ci fu molta tensione:
Boulangè: generale repubblicano che riuscì a coalizzare intorno a sé molti consensi che provenivano da diverse parti (esponenti della chiesa cattolica, esponenti filo monarchici ecc.) e tentò il colpo di Statoma senza successo poiché fu capito.
Dreyfus: ufficiale ebreo dell’esercito che fu accusato di alto tradimento in quanto ebreo (in Francia c’era forte antisemitismo); fu processato e condannato, nonostante le prove fossero insufficienti e alla fine fu assolto.


Situazione in Inghilterra durante l’Imperialismo

Politica interna:

1) Questione dei partiti: nel 1884 vi fu un allargamento del suffragio elettorale, che coinvolse anche il settore operaio; questa riforma fu voluta dai liberali, dai settori conservatori guidati da Israeli e dal mondo sindacale (partito laburista). I liberali insistono molto sulla necessità del controllo del Parlamento sul governo e hanno una posizione meno imperialista rispetto ai conservatori; i conservatori invece puntano molto sull’impergno coloniale e insistono molto sul ruolo della corona e del governo, rispetto al Parlamento;
2) Questione irlandese: questo problema fu assunto dal partito liberale, che si era reso conto della necessità di arrivare ad una legge di autonomia; tuttavia non riuscì ad approvarla poiché all’interno del partito, si era formata una opposizione che aveva votato contro la legge di autonomia e ciò fece crollare il governo;
3) Ruolo della Camera dei Lords: aveva il potere di bloccare le leggi di bilancio e, quando bloccò la proposta di aumentare le tasse per le riforme sociali, fu approvata una nuova legge che stabiliva che la Camera dei Lords, avrebbe potuto respingere una legge di bilancio, solo per due volte, ma poi essa doveva entrare in vigore.



Situazione in Russia durante l’Imperialismo


Sotto il governo dello zar Nicola II si forma il partito social democratico russo, il partito social rivoluzionario, che vuole richiamarsi alla tradizione russa, molto critica nei confronti dell’Occidente e favorevoli alle terre comuni (fonti di approvvigionamento per i poveri, nei momenti di maggiore
difficoltà), e il gruppo dei cadetti, detto partito costituzionale democratico (partito liberale, legato ad alcuni nobili e ad alcuni intellettuali.
Rivoluzione del 1905: la Russia era molto interessata al territorio della Manciuria e per questo arrivò ad uno scontro con il Giappone; il Giappone propone allo zar un compromesso, il quale viene respinto dallo zar e il Giappone riesce a vincere sulla Russia, la quale, in seguito a questa sconfitta, dovette affrontare una serie di moti di protesta. A questo punto, lo zar, che è lontano e pertanto non può intervenire direttamente, concesse una assemblea parlamentare a suffragio ristretto (Duma), ma poi lo zar, ripreso il controllo della situazione, restrinse ulteriormente il suffragio dell’assemblea parlamentare, già molto ristretto. Intanto nacquero dei consigli di operai (soviet), che avevano competenze legislative e prendevano le decisioni attraverso delle discussioni.

Dopo il 1905, lo zar lascia spazio alle tendenze riformatrici:
Caso del conte Stolypin: nobile che riteneva che fosse necessario introdurre una riforma agraria in Russia; egli voleva eliminare il sistema feudale medievale e passare ad un sistema di proprietà capitalistica amministrata direttamente dai proprietari, i quali producevano, non solo per l’autoconsumo. Questo progetto fu iniziato ma venne presto interrotto poiché Stolypin fu ucciso; in ogni caso le sue riforme avevano portato ad un peggioramento della situazione dei più disagiati e pertanto non era un progetto efficiente.

GOVERNO DE PRETIS

POLITICA INTERNA

Dopo la caduta della destra sale la sinistra, che presentava un progetto politico alternativo rispetto a quello della destra. La sinistra voleva allargare il suffragio in modo universale, e non pone il pareggio di bilancio come obiettivo primario e, pertanto, non condivide la politica fiscale della destra e , infine, voleva introdurre un decentramento amministrativo(aumentare e potenziare le autonomie locali). Con De Pretis, vengono introdotte alcune riforme:

-la legge Coppino che riguardava l’istruzione e prevedeva l’istruzione obbligatoria per un triennio e delle sanzioni per i genitori inadempienti;

-l’allargamento del suffragio, che prevede l’abbassamento dell’età da 25 a 21 anni e inoltre, bisognava avere un certo reddito o in alternativa aver frequentato le scuole di base;

-l’abbassamento della tassa sul macinato.

Molto importante, nel governo De Pretis è il trasformismo, un modo di governo, un sistema introdotto da De Pretis e da Minghetti (capo della minoranza della destra); questo loro accordo ha come obiettivo quello di stabilizzare il governo, per creare un grande centro che escluda le ali estreme. Si crea quindi un governo non più riformatore e non vi è più l’opposizione della destra; si forma dunque una sorta di governo statico.

Riguardo al trasformismo vi sono due diverse tesi: alcuni dicono che il primo trasformista sia stato Cavour, il quale aveva creato un grande centro, senza più l’opposizione (connubio); altri dicono che ci sono analogie tra il connubio e il trasformismo, ma l’obiettivo di Cavour era fortemente riformatore, ora invece non si hanno obiettivi riformatori e anzi, si crea un governo statico, non più riformatore.

Economia: si passa da un sistema liberista ad un sistema protezionista (i primi provvedimenti protezionisti cominciano nel ’78 e riguardano il settore tessile, gli altri nell’87;

Industria: i governi puntano sulla produzione del ferro e dell’acciaio e sulla produzione meccanica (in Italia era scarsa, e quel poco che vi era in Italia, era schiacciato dalle frequenti importazioni dalla Germania).

POLITICA ESTERA

Molto importante è sicuramente l’accordo politico e militare, in funzione antifrancese con la Germania e l’Austria (Triplice Alleanza). La prima firma si ha nell’82 e il trattato prevedeva una sottoscrizione ogni 5 anni; nell’87 le cose cambiano per l’Italia poiché vengono codificate alcune clausole dell’accordo a favore dell’Italia. Non meno importante è l’inizio dell’impegno di colonizzazione nella zona dell’Eritrea (sotto il controllo dell’Impero etiopico), che porterà a una grave sconfitta dell’Italia, nella battaglia di Dogali.

GOVERNI CRISPI E INTERMEZZO GIOLITTI (STORIA)

Fase di Francesco Crispi


Francesco Crispi era un ex membro del Partito d’Azione, poi ministro degli Internial governo De Pretis e dall’87 diventa Primo Ministro fino al ’92.

Politica interna: -esce un nuovo codice penale (Zanardelli), che prevede l’eliminazione della pena di morte e vengono tolte le sanzioni a chi scioperava
-viene ridotto il forte accentramento e si allarga il suffragio
-si riprende l’impegno coloniale per riportare prestigio all’Italia (legato alla politica interna)

Politica estera: - ha un orientamento filotedesco
- si forma un orientamento anticlericale (si cerca in un primo momento un accordo con il Papa per risolvere la questione romana ma il Papa rifiuta e quindi si applicano delle restrizioni alla chiesa.


Intermezzo Giolitti (dal ’92 al ’93)

Politica interna: -si vuole introdurre un’imposta progressiva sul reddito (pagamento di tasse in base al reddito) ma la legge non passa
- non vi è politica di repressione nei confronti del neonato partito socialista fondato da Filippo Turati su linea ortodossa del PSD tedesco
- per quanto riguarda i Fasci Siciliani c’è un tentavi di mediazione e non di repressione da parte dello Stato

L’intermezzo Giolitti si concluderà per lo scandalo bancario (vi erano stati dei prestiti delle banche contemporaneamente al boom dell’edilizia; vengono costruite tante case poi non vendute e questo fatto non permette il pagamento dei debiti alle banche stesse; le banche conieranno falsa carta-moneta che sarà poi utilizzata anche per la corruzione politica)ù

Secondo governo Crispi (dal ’93 al ’96)




Politica interna: -viene istituita la banca d’Italia
- repressione dei Fasci siciliani tramite l’esercito (stato d’assedio)
- repressione contro i socialisti che vengono dichiarati fuori legge


Politica estera: -è esclusivamente politica coloniale: Crispi tramite una favorevole interpretazione di un accordo scritto in aramaico, secondo cui l’Etiopia era protettorato italiano, decide di investire fortemente nell’esercito da mandare in Africa, dove sarà sconfitto. Questa sconfitta dell’esercito italiano causerà la caduta di Crispi dal governo.

Il governo Zanardelli-Giolitti (dal 1901-1903) si caratterizzò per alcune importanti riforme sociali e per la neutralità nel campo dei conflitti del lavoro. In questa situazione tornano a svilupparsi nuovamente le organizzazioni sindacali, operaie e contadine: un esempio è la Federterra del 1901. Le organizzazioni sindacali portarono a un brusco aumento degli scioperi e a una spinta al rialzo dei salari fondamentale per Giolitti, per fare in modo che si sviluppasse il mercato interno. In questo periodo si ha dunque un miglioramento della situazione economica. Negli ultimi anni del secolo si assiste al decollo industriale italiano, in particolare del settore siderurgico, chimico ( soprattutto nell’industria della gomma, con gli stabilimenti Pirelli di Milano), automobilistico (Fiat) e elettrico, favorito dalla costruzione di una rete ferroviaria, dalla scelta protezionistica, dal riordinamento del sistema bancario. Il decollo industriale porta ad un drastico aumento dell’emigrazione, dovuta alla sovrabbondanza della popolazione rispetto alle capacità produttive dell’agricoltura, che nel mezzogiorno restava arretrata. Dal Mezzogiorno, a differenza del nord, dove la popolazione si spostava all’interno del vecchio continente, la popolazione si spostava in territori extraeuropei (USA).

I governi Giolitti e le riforme

Politica interna

Giolitti si impose tre obiettivi: -allargamento del suffragio

- statizzazione delle ferrovie

- riforma fiscale (imposta progressiva sul reddito)

Per quanto riguarda l’allargamento del suffragio, realizzato nel lungo periodo, si arriva ad un suffragio maschile universale (si poteva votare o a 21 anni, se si aveva avuto una istruzione di base o, in alternativa, se si aveva partecipato al servizio militare, altrimenti a 30 anni); per quanto riguarda la statizzazione delle ferrovie, queste erano in precedenza in mano ai privati e ciò comportava diversi scioperi che ostacolavano il trasporto di persone e di prodotti, poi con la riforma di Giolitti, esse vengono affidate alla gestione statale; per quanto riguarda invece la riforma fiscale, si vuole introdurre l’imposta progressiva sul reddito che sarebbe andata a ridistribuire le ricchezze. La riforma non passa, poiché Giolitti non ottiene il supporto dei socialisti. Altra importante novità, riguarda l’introduzione di leggi speciali per il Mezzogiorno, che miravano a interventi specifici per il miglioramento dell’agricoltura (Basilicata), per il miglioramento dell’industria (Puglia e Campania) e per la soluzione di problemi legati alle catastrofi naturali come i terremoti (Calabria).

Viene poi introdotto il monopolio statale dell’assicurazione sulla vita, con la creazione di un sistema pensionistico.

Politica estera

Per quanto riguarda la politica estera, Giolitti si avvicina alla Francia, sempre però rimanendo all’interno della Triplice alleanza, che si era incrinata, poiché l’Italia non aveva ricevuto i dovuti compensi, in seguito all’espansione dell’Austria in Bosnia Erzegovina. Nonostante Giolitti sia contro l’Imperialismo, tuttavia colonizza la Libia, in maniera tale da ottenere il supporto dei conservatori per far passare la riforma del suffragio universale maschile; la decisione di colonizzare la Libia, portò ad una guerriglia con l’impero Turco, in quanto la Libia era un suo protettorato.

La politica di Giolitti fu criticata dai socialisti rivoluzionari, dai cattolici democratici, i quali accusavano Giolitti di far opera di corruzione, dai liberali-conservatori come Sidney Sonnino, i quali accusavano Giolitti di attentare alle tradizioni risorgimentali, venendo a patti con i nemici delle istituzioni e mettendo così in pericolo l’autorità dello Stato e infine fu criticato dai meridionalisti, come Gaetano Salvemini.

Prima guerra mondiale

L’evento scatenante della prima guerra mondiale fu l’uccisione a Sarajevo il 28 giugno 1914 dell’arciduca Francesco Ferdinando erede al trono degli Asburgo. L’attentato è stato pianificato da organizzazione terroristiche con base operativa in Serbia, in quanto lo stato Serbo rivendicava la Bosnia Erzegovina. Poco dopo l’attentato l’Austria dichiarò guerra alla Serbia ritenuta corresponsabile dell’attentato. Il conflitto che ne scaturì vide contrapposti gli Iperi centrali (Germania e Austria-Ungheria) alle potenze dell’intesa (Francia, Inghilterra, Russia). La Germania, soffrendo del problema dell’accerchiamento, decise di mobilitare l’esercito e di attuare il piano Schlieffen, che consisteva in un attacco lampo contro la Francia, per poi attaccare la Russia, cche aveva un esercito molto potente, ma lento a prepararsi. La Germania, per attaccare la Francia, violò la neutralità del Belgio, provocando l’entrata in guerra dell’Inghilterra; la Francia, tuttavia riuscì a bloccare la Germania in una guerra di trincea, che provocò il fallimento del piano sopra citato.

Situazione italiana

In Italia si sviluppano due diverse correnti riguardo l’entrata in guerra: da una parte i neutralisti, che erano in maggioranza e vedevano tra le loro fila i cattolici, i socialisti e la maggioranza dei liberali, tra cui Giolitti, dall’altra gli interventisti, che pensavano ad una guerra lampo, ed erano soprattutto la sinistra democratica, formata da repubblicani, social riformisti e radicali, e la destra nazionalista e liberal conservatrice (Sonnino-Salandra). Gli interventisti riescono tuttavia a mobilitare le piazze e, grazie al supporto del re, l’Italia, il 26 aprile 1915, firmò il cosiddetto patto di Londra, con la Francia l’Inghilterra e la Russia, tramite cui, in caso di vittoria, il nostro Stato, avrebbe ottenuto le terre irredenti, parte della Dalmazia, Rodi e Dodecanneso, la città di Valona in Albania e un bacino carbonifero in Turchia. L’entrata in guerra dell’Italia, prevista dopo massimo un mese alla stipulazione del patto di Londra, avvenne il 23 maggio, con la dichiarazione di guerra all’Austria.

Tra il 1915 e il 1916 la guerra sviluppatasi sul fronte italiano francese non portò a nessun successo definitivo e ciò fece tramontare le speranze di una guerra lampo. Sul fronte italiano la geurra gli austriaci indietreggiare sull’Isonozo e nel Carso e le quattro offensive di Cadorna non portarono a nessun successo italiano. Così nel giugno del 1916 l’Austria decise di passare alla controffensiva con la cosiddetta spedizione punitiva (Strafexpedition) chiamata cosi per il fatto che l’Italia aveva tradito la Triplice Alleanza; questo contrattacco spinse l’Italia sulla difensiva e portò all’interno del nostro paese un cambio di governo che divenne un gabinetto allargato presieduto da Boselli.

La svolta del conflitto

La svolta del conflitto avvenne nel 1917 per due motivi: il tracollo dell’esercito russo e l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Il primo fenomeno fu causato da una serie di rivolte interne al paese che portò all’abdicazione dello Zar e all’abbandono del fronte da parte della stragrande parte dell’esercito; ciò comportò la creazione di un governo cadetto che era d’accordo con la continuazione della guerra, che però fu progressivamente abbandonata per le numerose sconfitte subite. Il secondo fenomeno, che vede l’entrata in guerra degli Stati Uniti, avvenne con la dichiarazione di guerra nell’aprile verso Germania e Austria a difesa della triplice Intesa; i motivi della scelta statunitense furono che la sconfitta dell’Intesa avrebbe causato numerose perdite per gli americani, che l’entrata in guerra avrebbe favorito la democrazia in Europa e che i Tedeschi violarono la libertà dei mari nei loro contrasti con l’Inghilterra.

La disfatta di Caporetto

Il 1917 fu l’anno più difficile della guerra per l’Italia e per tutta l’Intesa: molti furono i casi di manifestazioni popolari contro il conflitto e gli episodi di ribellione fra le stesse truppe. In questo clima di debolezza, un’armata austriaca, rinforzata da sette divisioni tedesche attaccò le linee italiane sull’alto Isonzo e le sfondò nei pressi del villaggio di Caporetto. Gli attaccanti avanzarono in profondità nel Friuli, mettendo in atto per la prima volta la nuova tattica dell’infiltrazione, che consisteva nel penetrare il più rapidamente possibile nel territorio nemico senza preoccuparsi di consolidare le posizioni raggiunte, ma sfruttando invece la sorpresa per mettere in crisi lo schieramento avversario. La manovra fu efficace e, buona parte delle truppe italiane, per evitare di essere accerchiate, dovettero abbandonare le posizioni che tenevano dall’inizio della guerra. Prima di essere sostituito da Armando Diaz, il generale Cadorna gettò le colpe della disfatta sui suoi stessi soldati, accusandoli di essersi arresi senza combattere. In realtà la rottura del fronte era stata determinata dagli errori dei comandi, che si erano lasciati cogliere impreparati dall’attacco sull’alto Isonzo. Questa disfatta ebbe comunque ripercussioni positive sul corso della guerra italiana e i soldati si trovarono a combattere una guerra difensiva, contro un nemico che occupava una parte del territorio nazionale. In breve fu costituito un nuovo governo di coalizione nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando; gli stessi leader dell’ala riformista del Partito socialista, con in testa Filippo Turati, assicurarono la loro solidarietà allo sforzo di resistenza del paese. Evidente fu inoltre lo sforzo di sollevare le condizioni materiali e morali dei combattenti, garantendo vitto più abbondante, licenze più frequenti e maggiori possibilità di svago. Fu svolta un’opera sistematica di propaganda fra le truppe attraverso la diffusione dei giornali di trincea e la creazione di un Servizio P (cioè propaganda) che si avvaleva anche della collaborazione di numerosi intellettuali di prestigio. Con queste pubblicazioni si cercò di prospettare ai soldati la possibilità di vantaggi materiali di cui il paese e i singoli cittadini avrebbero potuto godere in caso di vittoria.

L’ultimo Anno di Guerra

Gli Stati dell’Intesa vollero accentuare il carattere ideologico della guerra presentandola come una difesa della libertà dei popoli contro i disegni egemonici dell’imperialismo tedesco. Questa concezione della guerra trovò il suo interprete più autorevole nel presidente americano Wilson. Nel 1918 Wilson presentò un programma di pace in 14 punti.

I 14 punti invocavano l’abolizione della diplomazia segreta, il ripristino della libertà di navigazione, la soppressione delle barriere doganali, la riduzione degli armamenti e inoltre, il presidente americano formulava alcune proposte concrete circa il nuovo assetto europeo che sarebbe dovuto uscire dalla guerra: piena reintegrazione del Belgio, della Serbia e della Romania, evacuazione dei territori russi occupati dai tedeschi, restituzione dell’Alsazia –Lorena alla Francia, possibilità di sviluppo autonomo per i popoli soggetti all’impero austroungarico e a quello Turco, rettifica dei confini italiani secondo le linee indicate dalle nazionalità. Nell’ultimo punto si proponeva infine l’istituzione di un nuovo organismo internazionale, la società delle nazioni, per assicurare il rispetto delle norme di convivenza tra i popoli.

Le trattative di pace hanno luogo in diverse città d’Europa e per ognuna di queste si prende in considerazione uno stato diverso. A Versailles ci si occupa della situazione tedesca a cui tocca pagare delle riparazioni di guerra nei confronti di Francia e Belgio. Tutte le colonie tedesce cadono in mano a Francia e Inghilterra, la Renania, il bacino del Sar, l’Alsazia e la Lorena vengono affidati alle Francia; inoltra la flotta tedesca si autodistrugge al posto di cadere in mano inglese.

A st. Germain si tratta invece della questione austriaca a cui vengono tolti diversi territori tra cui la Boemia (ceduta alla Repubblica Ceca), le terre irredenti (all’Italia) e la zona Balcanica alla Jugoslavia. Ciò porterà alla mancanza di industrie all’Austria che causerà a gravi problemi di sussistenza , che spingerà all’idea di un’unificazione con la Germania, idea non approvata a St. Germain.;

A Trianon si tratta della situazione ungherese, a cui vengono tolti dei territori a favore della Jgoslavia a sud e della Repubblica Ceca, per quanto riguarda i territori slovacchi.;

A Neully si tratta della Bulgaria, che si riduce e cede la Tracia alla Grecia;

A Servès si tratta invecedell’Impero ottomano: si riduce ad uno Stato turco; Siria, Palestina e Libano vengono organizzate in mandati, sottoposti alla Società delle Nazioni. Inoltre Rodi e Dodecaneso erano turchi e si stabilisce che sarebbero passati alla Grecia, ma ciò non avviene.

Russia

Nel marzo 1917 la rivolta degli operai e dei soldati di Pietrogrado provocò la caduta dello zar e determinò la formazione di un governo provvisorio di orientamento liberale. Di questo governo entrarono a far parte tutti i partiti a eccezione dei bolscevichi. Intanto veniva crescendo il partito parallelo dei soviet (consigli eletti direttamente da operai e soldati). Con il ritorno di Lenin in Russia i bolscevichi accentuarono la loro opposizione al governo provvisorio poiché chiedevano la pace immediata, a differenza del governo provvisorio piu propenso alla guerra, e il passaggio di tutti i poteri ai soviet.

Rivoluzione d’ottobre

Con la presa del palazzo d’inverno la salita al potere dei bolscevichi (1917) incontrò l’opposizione della maggioranza delle forze politiche.

L’uscita della Russia dalla guerra (trattato di Brestlitovsk del 1918) provocò l’intervento militare dell’Intesa in appoggio alle armate bianche, costituite dalle truppe ribelli al governo e ciò portò i bolscevichi a instaurare una vera e propria dittatura e grazie alla riorganizzazione dell’esercito (Armata Rossa) il governo riuscì a prevalere.

Terza Internazionale

La vittoria dei bolscevichi russi nella guerra civile rese possibile l’attuazione di un progetto che Lenin aveva concepito fin dall’inizio della prima guerra mondiale: sostituire alla vecchia internazionale socialista una nuova internazionale comunista che coordinasse gli sforzi dei partiti rivoluzionari di tutto il mondo e rappresentasse una rottura definitiva con la social democrazia europea colpevole di aver tradito gli ideali internazionalisti. La struttura e i compiti dell’internazionale comunista furono fissati soltanto nel secondo congresso che si tenne a Mosca nel 1920 e fu lo stesso Lenin a fissare in 21 punti le condizioni a cui i singoli partiti avrebbero dovuto sottostare. I partiti comunisti dei vari paesi nascquerò strettamente dipendenti dalle direttive dell’internazionale controllata dai Russi e quindi non riuscirono ad ottenere adesione della maggioranza della classe operaia.

Dal comunismo di guerra alla Nep

Nel 1918 il governo bolscevico attuò una politica economica più energica e autoritaria (comunismo di guerra) basata sulla centralizzazione delle decisioni e sulla statalizzazione di gran parte delle attività produttive, con cui si cercò di risolvere il problema degli approvvigionamenti per le città; furono istituiti in tutti i centri rurali dei comitati con il compito di provvedere all’ammasso e alla distribuzione delle derrate; venne incoraggiata la formazione di fattorie collettive (kolchoz) e delle fattorie sovietiche (sovchoz) gestite direttamente dallo stato e dai soviet locali. Questa politica ebbe tuttavia scarsi risultati e aumentarono il malcontento dei contadini e degli operai.

Nel Marzo 1921 ci fu un mutamento di rotta grazie alla Nep (nuova politica economica) la quale ebbe conseguenze benefiche sull’economia. Essa, basata su una parziale liberalizzazione delle attività economiche, stimolò la ripresa produttiva, ma ebbe anche effetti non previsti, come la crescita dei contadini ricchi (kulaki), degli imprenditori e la comparsa di una nuova classe di trafficanti (Nepman).

La nascita dell’Urss

Nel 1922 nasce l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss). La prima costituzione era stata varata nel 1918, in piena guerra civile e rispecchiava l’importazione operaista e consiliare del gruppo dirigente bolscevico; essa stabiliva che il potere doveva appartenere unicamente e interamente alle masse lavoratrici e ai loro autentici organismi rappresentativi: i soviet degli operai, dei contadini e dei soldati. Essa prevedeva inoltre che il nuovo Stato avesse carattere federale, rispettasse l’autorità delle minoranze etniche e si aprisse all’unione con altre future repubbliche sovietiche. La nuova costituzione dell’Urss, approvata nel 1924, dava vita a una complessa struttura istituzionale, in cui il potere supremo era affidato al Congresso dei soviet dell’Unione. Il potere reale era però nelle mani del Partito comunista. Era il partito a fornire le direttive ideologiche e politiche cui si ispirava l’azione del governo. Era il partito a controllare la potentissima polizia politica. Questo partito era inoltre organizzato secondo i criteri di rigido centralismo. Lo Stato, che si proclamava fondato sulla democrazia sovietica, finiva così con l’essere governato, attraverso un apparato fortemente centralizzato, dal ristretto gruppo dirigente del Partito bolscevico. Questa nuova costituzione comportava di fattonla dittatura del Partito comunista. I bolscevichi si proposero anche di trasformare cultura e valori tradizionali: da ciò la lotta contro la Chiesa ortodossa, nuove norme sulla famiglia e i rapporti tra i sessi, l’impegno nell’istruzione e nell’educazione dei giovani.

Da Lenin a Stalin

Nel 1922 Stalin fu nominato segretario generale del Partito comunista dell’Urss. Con la malattia di Lenin e la quasi contemporanea ascesa di Stalin, le cose cambiarono rapidamente e si crearono dissensi interni. Il primo grave scontro all’interno del gruppo dirigente ebbe per oggetto il problema della centralizzazione e della burocratizzazione del partito. Protagonista sfortunato della battaglia fu Trozkij, il più autorevole e popolare, ma anche il più isolato, rispetto agli altri leader di primo piano (Zinove’v, Kamenev e Bucharin). Trozkij sosteneva inoltre la rivoluzione permanente, mentre Stalin sosteneva che, nei tempi brevi, la vittoria del socialismo in un solo paese era possibile e probabile. Tuttavia Stalin riuscì a emarginare Trozkij e a sbarazzarsi anche dell’opposizione di sinistra (Zinove’v e Kamenev) che chiedeva la fine della Nep (a differenza di Bucharin e di Stalin) e l’accelerazione dello sviluppo industriale. In questo modo, Stalin affermò il suo potere personale.

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