martedì 31 gennaio 2012

MARX (FILOSOFIA)

MARX (da pag.68 a 82)


La filosofia di Marx si concentra su quello che lui stesso chiama materialismo storico. Marx critica infatti Feuerbach che aveva sì giustamente ripreso la dialettica hegeliana ma senza applicarla dal piano della coscienza religiosa al piano della dimensione sensibile e concreta dell’uomo, nonostante avesse ribaltato la posizione hegeliana ponendo a fondamento della sua filosofia la dimensione concreta sensibile dell’uomo; Feuerbach, secondo Marx, descrive l’emancipazione solo ed esclusivamente a livello speculativo senza presentare invece la vera emancipazione ovvero quella che deve avvenire sul piano della prassi, dell’agire concreto. Per questo la filosofia di Feuerbach può essere considerata solo come critica, poiché si limita a rimanere nell’ambito della coscienza religiosa, non considerando che il piano della coscienza è solo un semplice aspetto della realtà umana più complessa della quale a Marx interessa la componente sensibile e concreta. Feuerbach svolge quindi una funzione conservatrice, concentrandosi solo sulla critica teoretica. La vera filosofia invece, secondo Marx, deve essere rivoluzione, deve arrivare all’emancipazione sul piano della prassi. Marx sembra “correggere” Feuerbach con Hegel che invece aveva già studiato la prassi nella dialettica servo-padrone. Marx rimprovera inoltre a Feuerbach il fatto di non riflettere adeguatamente sul fondamento dell’alienazione religiosa: secondo Marx infatti, l’alienazione religiosa ha alla base un’alienazione più profonda che è quella sul piano della prassi. Se si vuole arrivare all’emancipazione dell’uomo bisogna fare una rivoluzione sul piano sociale: solo a questo punto non ci sarà più bisogno della religione che non è altro che uno strumento consolatorio a cui l ‘uomo ricorre perché è alienato a livello della prassi. Un’altra grande differenza tra Feuerbach e Marx riguarda la staticità o no della natura umana. Se per Feuerbach la natura umana è statica, ovvero non può cambiare, secondo Marx, essendo l’uomo autoproduzione e quindi producendo questo la sua stessa essenza, qualora società (essenza dell’uomo) dovesse modificarsi, anche l’essenza dell’uomo muterebbe. E’ la stessa attività dell’uomo però che produce il cambiamento.

Secondo Marx, la prassi non è altro che l’essenza generica, sociale dell’uomo: riguarda dunque i soggetti che interagiscono tra di loro e con la natura. La prassi si esprime a livelli diversi: dalla creazione dei mezzi di sussistenza, alla produzione artistico-culturale, alla creazione di istituzioni o di sistemi economici. Nel sistema di tipo capitalistico però l’uomo, quanto più produce attraverso il lavoro, tanto più si impoverisce, dal momento che viene privato dell’oggetto del proprio lavoro. Questo prende il nome di alienazione. Il significato dei termini alienazione e oggettivazione è analogo al significato che ne dava Feuerbach: l’oggettivazione è l’immissione della propria essenza attraverso il lavoro nell’oggetto del proprio lavoro; l’alienazione è il mancato appropriarsi dell’oggetto del proprio lavoro in quanto questo viene sottratto e quindi l’essere privati della propria essenza. Nel documento a pagina 91 del volume 3 Marx afferma che nella società capitalista l’alienazione avviene su 4 livelli:
- l’uomo viene privato dell’oggetto del proprio lavoro
- e quindi anche della stessa attività lavorativa: il lavoro diventa quindi costrittivo e unilaterare(=specializzazione in un solo settore) e si assiste allo sconvolgimento del rapporto mezzo-fine. Il lavoro infatti invece di essere il fine diventa solo un mezzo con il quale soddisfare le inclinazioni bestiali dell’uomo (nutrizione e riproduzione) che potrebbero essere considerate non solo bestiali ma anche umane solo qualora fossero solo un mezzo.
-Dal momento che l’attività lavorativa libera e cosciente dell’uomo definisce la sua essenza generica, l’uomo viene privato anche di quest’ultima e considera il lavoro mezzo per soddisfare i propri interessi individuali.
-Il lavoro alienato quindi estranea l’uomo dagli altri uomini spezzando il suo legame organico con tutti i membri del genere umano, sia con i capitalisti ma anche con gli altri operai con i quali si stabiliscono dei rapporti di concorrenza e competizione.
Il materialismo storico di Marx, in base al grado di divisione del lavoro, individua diverse forme di proprietà:
-proprietà tribale: è caratterizzata da attività quali la pastorizia, la caccia e la pesca e non prevede nessuna forma di proprietà privata
-proprietà della comunità antica: gli schiavi cominciano ad essere utilizzati come forza lavoro e cominciano a nascere le prime forme di capitale
-proprietà feudale: predomina l agricoltura e si genera il capitale
-proprietà capitalistica: predomina l’industria.
Marx prevede un netta divisione tra la struttura e la sovrastruttura. La prima determina la seconda. La struttura è la trasformazione dialettica della prassi e la cui modifica è dovuta al conflitto tra rapporti di produzione e forze produttive. (esempio: il capitalismo emerge nella società feudale cambiandola completamente ma anche il capitalismo stesso non è l’ultimo livello di sviluppo della prassi: questo sarà superato dal comunismo.)
La sovrastruttura o coscienza dipende invece dalla struttura ed è quindi l’insieme dei caratteri ideologici di un popolo: arte, cultura, sistema filosofico o politico, ecc. Secondo Marx l’ideologia da’ solamente l’impressione di essere autonoma; in realtà non è altro che un prodotto della struttura e quindi il riflesso della classe dominante; perciò il considerare l’ideologia o sovrastruttura come autonoma è negativo: in questo modo si fornisce infatti una visione distorta della realtà, tendendo inoltre a giustificare la azioni della classe dominante.
Un altro aspetto di cui Marx si occupa nel suo testo “Critica all’ideologia tedesca” è il seguente: considerare l’ideologia come autonoma rispetto alla struttura significa escludere la possibilità che la filosofia possa essere intesa come rivoluzionaria, come un mezzo per cambiare la prassi. Per questo la critica agli hegeliani di sinistra è sempre molto forte: la loro posizione conservatrice non è accettata la Marx.
Marx è portato a criticare anche il metodo utilizzato dagli economisti classici (Smith e Ricardo) in quanto lo considera metodo intellettualistico: così come l’intelletto oppone soggetto e oggetto e tende ad assolutizzare l’universale, essi tendono ad assolutizzare alcune nozioni astraendole dal processo storico in cui sono inscritte; per esempio il concetto di capitalismo, proprietà private o le stesse leggi che stanno alla base del capitalismo, considerato, tra l’altro, parte della natura umana. Il loro è un metodo ideologico dice Marx, e non dialettico: considerano il capitalismo sempre valido e non come una fase di un processo dialettico, destinata appunto ad essere superata. Il metodo di Marx prevede invece il partire da fatti concreti dai quali successivamente si ricavano concetti astratti e che poi devono essere inseriti all’interno del processo storico senza essere assolutizzati. Quest’ultimo punto era quello che mancava al metodo degli economisti classici.

IL CAPITALE (pag. 78)

Il capitale è uno dei testi più importanti di Marx nel quale egli analizza la struttura del capitalismo senza però astrarlo dal processo storico ma considerando gli sviluppi della prassi nelle società passate e anche gli sviluppi successivi della prassi(=superamento capitalismo e avvento del comunismo).
Marx si preoccupa ne Capitale di dare una definizione al valore che le merci hanno e che si manifesta attraverso il loro prezzo. Ci sono due tipi di valore:
-valore d’uso: è il valore delle merci definito in base ai bisogni che queste soddisfano. In base a questo criterio le merci, le quali ovviamente soddisfano bisogni diversi, sono considerate diverse tra loro;
-valore di scambio: è il valore delle merci definito in base al lavoro socialmente necessario per realizzarlo. L’identità consiste nel lavoro incorporato nelle merci. Inoltre, secondo Marx, lavoro e merce sono inscindibili: se fossero divisi, la merce diventerebbe allora un feticcio, proprio come in quelle religioni nelle quali la divinità è creata dall’uomo che la considera poi un’entità in sé e per sé. Non è quindi corretto considerare la merce come se avesse un valore di per sé.
La differenza principale tra i sistemi pre-capitalistici e la società capitalista sta nello schema dialettico che le caratterizza. Nella società pre-capitalista il punto di partenza (TESI) è la merce con la quale poi si acquisisce del denaro(ANTITESI) e con cui poi si recupera altra merce (SINTESI). Il punto di partenza e di arrivo corrisponde dunque alla merce. Nella società capitalista invece, lo schema è opposto: il punto di partenza è il denaro usato poi per acquistare materie prime e mezzi di produzione e dal quale si ricava della merce, venduta per ottenere una maggiore quantità di denaro. Ora ci si chiede: da dove viene la quantità di denaro in più? Questa deriva dal lavoro dell’operaio che vende al capitalista la propria forza lavoro. Parte del valore che produce viene ricompensato attraverso il salario (necessario al sostentamento dell’operaio); il valore che invece viene prodotto dal plus lavoro, lavoro non compensato con salario, diventa plusvalore. Anche se potrebbero sembrare due sinonimi, plusvalore e profitto presentano delle differenze: il plusvalore è il rapporto tra il tempo di pluslavoro e il tempo impiegato per produrre la sussistenza del lavoratore. Il profitto è invece tutto ciò che rimane al capitalista dopo aver pagato i salari o le spese per i mezzi di produzione. Il fine della società capitalistica è appunto il profitto, il cui aumento è determinato da una particolare organizzazione del sistema:
1. Aumentare le ore di lavoro e ridurre i salari limiti: i salari non possono scendere oltre un certo livello
2. Specializzazione del lavoro formazione di un “lavoro sociale” che favorisce la cooperazione e la collaborazione
3. Utilizzo dei macchinari il lavoro diventa costrittivo e l’operaio è un’appendice della macchina.
Essendo Marx appartenente alla corrente degli hegeliani di sinistra che negano l’esistente (ogni sintesi è la tesi di un processo dialettico successivo), egli, come già detto prima, sostiene che il capitalismo sia un sistema che sarà portato alla dissoluzione viste le contraddizioni interne che lo caratterizzano:
- i capitalisti assolutizzano il principio della libertà individuale ma intanto parlano di cooperazione e di lavoro sociale;
- l’obiettivo dei capitalisti è aumentare il profitto ma di fatto si registra una caduta tendenziale del saggio di profitto a cui Marx da questa spiegazione: saggio di profitto= plusvalore fratto capitale variabile(usato per pagare i salari) più capitale costante (valore investito per l’acquisto dei macchinari). Il saggio di plusvalore è invece il rapporto tra plusvalore e capitale variabile. Dal momento che il rapporto tra plusvalore e capitale variabile è da considerare costante; in quanto i salari sotto un certo livello non possono scendere, ci troviamo a riscontrare che il saggio di profitto diminuisce perché aumenta il capitale costante. (il rapporto profitto capitale costante è infatti inversamente proporzionale).
Da questa riflessione alcuni critici hanno colto una contraddizione interna al ragionamento di Marx: se consideriamo infatti la definizione che lui da di saggio di plusvalore, citata poco sopra, sembra che la sua tesi abbia come presupposto il fatto che solo il lavoro dell’operaio è fonte di valore. Prima però aveva affermato che il sistema capitalistico, grazie ai macchinari, riesce ad aumentare il plusvalore. La contraddizione è la seguente: se si afferma che attraverso l’introduzione di macchinari il plusvalore aumenta, non si può contemporaneamente affermare che il saggio di plusvalore è il rapporto tra plusvalore e capitale variabile senza introdurre il capitale costante.


INTERPRETAZIONI DI MARX:

Linea scientifica che guarda non al Marx filosofo ma al Marx scienziato, al Marx del materialismo storico. La tesi di fondo è la seguente: il materialismo storico di Marx è non solo un modo di interpretare la storia, ma è il modo di funzionare della natura stessa. Condivide questa linea interpretativa:
Althusser(pag.461)
Althusser guarda al Marx che sa evidenziare la molteplicità dei fattori storici che caratterizzano la società, occupandosi quindi della struttura oggettiva della realtà. Il filosofo individua nella realtà stessa diverse contraddizioni. La contraddizione principale tende ad influenzare tutte le altre che a loro volta no sono puramente passive ma svolgono un ruolo attivo; posso quindi influenzare la orassi e incidere su questa. Per questo motivo si è soliti affermare che Althusser riconosce la produzione causale della dimensione sovrastrutturale che non è più sola passività.

Linea filosofica che guarda appunto al Marx filosofo, teeorico della prassi. In questo ambito si collocano due autori:
Gramsci(pag 288) e Lucac(pag 403).
Gramsci innanzitutto sottolinea l’importanza della prassi rivoluzionaria che cambia radicalmente la società. Egli da’ un’interpretazione positiva della rivoluzione bolscevica in quanto i rivoluzionari realizzano proprio la prassi rivoluzionaria: essi, nonostante non siano veri e propri marxisti in quanto ne violano alcune teorie, si concentrano sulla rivoluzione. Il filosofo inoltre assimila il marxismo allo storicismo sottolineando che il marxismo è una forma di filosofia che annulla ogni forma di trascendenza religiosa o metafisica. Concludendo, Gramsci evidenzia lo stretto legame storia filosofia, sostenendo di conseguenza che sia impossibile trovare una filosofia universale: anche il marxismo, quando non saremo più in una società comunista, sarà destinato ad essere superato.
Lucac tende invece a contrapporre il metodo dialettico, cui appartiene il marxismo, alla scienza moderna. Il primo non è settoriale ma ha prospettiva globale, coinvolge soggetto e oggetto e non ha scopo contemplativo-conoscitivo ma rivoluzionario. La scienza moderna ha invece una prospettiva settoriale, intellettualistica ed ha una funzione contemplativa occupandosi solo dei fatti come entità isolate. Lucac tende inoltre a sottolineare l’importanza di una presa di coscienza da parte del proletariato per la realizzazione di una società comunista vera e propria. Anche per lui quindi, la sovrastruttura (ideologia), ha un ruolo attivo.

Nessun commento:

Posta un commento