lunedì 9 gennaio 2012

MEDEA, EURIPIDE (GRECO)

Dialogo tra Medea ed Egeo, vv. 663-730, pag. 99-105

Durante il seguente dialogo, che si svolge tra Medea ed Egeo, re di Atene, la protagonista cercherà di trovare un rifugio sicuro dove stabilirsi una volta compiuto il delitto.

Nella parte iniziale ci si concentra sulla figura di Egeo: il re di Atene si è appena recato presso l’oracolo di Delfi per avere un responso su come avere dei figli, poiché, pur essendo sposato, ne è ancora privo. Dopo aver ricevuto il vaticinio, che gli imponeva di non unirsi a nessuna donna prima di aver nuovamente raggiunto il focolare dei padri, decide di recarsi a Trezene , presso il re Pitteo, alleato di Egeo, esperto di responsi divini; è proprio sulla strada per Trezene che si ferma a Corinto e incontra Medea.

Nella seconda parte, invece, l’attenzione ritorna sulla protagonista: Egeo, notando il suo aspetto deperito, ne domanda le cause. Di nuovo Medea riassume la sua vicenda, ponendo l’accento sul tradimento ingiusto da parte di Giasone. Non appena Egeo apprende che le nuove nozze hanno un fondamento “politico”, capisce che Medea è veramente rovinata; ella non può più sperare che il marito ritorni sui suoi passi, tanto più che ora è stata esiliata dalla terra corinzia.

Nella parte finale del brano, Medea supplica Egeo di ospitarla nella sua terra; in cambio ella offre i suoi servigi di maga, in modo da consentire ad Egeo di avere una discendenza e, quindi, un futuro felice. All’ idea di figli, infatti, era spesso associata quella di felicità: i figli aiutano e sostengono i genitori nella vecchiaia e inoltre, portano avanti il γενος.

Egeo acconsente, promettendo a Medea di darle un rifugio sicuro e di non consegnarla a nessuno, rispettando così il vincolo dell’ ospitalità. Ma ciò ad una sola condizione: deve essere Medea, di sua volontà, a lasciare Corinto, poiché Egeo non vuole commettere alcuna ingiustizia verso i suoi ospiti.

(Sul concetto di ospitalità e condizione di esule integrare con il testo pag. 96-97 della Medea)

Vi sono tre punti non chiari in questi versi:

- Innanzitutto, non è chiaro come e quando Medea ed Egeo si possano essere conosciuti (all’inizio del dialogo si salutano infatti come “amici”)

- Al verso 680, Medea anticipa la fine del vaticinio: infatti, prima ancora che Egeo abbia finito di parlare, ella domanda “Prima di fare cosa o di aver raggiunto quale terra?”, come se fosse scontato che l’oracolo imponesse una limitazione di questo tipo.

- Al verso 681 Egeo risponde “Prima di giungere nuovamente al focolare dei miei padri”, ma secondo il mito, Egeo “scioglierà il piede sporgente dell’otre” unendosi a Etra, la figlia di Pitteo, a Trezene, e quindi prima di aver raggiunto nuovamente Atene.

Questa incongruenza può forse essere spiegata come una visione “a posteriori”: Trezene è infatti la patria di Teseo, nato dell’unione tra Egeo ed Etra, che sarà poi il fondatore mitico dell’ Attica riunita.

E: Rallegrati, Medea! Infatti nessuno sa rivolgere

un saluto più bello di questo agli amici.

M: Rallegrati anche tu, Egeo, figlio del sapiente

Pandione. Da dove visiti il suolo di questa terra?

E: (Lo visito) Lasciando l’antico oracolo di Febo.

M: Perché sei andato all’ombelico profetico della Terra?

E: Per cercare di capire come avere seme di figli.

M: Per gli dei! Vivi dunque ancora senza figli?

E: Sono privo di figli per volontà di un qualche dio.

M: Hai una moglie o sei inesperto di nozze?

E: Non sono privo del giogo del matrimonio.

M: Che cosa ti ha detto Febo riguardo ai figli?

E: Parole troppo sapienti perché un uomo possa comprenderle.

M: E’ lecito che io conosca il responso del dio?

E: Certo, poiché c’è bisogno di una mente sapiente.

M: Che cosa, dunque, ha vaticinato? Dillo, se è lecito saperlo.

E: Non devo sciogliere il piede sporgente dell’otre

M: Prima di fare cosa o di giungere in quale terra?

E: Prima di giungere di nuovo al focolare dei miei padri.

M: E tu, per quale motivo navighi verso questa terra?

E: C’è un certo Pitteo, signore della terra di Trezene…

M: … figlio di Pelope, come dicono, molto pio.

E: Voglio comunicargli il responso del dio.

M: Infatti è un uomo saggio ed esperto di queste cose.

E: E per me il più caro tra tutti gli alleati.

M: Allora buona fortuna, e che tu ottenga ciò che desideri.

E: Ma perché il tuo sguardo e il tuo volto sono così deperiti?

M: Egeo, mio marito è per me il più cattivo tra tutti i mariti.

M: Cosa dici? Dimmi apertamente le tue sofferenze.

M: Giasone mi fa un torto, senza averne subito alcuno da parte mia.

E: Avendo fatto quale azione? Dimmelo in assoluta libertà.

M: Ha una donna padrona della casa oltre a me.

E: Dunque può aver osato un’azione tanto ignobile?

M: Sappilo bene, io che prima ero cara, ora sono disprezzata.

E: Si è innamorato o aveva in odio il tuo letto?

M: Un grande amore, non è stato fedele agli amici.

E: Vada allora, se, come dici, è malvagio.

M: Ha desiderato imparentarsi con i sovrani.

E: Chi gli concede la sposa Finisci per me il racconto.

M: Creonte, che regna su questa terra di Corinto.

E: Era comprensibile che tu fossi afflitta, donna.

M: Sono rovinata e vengo mandata in esilio.

E: Che dici? Tu racconti un’altra nuova sventura che è una disgrazia.

M: Creonte mi caccia esule dalla terra.

E: E Giasone lo permette? Io non lo approvo.

M: A parole no, ma vuole tollerarlo.

Ti prego, per il tuo mento

e per le tue ginocchia, sono supplice,

abbi pietà, abbi pietà di me infelice

e non permettere che io sia scacciata sola

ma accoglimi nella tua terra, nella tua casa, presso il focolare.

Così Eros sia per te propizio per i figli, per gli dei

e tu possa morire felice.

In ciò non sai che cosa hai trovato:

ti farò smettere di essere senza figli e ti farò

generare seme di figli, io conosco tali sostanze.

E: Sono pronto a donarti questo favore, per molti motivi,

donna, in primo luogo per gli dei, poi per

i figli di cui preannunci la nascita:

a questo sono tutto rivolto.

Per me è così: se tu verrai nella mia terra,

cercherò di proteggerti, perché sono giusto.

Ma questo ti do come avvertimento, donna:

non voglio allontanarti da questa terra,

ma se tu stessa verrai nella mia casa

resterai sicura e non ti consegnerò a nessuno.

Allontana tu stessa i piedi da questa terra:

voglio essere privo di colpe nei confronti degli ospiti.

IL DILEMMA DI MEDEA, pag. 259-263 della letteratura, vol. 2 tomo 1

VENDETTA E AUTODISTRUZIONE, pag. 266-269, letteratura vol. 2 tomo 1

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