venerdì 2 dicembre 2011

ETA' FLAVIA (LATINO)

Età Flavia (imperatori: Vespasiano-Tito-Domiziano) [da pag. 158 a 160]:

In questa età non c’è nessun tipo di libertà e non c’è il sostegno di diffondere e sostenere i valori tipici dell’età repubblicana, vige un solo un tipo di potere, quello dell’imperatore ed è per questo motivo che chi scrive sceglie di scrivere sotto il consenso e l’approvazione dell’imperatore. La forma più alta di espressione artistica in questo periodo è l’emulatio (Quinquiliano) che però molto spesso finisce per diventare semplice e banale imitazione. Gli scrittori sono spesso funzionari pubblici e provengono da ceti medio-bassi. Gli autori non si posso più dedicare a tempo pieno alla letteratura perché essa non è più sostenuta e finanziata dagli imperatori, per questo motivo che gli scrittori si ritrovano a dover ricorrere ad altri lavori. La letteratura e la poesia latina, in questo periodo, non acquisiscono nulla di innovativo.
I due principali autori di questo periodo per quanto riguarda il genere epico sono:
1. Valerio Flacco
2. Silio Italico

VALERIO FLACCO


Scrive “ARGONAUTICHE” poema epico che si rifà al modello greco di Apollonio Rodio in età ellenistica. Si narrano le vicende di Giasone e il suo viaggio alla ricerca del vello d’oro. è un poema epico in esametri, è diviso in 8 libri. Nell’opera non ricorre più l’eroe omerico, Giasone è obbligato a viaggiare, contro la sua volontà, è scarsamente motivato ed è caratterizzato da dubbi ed incertezze, al contrario dei poemi epici tradizionali acquista importanza la figura femminile (Medea).

MEDEA ADDORMENTA IL DRAGO (pag.175)

All’interno del mito di Giasone e Medea vengono inseriti altri miti poco conosciuti dal pubblico (Ino e Endimone), ciò è tipico dei poeti alessandrini. Al verso 10 si trova l’espressione “eroe assillato dall’ansia” insolito per quanto riguarda la caratterizzazione di un eroe. Le parole utilizzate da Giasone nei confronti di Medea servono ad avere un maggiore aiuto da parte della donna. Dal verso 34 al verso 45 ricorrono i famosi giuramenti che la Medea di Euripide rievoca (ovviamente l’opera di Euripide è antecedente a quella di Flacco). Dal verso 62 in poi si vede Medea in azione come maga nel pieno delle sue forze, invoca il Sonno, parla e poi addormenta il drago ecc… Ciò che emerge di significativo nel poema di Flacco è il “nuovo” modo in cui si descrive il modello femminile. C’è una trasformazione del personaggio femminile che passa da ragazza giovane che si innamora di Giasone a donna e maga che pur di seguire Giasone mette in pratica tutti i suoi saperi anche quelli magici.
SILIO ITALICO
Scrive poema epico intitolato “Punica” in cui si racconta la seconda guerra punica. Si tratta di un tema storico ma lontano nel tempo (diverso da Lucano). Ripercorre la nascita dell’avversione tra Roma e Cartagine e di conseguenza narra la grandezza di Roma. Silio si avvicina alle prime forme di epica romana: Mevio.
Annibale strumento dell’ira di Giunone pag, 179
Prima di questo passo c’è il proemio con l’invocazione alla Musa. Nel primo paragrafo riassume in pochi versi le vicende a partire dall’origine di Cartagine (Didone) fino ad arrivare alla fine della prima guerra punica. Nel secondo paragrafo viene presentato il discorso di Giunone ad Annibale in cui riassume la seconda guerra punica, con questo discorso inoltre si dà una legittimazione divina all’operato di Annibale. Appena il discorso finisce si presenta Annibale come giovane guerriero abile e astuto ma lontano dalla strada della giustizia, infatti i cartaginesi erano caratterizzati dai romani come feroci. Inoltre in questo passo emerge il modo tipico di presentare il nemico romano, come valoroso, forte ecc… in modo da rendere la vittoria ancora più importante.

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