venerdì 2 dicembre 2011

LUCANO (LATINO)

VITA E OPERE (da pag 152 a 157)
Lucano vive durante l’epoca di Nerone e Seneca, di cui è nipote. Lucano nasce in Spagna, si trasferisce successivamente a Roma e viene introdotto negli ambienti della corte dallo zio. Scrive molti testi pur essendo molto giovane e dai titoli delle sue opere si capisce che aderisce completamente alla politica dell’imperatore, predilige le indicazioni dategli dalla corte, infatti predilige il poema epico. Questo genere letterario è molto diffuso nell’epoca imperiale proprio perché è difficilmente sottoponibile a censura poiché tratta solitamente un tema mitico e lontano dalla storia contemporanea. Tra Lucano e Nerone inizialmente si instaura un rapporto di amicizia e apprezzamento soprattutto da parte dell’imperatore verso lo scrittore. Tuttavia questo rapporto va deteriorandosi, per due motivi principali:
× Rivalità letteraria, di conseguenza Nerone lo accusa di aver partecipato alla congiura dei Pisoni e quindi viene indotto al suicidio;
× Rivalità politica, Lucano avrebbe tentato un distacco dalla politica dell’imperatore e avrebbe realmente preso parte alla congiura contro di lui.
La sua opera più celebre è il Bellum Civile o Pharsalia, si tratta di un poema epico. Lucano mantiene come punto di riferimento l’Eneide di Virgilio, che è ritenuta un modello classico, ma ne prende anche le distanza differenziando il suo poema in alcuni punti:
× Il contenuto è storico, parla degli eventi che hanno portato alla fine della repubblica e l’inizio del principato, scelta che avrebbe potuto portare la censura.
× il numero dei libri è 10, un numero insolito per il genere epico, in cui si utilizzavano i multipli di 6 (es: Eneide 12 libri). Alcuni dicono che sia dovuto al fatto che non abbia fatto in tempo a finire l’opera a causa del suicidio indotto, secondo altri non si può dire che manchino esattamente 2 libri.
× lo stile è quello tipico dell’età giulio-claudia ovvero la spezzettatura all’interno delle frasi (simbolo del disagio per l’epoca in cui si vive), il barocchismo e il gusto per il macabro, che si può ritrovare anche nelle tragedie di Seneca.
× intento dell’opera non è come quello dell’Eneide, ovvero celebrativo nei confronti della grandezza di Roma. in questo poema è presente la guerra civile come avvisaglia di una nuova era caratterizzata dall’assenza di pace e libertà.
× viene a mancare il tipico eroe epico. In questo poema si presenta l’anti-eroe, non si trova il “buono”, ci sono personaggi che potrebbero diventare buoni (Pompeo e Catone) ma emergono come personaggi privi delle tipiche caratteristiche di un eroe. Pompeo potrebbe essere un eroe perché è colui che presenta il minor numero di caratteristiche negative, ma tuttavia non riesce a realizzarsi come tale. Catone pur essendo mosso da motivazioni nobili viene presentato come indeciso ed esitante; non viene presentato nessun eroe in cui possano confluire gli ideali dell’autore. Cesare invece è presentato come il “cattivo”.

“DIGRESSIONE PRESENTE NEL BELLUM CIVILE" (pag.157)

Questa è una digressione inserita dall’autore nel corso del racconto per mostrare le sue capacità letterarie, ma è considerata come una pagina a se stante. Si può notare il gusto barocco e per il macabro tipici di Lucano.

POMPEO E CESARE (pag. 163)

Viene presentata la contrapposizione tra il cattivo e un possibile buono. Pompeo viene paragonato a una quercia, simbolo della gloria passata, oggetto di venerazione per le azioni compiute in passato. Inoltre si allude al fatto che Pompeo non partecipi ad una guerra da molto tempo. Cesare invece è nel momento del suo massimo splendore ed è mosso da una brama di dominio. Viene paragonato ad un fulmine, simbolo della potenza e non importa dove colpisce, purché riesca ad affermare il suo potere.

CATONE E BRUTO (pag. 167)

Qui viene presentato il discordo di Catone rivolto a Bruto, questo discorso è presentato in risposta ai consigli chiesti da Bruto allo stesso Catone. Questi due personaggi sarebbero i potenziali buoni ma entrambi celano lati oscuri. Bruto propende per la neutralità e propone questa soluzione anche a Catone, il quale risponde dicendo che le guerre civili sono un abominio ma non può fare il semplice spettatore. Con il suo discorso Catone riesce a smuovere Bruto e a farlo tendere per la guerra civile.

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