lunedì 27 febbraio 2012

SCHOPENAUER (FILOSOFIA)


SHOPENAUER (da pag. 5 a pag. 11)

Lo scritto più importante di Schopenauer che, tra l’altro, influenzò molto anche Nietzsche, è “Il mondo come rappresentazione e volontà”. Da questo si puù comprendere tutta la sua riflessione filosofica.
Schopenauer ritiene infatti che il mondo non sia altro che una rappresentazione, ovvero qualcosa che non esiste in se e per se ma esiste solo in quanto rappresentato. Il mondo è costruito dalla soggettività in base a 3 categorie: spazio, tempo e causalità. Queste permettono l’individuazione dell’oggetto: spazio e tempo sono le categorie della sensibilità mentre la causalità è la forma a priori dell’intelletto.  La differenza principale rispetto a Kant è che, mentre per quest’ultimo l’intelletto giudica ma non intuisce, per Schopenauer l’intelletto intuisce. Schopenauer è molto critico nei confronti sia dei realisti sia degli idealisti. I primi infatti ritengono che l’oggetto esista indipendentemente dal soggetto e fanno quindi derivare il soggetto dall’oggetto; gli altri invece ritengono che l’oggetto non sia altro che creazione del soggetto,  risolvendo quindi l’oggetto nel soggetto. Sch. Ritiene invece che la conoscenza sia data dall’unione di soggetto e oggetto in quanto indissolubili: nessuno può prevalere sugli altri. Il mondo come rappresentazione è caratterizzato dall’ordine e dalla razionalità. Sch. Si chiede se sia in qualche modo possibile squarciare il “velo di Maya” (espressione ripresa dalla filosofia indiana), ovvero il mondo come apparenza, per arrivare al noumeno. Anche Kant si era posto il problema della realtà in se: egli aveva dichiarato l’impossibilità per l’uomo di arrivare a conoscere la realtà in se, pur riconoscendo, a livello morale, il valore della volontà come qualcosa di incondizionato.
Secondo Sch. è possibile arrivare a conoscere la realtà in se attraverso l’esperienza che noi facciamo del nostro corpo: infatti questo può essere conosciuto sia come un qualsiasi oggetto ma anche come sede di  una forza assolutamente irriducibile alla rappresentazione che è la volontà. Quest’ultima si manifesta come brama di vita, come una forza cieca e irrazionale che non conduce a nessun tipo di ordine o di stabilità essendo al di là del mondo fenomenico, e che mira solo alla conservazione di se. Per analogia il filosofo considera questa definizione di realtà come principio primo non solo dell’uomo ma della realtà intera.
La volontà si oggettiva secondo diversi gradi; il più basso è quello caratterizzato dalle forza naturali quali gravità, magnetismo e elettricità, per poi arrivare agli impulsi tipici degli animali fino a quello propri degli individui umani, Ci sono poi anche delle oggettivazioni della volontà che sono una “via di mezzo” tra la cosa in se e il fenomeno ovvero le idee, modelli universali secondo cui si conforma la realtà. La visione di Sch. è sicuramente pessimistica, visto che tutto ciò che è armonia e ordine è soltanto illusione. La società civile e politica nascondono solamente un prevalere di forza ed egoismo. La storia quindi non è altro che irrazionalità, diversamente da come pensava Hegel. La volontà, in quanto desiderio di qualcosa che non è ancora stato raggiunto è privazione; in quanto soddisfazione momentanea del conseguimento dell’oggetto della volontà è noia.
Esistono 3 modi secondo Sch. per liberarsi dall volontà:
1) ARTE. Nell’arte l’uomo si eleva alla contemplazione di un qualcosa di universale (idee) astraendo da spazio tempo e causalità che individuano un oggetto che viene contemplato quindi come qualcosa di universale. Questo comporta che anche l’artista si liberi dall’individualità per contemplare l’universale. Questa capacità di liberazione dall’individualità è però limitata al tempo in cui l’oggetto viene prodotto e quindi l’arte non è altro che un processo poco stabile di liberazione dalla volontà. L’arte prevede una classificazione in base alla quale, partendo dai livelli più bassi, si arriva a gradi di manifestazione della volontà sempre maggiori. La classificazione è la seguente: architettura scultura pittura letteratura(tragedia) e musica. La tragedia è il massimo grado di oggettivazione della volontà. Le tragedie si distinguono in base a 3 criteri ovvero se la vicenda è messa in moto da un essere mostruoso, se è frutto di una fatalità oppure se è determinata dai caratteri dei singoli personaggi ovvero dalla struttura della realtà stessa. Quest’ultima è quella che Sch considera più elevata proprio perché attribuisce il dolore alla realtà stessa evitando di introdurre qualcosa di esterno e accidentale. La musica invece non è oggettivazione della volontà ma è presentazione intuitiva della volontà stessa in quanto attraverso la melodia mette in luce la pluralità dei desideri e delle passioni dell’uomo.
2) MORALE
La morale si divide in diritto e compassione. Entrambi sono modi di liberazione dalla volontà. Grazie al diritto infatti l’uomo non compie azioni che possono ledere la volontà degli altri e contiene la sua brama di vita. Mediante la compassione invece ci si immedesima negli altri e ci si libera da una prospettiva individualistica.
3)ASCESI
E’ il modo migliore e più stabile di liberazione dalla volontà. L’ascesi consiste nella repressione di tutti i desideri della vita sensibile: il desiderio del mangiare o l’impulso sessuale.
Una volta compiuto questo processo si passa dalla VOLUNTAS alla NOLUNTAS ovvero la non volontà, la liberazione totale dal desiderio. A questo punto si diventa saggi. Nonostante si potrebbe pensare che Sch. sia favorevole al suicidio in quanto negazione della volontà di vita, questo è un errore. Il suicidio infatti non è altro che un’affermazione della volontà di vita stessa in quanto il suicida VUOLE porre fine alla propria vita.

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