mercoledì 29 febbraio 2012

TACITO-DIALOGUS DE ORATORIBUS

DIALOGUS DE ORATORIBUS

Lo stile di quest’opera si discosta da quello tipico di Tacito e si avvicina maggiormente a quello di Cicerone, ma poiché rientra in un determinato genere letterario imita lo stile tipico di quel genere e di conseguenza allo stile di Cicerone. Una cosa simile accomuna le altre opere di Tacito, l’Agricola rimanda a Sallustio mentre la Germania a Cesare, queste somiglianze però riguardano i contenuti e non lo stile. La decadenza dell’oratoria è un argomento tipico della letteratura dell’età Giulio-Claudia e Flavia. Ci sono due tesi a riguardo della decadenza dell’oratoria:

× Colpa attribuita alle scuole (Petronio; Tacito non la condivideva)

× Retorica ed eloquenza possono fiorire solo in periodi vivi dal punto di vista politico, ovvero nella repubblica e non nell’impero in cui c’è mancanza di libertà (visione condivisa da Tacito)

La fiamma dell’eloquenza p.409

36.1 La grande eloquenza, come una fiamma, è aumentata dalla materia (argomento o combustibile a seconda che si parli di fiamma o di fiamma o eloquenza) ed è stimolata dalla vivacità e ardendo risplende. La stessa ragione ha promosso anche nella nostra società l’eloquenza degli antichi.

36.2 Infatti sebbene gli oratori anche di questi tempi conseguirono quei risultati che era lecito raggiungere in uno stato meno ordinato, in pace e fiorente, tuttavia sembravano conseguire per se risultati maggiori in quella situazione di sconvolgimento e libertà sfrenata, in un momento in cui la situazione era sfrenata e priva di una sola guida ed essendo ciascun oratore potente tanto quanto il popolo disorientato poteva essere persuaso.

36.3 Da questa situazione derivano leggi in continuazione e la ricerca della fama presso il popolo, i discorsi dei magistrati che per così dire passavano le notte sui rostri, le accuse contro i colpevoli potenti, le inimicizie che si riversavano anche nelle famiglie i partiti dei patrizi e le continue lotte del senato contro la plebe.

36.4 Anche se questi singoli aspetti laceravano lo stato tuttavia stimolavano l’eloquenza di quei tempi e sembravano fornire grandi ricompense poiché, quando può ciascuno era abile nel parlare tanto più facilmente otteneva cariche tanto più superava i suoi colleghi proprio nelle cariche tanto più otteneva presso i patrizi riconoscimento presso i senatori autorità e presso la plebe fama.

36.5 Questi abbondavano di clienti di nazioni straniere, i magistrati in procinto di partire per le province li onoravano al ritorno preture e consolati sembravano addirittura chiamarli, quelli (gli oratori) nemmeno da privati erano senza potere poiché reggevano il popolo e il senato con autorità e decisione.

36.6 Anzi proprio loro si erano persuasi che nessuno senza l’eloquenza potesse o ottenere nella città (a Roma) o mantenere una posizione di assoluto rilievo

36.7 E non c’è da stupirsi poiché erano portati (a parlare) di fronte al popolo anche contro volontà (non erano preparati, improvvisavano) poiché non era sufficiente decidere velocemente in senato se non per chi sostenesse la sua idea con ingegno ed eloquenza, poiché avevano la possibilità di rispondere di persona quando erano oggetto di qualche ostilità o accusati, poiché erano costretti a prestare anche testimonianza nei processi pubblici non assenti e né per iscritto ma a voce essendo presenti.

36.8 Così anche una grande necessità si aggiungeva alle più alte ricompense dell’eloquenza (eloquenza era anche necessaria) e come l’essere considerato eloquente era ritenuto bello e fonte di gloria così al contrario il sembrare muto e privo di lingua era considerato vergognoso.

Commento

36.1 L’eloquenza si è sviluppata fino ai tempi di Tacito perché era inserita nel giusto contesto, c’era la materia prima.

36.2 I tempi della repubblica erano una gran confusione, gli oratori erano seguiti perché riuscivano a convincere il pubblico. Al tempo di Tacito c’è una guida politica forte, c’è lo stato e quindi anche pace e ordine. La repubblica rimarrà per Tacito un periodo di confusione anche dal punto di vista politico mentre inizialmente ha fiducia nel principato, visto come garante della pace, questa convinzione andrà via via sfumando. Lui non loda i tempi antichi, vede nel periodo che sta vivendo un ottimo periodo, egli si focalizza sull’ordine che viene a mancare nel periodo repubblicano.

36.3 Oratori che facevano di tutto per farsi valere. I magistrati a volte coincidevano con gli oratori. L’oratoria fiorente in questo periodo si alimentava con i disordini, per Tacito è meglio avere uno stato pacifico che un’oratoria fiorente in un tempo disordinato.

36.5 Si rifà allo stile di Cicerone ma risente delle influenze del suo secolo. Inoltre già Seneca ha apportato grandi modifiche nella sintassi. Stesso pronome con delle varianti, soggetto o oggetto (variatio). Si potrebbe trovare un nesso con Cicerone ma non solo anche Seneca e Quintiliano, lo stesso Seneca ha lasciato un segno tangibile nella letteratura latina.

36.6 Tacito spesso usa coppie di aggettivi o sostantivi che spesso riconducono ad endiadi. Parla ancora degli oratori in età repubblicana che alla fine erano i veri detentori del potere sia a Roma sia fuori città.

36.7 prove del fatto che gli oratori erano davvero i detentori del potere. Non avevano mai la possibilità di scrivere qualcosa ma per far valere le proprie tesi dovevano esporla di fronte a un pubblico.

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