venerdì 18 novembre 2011

ANTONIO CANOVA (ARTE)


OPERE
Pag.11, Tomo 5. AMORE E PSICHE. (1787-1793). È un gruppo scultoreo realizzato da Antonio Canova. Sono presenti caratteristiche neoclassiche: armonia, dinamismo e perfezione. L’opera rappresenta il dio Amore e la fanciulla Psiche nel momento appena precedente il bacio. Tra i due c’è una perfetta armonia nei movimenti, infatti l’opera non rappresenta la passione dirompente, ma il momento di equilibrio in cui i due personaggi si perdono l’uno nello sguardo dell’altro. Non è raffigurata una passionalità  travolgente, ma l’amore è qui inteso ancora come casto, puro e esclusivamente platonico (caratteristica tipica del neoclassicismo). Il mito racconta che Venere diede a Psiche un vaso da portare in dono a Proserpina; Psiche non avrebbe dovuto assolutamente aprirlo, ma ella, vinta dalla curiosità, lo aprì e cadde in un sonno profondo. Amore accorse per svegliarla con un bacio. Due sono le possibili interpretazioni di quest’opera: la prima vede le due figure come metafora dell’eterno dialogo tra l’amore e la morte (rappresentata da Psiche che era caduta in un sonno profondo), la seconda invece come allegoria della fanciullezza, dell’amore tra i giovani.Pag. 66, Tomo 5. PAOLINA BONAPARTE BORGHESE COME VENERE VINCITRICE. (1804-1807) La scultura, realizzata in marmo, a grandezza naturale, rappresenta Paolina Bonaparte, la sorella di Napoleone, nell’incarnazione di Venere Vincitrice. Tale scelta artistica è spiegata dallo scalpore che avrebbe suscitato la rappresentazione di una donna senza veli (infatti il nudo era permesso solo nella scultura di personaggi divini); inoltre essa è un omaggio al committente (la famiglia di Napoleone viene vista come famiglia dell’Olimpo). Si capisce che si tratta proprio di Venere grazie alla mela che la donna tiene in mano: questo dettaglio ci ricorda infatti il giudizio di Paride. Egli si trovò a dover scegliere a quale dea tra Era, Afrodite e Atena assegnare il pomo d’oro, dono che spettò infine ad Afrodite. La scultura è di marmo bianco, ad eccezione del triclino in legno. Originariamente conteneva un meccanismo che permetteva alla scultura di girare, consentendo agli spettatori di poterla ammirare da tutte le angolazioni, senza doversi spostare.
Pag. 62, Tomo 5. MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA CRISTINA D’AUSTRIA. Monumento commissionato dal duca Alberto di Sassonia, per commemorare l’amata moglie deceduta. Innovativa è la forma piramidale che rimanda senza dubbio alla cultura egizia, molto di moda a quel tempo, grazie alla campagna in Egitto attuata in quegli anni da Napoleone. Sulla sinistra, sul gradino più alto, vediamo la Pietà che porta l’urna con le ceneri della defunta, accompagnata da due bambine. Sul gradino intermedio invece abbiamo la Carità, alla quale si appoggia un vecchio cieco, che si trova sul gradino più basso e chiude il corteo. Sulla destra il Genio della morte, appoggiato ad un leone (simbolo di fortezza), abbandonati ad un sonno eterno. Posta sopra la porta della piramide, che rappresenta il passaggio tra la vita e la morte, è presente un architrave con la frase “uxori optimae Albertus(all’ottima moglie, Alberto). In alto, all’interno di una cornice tonda vi è l’effige di Maria Cristina.  

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