martedì 15 novembre 2011

IL "DOPO KANT" (FILOSOFIA)


SCHILLER (pag.503):

Schiller,filosofo fortemente influenzato da Kant e,in particolar modo,dalla Critica del Giudizio,partendo dal problema della felicità,individua,nell’uomo,due principali tendenze,la “sensibilità” e la “ragione” e sostiene che esse debbano essere armonizzate.
Si può quindi considerare anima bella quella che,tramite quella dote naturale chiamata “grazia”,spontaneamente,conciglia le due tendenze.
Tuttavia,se nella realizzazione di questa attività si dovessero trovare degli ostacoli,sarebbe necessario un provvisorio prevalere della componente razionale,perseguendo così la “dignità”.
Questa armonia da costituire si può ottenere soprattutto con il gioco,ovvero l’arte,in cui si sviluppa il libero gioco delle facoltà umane(finalismo senza scopo-massima libertà).
Quando parla di arte,Schiller considera,più che altro,la poesia nelle sue due forme,poesia ingenua e poesia sentimentale.
La prima,che trova il suo massimo apice nel mondo greco,ha funzione mimetica,di imitazione di una realtà concepita come unitaria e armonica(per Kant invece l’arte può essere solo originale,non un’imitazione).
La seconda,propria del mondo moderno,caratterizzato da scissione e disagio da parte dell’uomo,esprime un’attività superiore poiché il poeta,consapevole di questo conflitto,è in grado di coglierne l’armonia di fondo,trascendendo il proprio tempo(cfr.Kant:sentimento verso il sublime e giudizio riflettente).

HOLDELRIN (pag.505):

Holderlin,analogamente a Schiller,considera il mondo moderno come caratterizzato da conflitti e scissione e sottolinea la necessità di cogliere l’unità profonda del tutto,fine realizzabile attraverso l’esperienza della bellezza.
Il soggetto si trova quindi di fronte ad una totalità che non riesce a comprendere e,in un primo momento,prova un senso di inferiorità rispetto ad essa,ma,successivamente,supera il conflitto appunto con l’esperienza del bello(atteggiamento verso il sublime).
Questo processo si può dunque riassumere in tre punti:consapevolezza della scissione-sentimento-unità.

JACOBI:

Jacobi concentra il suo pensiero sul problema della conoscenza,che lui divide in “intellettiva” e “razionale”.
La prima rappresenta l’esperienza,la scienza ed è sempre una conoscenza condizionata,mentre la seconda indica una relazione con l’incondizionato(anima-mondo-Dio).
Secondo Jacobi,l’errore della filosofia tradizionale è quello di oggettivare,considerare come oggetto di esperienza anche l’incondizionato.
L’unico strumento,indicato dal filosofo,per cogliere l’incondizionato,è la fede,che è caratterizzata da passività,poiché si riconosce qualcosa che ci è dato,e da immediatezza.La fede è vista come un’esigenza del soggetto,che ha come primo pensiero l’incondizionato,quindi vi è una specie di conoscenza oggettiva.
            Jacobi si batte contro linee di pensiero come il panteismo,l’ateismo,il “razionalismo spinoziano”,che,secondo lui,riduce la realtà a semplice struttura geometrica,e contro il pensiero di Fiche.
Fiche viene infatti considerato come il “padre del nichilismo”,poiché,con la sua continua negazione dell’io e del non io afferma un’ininterrotta negazione dell’essere,negazione dell’autonomia in un processo che porta al nulla (*vedi Fichte).


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