venerdì 18 novembre 2011

HEGEL (FILOSOFIA)

1.      SCRITTI GIOVANILI (FASE PRE-FENOMENOLOGIA): (pag.da 535 a 540)
·         Lo spirito del cristianesimo e il suo destino
Tratta della natura profonda del cristianesimo e il suo ruolo nella storia. Abbozza la sua concezione dialettica applicata alla dimensione storica. Il cristianesimo è nato dall’ebraismo. Il mondo ebraico è caratterizzato da opposizione e scissione in tutti i suoi ambiti:
-rapporto uomo-dio
-natura-uomo
-popolo ebraico-altri popoli
-impulso-legge (la legge si impone dall’esterno)
Il mondo greco è invece caratterizzato da armonia, ingenua (originaria) armonia.
Il cristianesimo permette il superamento della scissione del mondo ebraico riproponendo l’armonia del mondo greco ma a un livello più alto, a un livello riflesso: c’è infatti la consapevolezza della scissione e il superamento di questa. Il nucleo del cristianesimo è infatti il concetto di amore, processo nel quale, gli individui stabiliscono un’unità ma con il riconoscimento e non l’annullamento delle differenze.
E’ qui presente lo schema dialettico hegeliano:
 mondo greco: TESI
 mondo ebraico: ANTITESI
 cristianesimo: SINTESI che necessita però della scissione
·         La differenza tra il sistema Fichtiano e il sistema Schellinghiano
Per comprendere la filosofia di Fichte e Schelling è necessario partire da Kant.
Kant: introduce la nozione di principio della filosofia che lui vede nell’io penso. L’io penso pone se stesso e pone l’esperienza. Questo principio però, colto a livello ideale, non riesce a dar conto fino in fondo della dimensione oggettiva che viene spiegata introducendo la sensibilità e quindi la realtà in sé.(cfr: residui di dogmatismo di cui parlava Fichte). Kant ha ancora una visione dualistica.
Fichte: supera il dualismo e riconduce tutto all’io puro ma, l’identità di soggetto e oggetto è solamente ideale.
Schelling: nell’assoluto c’è identità di soggetto e oggetto. L’assoluto non è ideale ma reale.
Hegel: se le prospettive di Kant e Fichte rimangono legate all’intelletto (=facoltà della scissione e dell’opposizione), Schelling assolutizza la ragione senza riflette sulla connessione necessaria intelletto-ragione. Secondo Hegel, infatti,.l’intelletto non è estraneo alla ragione, è una sua componente interna. La ragione, per realizzarsi necessita dell’intelletto. La Rgione è il superamento dell’intelletto.

2.      FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO(=percorso della coscienza dai gradi più bassi di conoscenza fino al sapere assoluto. (da pag. 540 a 545)
·         Prefazione
-La filosofia hegeliana è un sistema, una struttura organica in cui ogni parte è in relazione alle altre e in cui, per comprendere una parte bisogna aver presente il tutto. Quindi, nella prefazione, Hegel non vuole dimostrare la validità del suo punto di vista, cosa che  si avrà solo alla fine, una volta arrivati all’assoluto che comprende, al suo interno, tutti i passaggi precedenti.
-Il vero non è solo sostanza(realtà in sé e per sé) ma è anche soggetto che si realizza attraverso un processo dialettico e proprio per questo è reale.
-L’assoluto e quindi tutta la realtà è caratterizzata da un processo dialettico
-Il vero è l’intero: bisogna considerare le cose dal punto di vista della totalità.
-All’inizio abbiamo un’idea indeterminata dell’assoluto che noi possiamo avere per intuizione immediata. Poi, dopo il passaggio attraverso la mediazione, ovvero il dispiegarsi delle perfezioni che sono tra loro in opposizione, si arriva al terzo ed ultimo momento, quello dell’intuizione razionale.
Cfr.con Aristotele: Hegel gioca su 3 piani (in sé, per sé, in sé e per sé) mentre Arist. Parla solo di in sé e per sé.
·         Coscienza (l’attenzione è concentrata sull’oggetto che appare indipendente, appare altro.)
Sensazione: ha una pretesa illusoria, ovvero quella di essere caratterizzata solo dalla particolarità. La sensazione è la consocenza che un questi particolare ha di un questo particolare che si da nello spazio e nel tempo. Spazio e tempo sono però due dimensioni universali. Dunque, la sensazione, per essere pensata, deve essere necessariamente connessa alla dimensione universale (spazio/tempo).  La sensazione deve presupporre infatti la percezione.
Percezione: riferiamo molteplici caratteristiche generali a ciò che è dato qui ed ora. Contraddizione: come può essere una cosa una e molteplice allo stesso tempo? Si esce dalla contraddizione attraverso l’intelletto.
Intelletto: distinzione del livello dell’apparire(molteplicità) e del noumeno (unità). Con la separazione dei piani si esce dalla precedente contraddizione.
·         Autocoscienza
Vita: Il rapporto che c’è tra fenomeno e noumeno è il rapporto che c’è tra un centro di forza (noumeno) e gli effetti di questa forza (effetti). Questa forza che produce effetti è la vita. A questo punto l’autocoscienza è solo in potenza. Con la dialettica servo padrone l’autocoscienza comincia a svilupparsi.
Dialettica servo-padrone: l’io empirico (servo) guarda all’io puro (padrone) come a un modello.  L’io empirico attraverso il lavoro, immette la propria natura negli oggetti che forma. Questa sua propria natura interiore è il confronto con la morte, con la negazione assoluta. L’autocoscienza diventa quindi reale, si costituisce come consapevole e indipendente in seguito a un processo, come del resto diceva Aristotele. Se prima, a partire dalla vita, la coscienza comincia a prendere consapevolezza di sé come autonoma, ma a questo livello l’autocoscienza è ancora astratta, è solo autocoscienza signorile che la ha certezza di essere per sé ma in realtà, solo successivamente emerge la vera autocoscienza, quella servile, che si sviluppa attraverso il lavoro.
Stoicismo: gli stoici considerano assolutamente priva di valore la dimensione dell’esteriorità. A questo livello si riconosce una parità di rapporto tra io empirico e io puro anche se non si è ancora costituita la vera autocoscienza che si realizzerà solo quando l’io empirico si eleva completamente all’io puro, nella ragione.
Scetticismo: gli scettici non si limitano a considerare priva di valore l’esteriorità, ciò che è altro dal soggetto (fenomeno), ma addirittura lo negano. La coscienza scettica è caratterizzata da contraddizione. Essa è permanente in quanto negante (continua a negare i fenomeni) e non permanente in quanto dileguante (i fenomeni che vengono negati sono infatti parte della coscienza stessa). Si esce dalla contraddizione grazie alla
Coscienza infelice: la coscienza scettica proietta al di fuori di sé la dimensione permanente, tenendo per sé la pura precarietà, la dimensione quindi del divenire. L’obiettivo ora è la riunificazione con quella che ora è la dimensione esterna e trascendente. I mezzi per la riunificazione sono:
-devozione (preghiera e interiorità) à Non basta
-opere (dimensione oggettiva) à Non basta
-ascesi: liberazione da ogni molteplicità e scoperta di Dio(=dimensione permanente, ora trascendente della coscienza scettica) dentro di sé. A questo punto si passa alla ragione ovvero la consapevolezza della coscienza di essere ogni realtà.
·         Ragione
La ragione, a questo punto, cerca di “impossessarsi” della realtà. Si parla quindi di ragione osservativa per indicare la ragione che si limita a osservare la realtà per trovare in essa la legge che la regoli. L’osservazione però non basta: è necessario il piano dell’agire:
-agire faustiano: individuo che si vuole realizzare come singolo
-ragioni del cuore: il singolo sente una spinta alla realizzazione del bene comune
- eticità: dimensione morale che si realizza nell’azione comunitaria. Il singolo a questo livello opera volontariamente per realizzare un fine universale. Per Hegel l’eticità è la moralità concreta, storicamente realizzata. Il suo ragionamento è quindi diverso da quello di Kant per cui la moralità riguarda solo l’ambito interiore; c’è infatti una sproporzione, secondo kant, tra bene morale/intenzione e agire concreto.
A questo punto la ragione oggettivata nella vita concreta dei popoli diventa:
Spirito (=sviluppo dell’eticità). Tale sviluppo viene osservato nella storia e segue un processo dialettico:
1.      Greciaà livello dell’unità ma inizio della scissione nell’ambito della tragedia (legge famiglia VS legge stato)
2.      Romaà il diritto si impone dall’esterno. (livello della scissione)
3.      Cultura che si manifesta nell’Illuminismo e nella rivoluzione franceseà prevale il  livello della scissione (intelletto) e da’ valore alla riflessione rifiutando tutto ciò che è immediato, come la fede.
4.      Romanticismoà a questo punto, grazie alla riscoperta del valore della religione si ricostituisce l’unità che ricomprende al suo interno il momento della scissione: la rivoluzione francese è quindi un momento necessario per il raggiungimento dell’unità. Grazie a un recupero di alcuni elementi della fase precedente e a un avanzamento rispetto al passato, la ragione diventa:
·         SAPERE ASSOLUTOàha una portata storica. Arrivati a questo punto possiamo guardare tutto dal punto di vista della totalità e costruire il sistema.
3.      SISTEMA (da pag.545 a pag.560)
Ha come oggetto l’Idea o ragione assoluta e si articola in 3 parti.
·         LogicaHa come oggetto l’idea in sé, l’idea nella forma del puro pensiero: si occupa delle strutture razionali e formali della realtà, ha quindi una portata metafisica, a differenza della logica aristotelica che si occupa solo delle strutture astratte del nostro pensare e della logica kantiana in cui ci occupa delle strutture universali e necessarie non della realtà ma della conoscenza umana.
Nella storia l’oggettività ( natura in sé) è stata concepita in modi differenti:
-metafisica tradizionale (Leibniz e Cartesio): l’oggetto è in sé e per sé e quindi trascendente. Aspetto positivo per Hegel: questi pensatori hanno riconosciuto la capacità assoluta della conoscenza umana; aspetto negativo: si sono fermati all’intelletto (facoltà della scissione non applicabile all’indeterminato).
-empirismo (Hume e Kant): aspetto positivo: hanno sottolineato i limiti della metafisica tradizionale (con l’intelletto non possiamo conoscere l’incondizionato); aspetto negativo: posizione soggettivistica e non riconoscono la capacità dell’uomo di conoscere l’assoluto.
-intuizionismo (Shelling e Jacobi): aspetto positivo: introducono l’intuizione razionale attraverso la quale l’uomo può cogliere l’incondizionato. Aspetto negativo: arrivano all’incondizionato in modo immediato senza il processo dialettico, eliminando l’intelletto.
-posizione dialettica di Hegel: la ragione ricomprende al suo interno le scissioni dell’intelletto.
Hegel vuole ricavare tutte le categorie della logica e giustificarle:
§  ESSERE
E’ la categoria più generale, non presuppone nulla, è priva di determinazioni ed è l’orizzonte onnicomprensivo. Dal momento che è priva di determinzaioni, può essere vista come un niente (non ente, non essere.). Come può una cosa  essere e non essere allo stesso tempo tempo? Per risolvere la contraddizione si introduce la categorie del divenire. Questo non può che essere pensato in relazione a un ente ed è il processo di un orizzonte dinamico. L’ente deve essere pensato in per forza in relazione a un altro ente: la relazione tra i finiti (enti) ci rimanda alla categoria di infinito che è la totalità organica dei finiti. L’essere si divide in quantità, qualità e misura. Quest’ultima è la sintesi tra qualità e quantità poiché essa si riferisce a una qualità corporea che subisce una variazione  e viene misurata con elementi quantitativi (matematica).  Riflettendo sulla categoria di misura avviene il passaggio da essere ad essenza: la misura permette infatti di ricondursi ad una dimensione profonda della realtà in relazione alla variazione di caratteristiche superficiali.
§  ESSENZA
E’ la riflessione dell’essere su se stesso, è la dimensione della profondità. Questa dimensione di per sé non esiste e si manifesta per sua natura nel fenomeno. Quindi, a differenza di Kant, per cui il fenomeno è ciò che appare al soggetto, Hegel ritiene che il fenomeno sia sempre fenomeno del noumeno, ovvero manifestazione della realtà in sé.  La sintesi tra essenza e fenomeno è la realtà effettuale, ovvero ciò che esiste concretamente.
Ogni realtà non può che essere sottoposta alla categoria di identità che per Hegel non è immediata ma è frutto di un processo dialettico: prima di dire che una cosa è uguale a sé stessa, devo infatti distinguerla da sé e poi superare tale distinzione. La categoria di identità rimanda dunque alle differenze: la differenza si specifica poi come contraddizione: gli elementi si oppongono tra loro ma si implicano. Ma non è la realtà ad essere contraddittoria; infatti la contraddizione è solo un momento interno allo sviluppo dell’identità. La contraddizione è superata grazie al fondamento, sintesi di identità e contraddizione: quando c’è un rapporto di opposizione-implicazione tra i contrari non possiamo non pensare all’elemento comune che li fonda.
Il momento conclusivo della logica che tratta dell’essenza sono le categorie di relazione kantiana:
sostanza, causa e azione reciproca. Quest’ultima categoria analizza il rapporto causale a cui si rinvia necessariamente partendo dalla nozione di causa: c’è infatti un’azione di forza tra causa ed effetto che produce una reazione inversa che determina quindi un condizionamento reciproco delle parti. Questo condizionamento reciproco caratterizza la struttura del concetto. Il concetto è una struttura organica in cui ogni parte è in relazione a tutte le altre. Hegel considera il concetto da diversi punti di vista:
-concetto soggettivo (=logica formale aristotelica) caratterizzato a sua volta da una struttura dialettica: concetto (posizione), giudizio (relazione tra concetti), sillogismo (sintesi).
-concetto oggettivo: meccanismo (posizione) chimismo e teleologia.
-assoluto/idea: è vertice del concetto ed è vita, verità e bene assoluti.
·         Filosofia della natura
Ha come oggetto l’idea per sé o fuori si sé ovvero la natura. La scienza della natura non si limita a guardare la realtà dal punto di vista della fisico matematica che pretendeva di essere la filosofia della natura. La fisico-matematica è valida ma ci da’ una prospettiva parziale della natura; è caratterizzata infatti dalla facoltà dell’intelletto (facoltà della scissione) e parte da una serie di presupposti ingiustificati: che esista una natura, che questa possa essere conosciuta dal soggetto, che abbia una struttura quantitativa e che questa possa essere compresa dalla matematica.
I romantici criticano l’oggettivismo dei fisico-matematici: individuano infatti la divinità nella natura. Hegel invece rietiene la natura la più bassa manifestazione dell’assoluto perché non c’è a questo livello unità organica ma molteplicità.
I diversi gradi di manifestazione della natura sono: meccanica (massima esteriorizzazione), fisica e teleologia (organica). La teleologia è espressione della massima integrazione delle parti che si realizza nell’organismo animale in cui le parti estrinseche sono unite in un’unità organica. Nell’uomo la natura riflette su di sé da’ vita all’autocoscienza, passaggio necessario per arrivare allo spirito.
·         Spirito
Lo spirito rappresenta l’idea che è ritornata a sé e ha quindi come oggetto l’idea in sé e per sé. Lo spirito è la libertà che si manifesta a livelli diversi. Anche questo è determinato da una struttura dialettica:
§  Spirito soggettivoà è il costituirsi della libertà individuale. Si parte dall’antropologia in cui la vita porta la natura a riflettere su di sé e a scoprire l’anima (=principio attivo). Poi si passa alla fenomenologia (=alla fenomenologia dello spirito fino alla ragione anche se con ottica diversa: nel sistema si analizza tutto dal punto di vista della totalità). L’ultima fase del  processo è la psicologia, sintesi di teoria e pratica, ossia l’attuarsi della libertà (=capacità di conoscere il tutto e agire in forza del bene). La proiezione sul piano della natura dell’agire libero dei soggetti è lo
§  Spirito oggettivoàsi divide in:
-diritto astratto: insieme di norme che regolano la convivenza dei soggetti. E’ legato alla dimensione dell’esteriorità: la persona non è infatti il singolo nella sua specificità ma è è un soggetto uguale a tanti altri in quanto soggetto giuridico.  Il diritto astratto si articola in tre parti che sono la proprietà, il contratto, la violazione dello stesso e la pena che porta il singolo a riflettere sulle proprie azioni offrendogli la possibilità di reintegrarsi nella società. Si passa quindi alla dimensione dell’interiorità, dell’intenzione e quindi della moralità.
-moralità: = etica di Kant perché guarda all’intenzione del soggetto e non a ciò che deve fare concretamente.
-eticità: è la moralità concreta, è la concretezza della norma vissuta da un popolo. E’ caratterizzata anch’essa da uno sviluppo dialettico che parte dalla famiglia, che ha  alla base il bisogno naturale (unione sessuale), ma anche una componente spirituale: consapevolezza e volontà di seguire una norma compiendo dei doveri precisi. Il rapporto tra individui riuniti nei singoli gruppi familiari da’ origine alla società civile in cui ciascun gruppo, per soddisfare il bisogno della sopravvivenza, realizza uno scambio economico. Ciascuno, perseguendo il proprio bene, inconsapevolmente agisce per il bene comune anche se comunque l’obiettivo primo è il soddisfacimento dei beni particolari. Quando il singolo e i gruppi hanno come obiettivo primo il perseguimento dell’interesse generale, si realizza la dimensione dello stato.

Quando Hegel parla della costituzione interna per lui ideale dello stato si riferisce alla monarchia costituzionale che per altro, di li a poco, sarebbe diventata la costituzione della Prussia in cui appunto viveva Hegel. Il potere legislativo è diviso tra la il ceto agrario (conservatore) e il ceto industriale-commerciale, il potere governativo spetta ai funzionari di stato che analizzano le proposte di legge delle due camere,  mentre il sovrano prende la decisione finale, sintetizzando il contributo di tutti.
Lo stato è il vertice dell’eticità per questo ogni stato appare a se stesso come la totalità etica assoluta  la quale non riconosce alcun superiore di sé. Di qui l’impossibilità di un diritto internazionale che  abbia un fondamento etico come quello kantiano. Il diritto internazionale si riduce ai trattati che gli stati stipulano tra loro ed il cui rispetto dipende solo dalla loro volontà di riconoscerli. Gli stati quindi non hanno altro strumento per risolvere i loro problemi se non la guerra. Hegel ritiene che i rapporti tra i popoli corrispondano alla storia nella cui dimensione spazio temporale si manifesta lo spirito universale sotto forma di spirito del mondo. Quest’ultimo si manifesta in un particolare popolo o personalità che quindi acquisterà una posizione di predominio su tutti gli altri finchè non verrà realizzato un progresso tale da far si che lo spirito del mondo vada a manifestarsi in un altro popolo o personalità.
§  Spirito Assoluto à è l’identità di soggetto e oggetto, è l’autocoscienza dell’Assoluto, il momento in cui l’incondizionato è sia soggetto sia oggetto di conoscenza. L’autocoscienza dell’Assoluto avviene attraverso tre modi diversi:
-Arte: è l’autocoscienza dell’assoluto attraverso l’intuizione. E’ caratterizzata da forma (aspetto esteriore sensibilmente percepibile) e contenuto (l’assoluto).  Se nell’arte orientale il contenuto è ancora “nebuloso” e quindi c’è un forte squilibrio forma-contenuto, tale squilibrio viene risolto con l’arte greca dove c’è una perfetta compenetrazione forma-contenuto (il divino si esprime nella forma umana attraverso per esempio la scultura). Nel romanticismo viene ricreato ancora lo squilibrio e da parte dell’artista c’è una continua insoddisfazione dal momento che il contenuto viene riconosciuto come così ricco da non poter essere espresso concretamente. Si è consapevoli che l’arte non può essere la massima manifestazione dell assoluto.
-Religione: è l’autocoscienza dell’assoluto attraverso la rappresentazione. La religione spiritualizza il contenuto, i suoi dogmi hanno valore speculativo ma il contenuto stesso viene rappresentato attraverso immagini sensibili (padre-figlio-spirito santo). La religione riconosce la struttura dialettica dell’assoluto ma non la spiega razionalmente, la riconosce solo come fede o mistero.
-Filosofia: è l’autocoscienza dell’assoluto attraverso il concetto. La filosofia ci fa riconoscere il valore speculativo della religione e spiega razionalmente lo sviluppo dell’assoluto attraverso un processo dialettico.  La filosofia, ovvero lo studio delle categorie, di tutte le strutture del sistema presenti eternamente corrisponde alla storia della filosofia nella quale invece si indaga la manifestazione in successione, nella storia, delle categorie, della verità. Ogni filosofia quindi esprime la verità anche se con un grado di determinazione sempre maggiore; la verità raggiunge il suo apice con la filosofia hegeliana.

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