domenica 11 marzo 2012

FASE FACTA-FASE MUSSOLINI

FASE
FACTA
Luigi
Facta, giolittiano dalla personalità sbiadita, salì al governo nel
1922.
La
scarsa autorità del governo finì col dare ulteriore spazio alla
dilagante violenza squadrista; infatti a partire dalla primavera del
1922, il fascismo si rese protagonista di scorrerie e occupazioni
armate di provincie e grandi centri.
A
questa offensiva fascista però i socialisti non seppero opporsi,
infatti non trovarono soluzioni per contrastare la duplice azione dei
fascisti che da un lato aumentavano le violenze armate e dall'altro
si occupavano della manovra politica.
Fu
inutile, in quanto arrivata troppo tardi, la decisione del gruppo
riformista del PSI, che invece rimaneva intransigente, di dichiarare
la propria disponibilità ad un governo di coalizione.
Addririttura
disastrosa si rivelò poi la decisione di proclamare da parte dei
sindacati uno sciopero generale legalitario in data primo agosto per
difendere le libertà costituzionali: in questa occasione il fascismo
lanciò una nuova e più violenta offensiva nei confronti del
movimento operaio.
Ai
primi di ottobre del 1922 i riformisti di Turati abbandonarono il PSI
per fondare il nuovo Partito Socialista Unitario (PSU).
Il
progetto dei fascisti era quello di far convergere tutti i fascisti
italiani verso Roma facendo così pressione sul monarca, che in
questa occasione dovette scegliere se appoggiarli manetendo una pace
apparente o se opporsi dando il via a quella che sarebbe stata una
guerra civile.
Mussolini
intrecciò trattative con alcuni dei più importanti esponenti
liberali per la partecipazione fascista a un nuovo governo, rassicurò
la monarchia sconfessando le passate simpatie repubblicane e si
guadagnò il favore degli industriali proclamando l'iniziativa
privata.
Contemporaneamente
però, Mussolini lasciò che l'apparato militiare del fascismo si
preparasse apertamente alla presa del potere mediante un colpo di
stato.
L'organizzazione
fu affidata ai quadrumviri, tra cui De Vecchi, Italo Balbo e Bianchi,
che si trovarono a Perugia per coordinare la spedizione armata: i
prefetti in quest'occasione decisero di non bloccare l'iniziariva
poiché ritennero che fascisti fossero una forza d'ordine.
La
Marcia su Roma fu fissata per il 27 ottobre 1922.
In
questo stesso giorno, il capo del governo Facta si dimise, e fu
decisivo l'atteggiamento del re.
Quando
Vittorio Emanuele III arrivò a Roma, infatti, Facta lo accolse con
le carte per la firma dello stato di assedio, cioè il passaggio dei
potreri alle autorità militari, ma, sorprendentemente, il re rimandò
la firma al giorno successivo, decidendo di incontrare Diaz e
Tanderman, generale della flotta, che lo persuasero dal firmare.
Mussolini,
che si trovava a Milano pronto per fuggire in Svizzera, la mattina
del 30 ottobre scese a Roma per incontrare il re con l'intenzione di
prendere il governo.
Al
nuovo governo mussoliniano prendevano parte oltre cinque fascisti: un
liberale giolittiano, un “seguace” di Solandra, due popolari, il
nazionalista Luigi Federzoni e un indipendente esponente della
cultura Giovanni Gentile che ricopriva l'incarico di ministro
dell'istruzione (nel governo Giolitti il suo incarico era affidato a
Benedetto Croce che elaborò un importante riforma dell'istruzione).
Dall'ottobre
del 22 al 24 si avviò quindi la guida dello stato sotto un governo
di coalizione.
ORIGINI
DEL FASCISMO: All'interno del partito troviamo esponenti di diverse
ideologie come ad esempio socialisti, futuristi e rivoluzionari.
Un
ruolo molto importante fu quello del socialista Benito Mussolini.
Mussolini
era romagnolo, figlio di un socialista convinto, e studiò nella
scuola dei Salesiani all'istituto magistrale.
Successivamente
andò in Svizzera, dove restò per due anni, in cui venne in contatto
con molti gruppi di diversa ideologia politica e studiò
all'università di Losanna sociologia.
Il
giovane Mussolini rischiava l'arresto, ma con l'amnistia per il nuovo
erede al trono riuscì a tornare in Italia.
Qui
ricoprì diversi incarichi, tra cui quello di giornalista (La voce,
Leonardo) e anche di direttore del giornale rivoluzionario
dell'asburgica Trento.
Da qui
incomincò la sua ascesa all'interno del partito socialista.
Al
congresso di Reggio Emilia, come figura di spiacco, riuscì ad
escludere i revisionisti dal partito ed ad ottenere la direzione
dell' Avanti.
Avvicinandosi
alla guerra incominciò a difendere l'idea di pace, fino ad arrivare
ad un totale cambiamento della sua ideologia: le sue esperienze,
infatti, lo portarono a pensare che il socialismo sottovalutasse
l'idea di nazionalità.
Dopo
essere stato ferito durante la prima guerra mondiale, venne espulso
dall'Avanti e dal partito in quanto schieratosi a favore
dell'intervento; Mussolini fondò Il quotidiano dei combattenti e dei
lavoratori e anche un nuovo partito.
Da
questo momento ebbe un atteggiamento critico nei confronti di
Marxismo e Kautzkysmo, a Trento collaborò addirittura con Arturo la
Briola che era sindacalista rivoluzionario e in Svizzera ebbe
contatti con anarchici.
GOVERNO
MUSSOLINI
Politica
interna:
Presenza
di molti problemi affrontati secondo un ottica liberista per la
presenza del ministro De Stefani: riduzione dei dazi doganali,
incentivazione dei privati e altri interventi drastici che portaro
però a una rapida crescita del pil, riduzione della presenza dello
stato nella vita economica.
Eccezioni: alcuni provvedimenti
contrari alla linea liberista come per esempio quello a favore della
Banca Centrale, dell'industria dei Fratelli Ansaldo e altri
sostenitori.
De Stefani si dimetterà nel 24.
Riforma
scolastica: trasformazione completa del sistema preesistente,
crezione nel 23 del liceo classico.
Insegnamento
obbligatorio della religione cattolica alle elementari come prima
fase della formazione e successivamente veniva introdotta la
filosofia, diminuendo l'insegnamento della religione.
Si
inserì l'esame di stato affinchè le scuole private avessero un
riconoscimento.
Si
distinse inoltre il percorso liceale da quello professionale.
Vicinanza
dei vertici del Vaticano al fascismo per la questione romana,
infatti Mussolini intervenì per sostenere esigenze economiche della
Chiesa; Il partito popolare divenne sempre meno importante per i
cattolici in quanto i diritti venivano già garantiti dallo stato,
Mussolini nel 24 escluse due popolari e la Chiesa non reagì.

Istituzione
di due organi molto importanti per dare un' unità disciplinata al
partito cioè la milizia volontaria per la sicurezza nazionale, che
era un organo militare che doveva dare ordine alle squadre fasciste
sotto il comando di Mussolini, che in realtà voleva tenere come
riserva questo secondo esercito per, in caso di emergenza,
utilizzarlo come ulteriore strumento per la pressione politica, e il
gran consilio del fascismo, organismo che doveva coordinare,
controllare e occuparsi delle idee di base, in cui Mussolini era
garante dell'ordine.

Inflessione
verso la violenza dei comunsti, che vennero ampiamente contrastati
al contrario di sindacati e socialisti.
Nel
24 tentò di inglobare componenti della CGIL nei listoni, ma il suo
progetto fallì sia per la reazione di Matteotti (socialista) sia
per una base fascista (sindacati)
Mussolini
voleva nuove elezioni perchè aveva soltanto 35 membri in parlamento,
il suo progetto è quello di una maggioranza sicura, e vista la
partecipazione alla marcia su Roma e la forte crescita economica,
decise per un premio di maggioranza (Acerbo fece una legge che
prevedeva che un partito o una coalizione dovessero raggiungere
soltanto il 25% dei consensi; Mussolini facendo dichiarazione di
fedeltà alla monarchia e alla costituzione permise l'attuazione
della legge).
Cercò
di costituire liste miste, come fece Giolitti: una solo fascista, le
altre composta da persone che volevano occuparsi dello stato sempre
manenendo la subordinazione ai fascisti, come Salandra.
Si
arrivò a superare il 60% dei consensi.
Pur
non essendoci nessun motivo per utilizzare la violenza, siccome
Mussolini era certo della vittoria, ci furono degli atti violenti
contro socialisti e comunisti, ma anche contro cattolici.
La
maggioranza dei consensi si concentrò al centro sud (limite per
Mussolini) che non vedeva partecipazione nel partito a parte la
Puglia, il consenso spontaneo era soprattutto volto al riorientamento
delle clientele che dai partiti domanianti di prima si spostarono a
quello nuovo, cioè il notabilato locale si spostò dalla sinistra
liberale al fascismo.
Caso
Matteotti: Giacomo Matteotti,
segretario del Partito socialista unitario, il 30 maggio 1924
denunciò in parlamento l'azione fascista e fece di tutto per evitare
il coinvolgimento di altre liste a quella del fascismo.
Nel
giro di dieci giorni, Matteotti venne rapito e fu ritrovato il suo
cadavere soltanto a fine agosto.
I
responsabili furono degli esponenti vicini al fascismo, tra cui
Dumini esponente del fascismo toscano, ma l'opinione pubblica collegò
il delitto a Mussolini.
Mussolini,
ovviamente, smentì ripetutamente, affermando che il fatto avrebbe
soltanto creato problemi secondo la sua visione, ma nonostante ciò
l'opinione pubblica non cambia idea.
Gli
“alleati” sostengono Mussolini, mentre i liberali e i fascisti
monarchici si allontanano.
Mussolini
allora, si assunse le responsabilità, fece arrestare Dumini e tentò
di far ricadere la colpa su certe scheggie impazzite.
Ma
ciò non bastò a fermare l'opposizione che si mobilitò in una vera
e propria protesta formale, che consisteva nell'astensione dai lavori
parlamentari e nell'riunirsi separatamente finchè non fosse stata
ripristinata la legalità democratica (Alfredo Rocco, presidente
della camera decise di sospendere per sette mesi i lavori della
camera con il consenso della maggioranza).
Questo
movimento prese il nome di secessione dell'Aventino, che era il luogo
di ritrovo, e puntava sull'opinione pubblica e ad un inervento del
re.
Ma
il re, ancora una volta, non reagì per paura dell'instaurazione
dell'anarchia, qualora fosse venuto meno il governo fascista, per
questo si attenne alla prassi parlamentare senza intervenire.
Mussolini,
invece, cercò di creare unità nel partito e svolgere la funzione di
mediatore, ma spinto dall'ala intransigente della milizia fu
costretto a contrattaccare.
Discorso
della dittatura del 25:
Proprio in occasione del contrattacco agli aventiniani, Mussolini
fece un discorso in cui si dichiarò con tono minaccioso nei
confronti dei rivoluzionari e si assunse la responsabilità della
vicenda Matteotti; affermò inoltre che anche se il fascismo fosse
stata un' associazione a delinquere in ogni caso si sarebbe assunto
le responsabilità politiche e morali.
Per
prima cosa si incominciò una radicale azione di eliminazione
dell'opposizione tra cui comunisti, socialisti e popolari.
Dal
26 al 28 si applicarono dei provvedimenti chiamati “leggi
fascistissime” con le quali il Gran consiglio del fascismo ottenne
competenze costituzionali (liste elettorali, si pronunciava rispetto
alla successione al trono senza possibile intervento del re, si
modificò lo statuto, cosa che creò attrito tra fascismo e
monarchia) e si introdusse il sistema della lista unica.
Le
leggi fascistissime furono molto importanti anche per l'aumento dei
poteri dati al presidente del consiglio che ora assumeva la carica di
capo del governo e per la creazione di tribunali speciali in cui si
operava attraverso una magistratura parallela diretta da giudici che
erano generali della milizia e che godeva di poteri particolari.
DOTTRINA
DEL FASCISMO
La
dottrina del fascismo, pubblicata nel , è divisibili in due grandi
parti: le idee fondamentali e la dottrina politica e sociale.
La
prima fu scritta da Giovanni Gentile che trattò per lo più di
questioni generali, mentre la seconda fu composta dallo stesso
Mussolini.
Idee
fondamentali:
1.
Il fascismo è prassi
ed è pensiero.
2.
L'uomo del fascismo è un individuo che è nazione e patria, legge
morale che stringe assieme individui e generazioni in una tradizione
e in una missione, in cui, attraverso l'abnegazione di sé e il
sacrificio dei suoi
interessi particolari,
realizza il suo valore di uomo.
3.
Il fascismo è visto come senso
etico e morale infatti
vuole l'uomo attivo e impegnato nell'azione con tutte le sue energie,
lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono e
pronto ad affrontarle; concepisce la vita come una lotta pensando che
spetti all'uomo conquistarsi quella che sua veramente degna di lui.
Così
per l'individuo, così per la nazione, così per l'umanità.
4.
La vita quale la
concepisce il fascista è seria, austera, religiosa: tutta librata in
un mondo sorretto dalle forse morali e responsabili dello spirito. Il
fascista disdegna la vita “comoda”.
5.
Il fascismo è una concezione religosa, in cui l'uomo è veduto nel
suo immanente rapporto con una legge superiore.
Chi
nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a
considerazioni di mera opportunità, non ha inteso che il fascismo,
oltre ad essere un sistema di governo, è anche, un
sistema di pensiero.
6.
Il fascismo è una concezione storica, nella quale l'uomo non è
quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui
concorre. Fuori dalla
storia l'uomo è nulla.
Perciò il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche a
base materialistica ed è contro tutte le utopie e le innovazioni
giacobine. Il fascismo politicamente vuole essere una dottrina
realistica; praticamente, aspira a risolvere solo i problemi che si
pongono storicamente da sé e che da sé trovano o suggeriscono la
propria soluzione.
7.
Il fascismo è per l'individuo in quanto esso coincide con lo Stato,
coscienza e volontà universale dell'uomo nella sua esistenza
storica.
E'
contro il liberalismo classico che negava lo Stato nell'interesse
dell'individuo particolare, invece il fascismo riafferma lo Stato
come realtà vera dell'individuo.
Il
fascismo è per la libertà come libertà dello Stato e
dell'individuo nello Stato (concezione greca tra individuo e polis).
Tutto
è nello Stato e nulla di umano o spirituale esiste fuori dallo
Stato. In tal senso il fascismo è totalitario,
e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta,
sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo.
8.
Il fascismo è contro
il socialismo che irrigidisce il movimento storico nella lotte di
classe e ignora l'unità statale che le classi fonde in una sola
realtà economica e morale; è inoltre contro
il sindacalismo classista.
Il
fascismo vuole, però, riconosciute le reali esigenze da cui trassero
origine il socialismo e il sindacalismo e le fa valere nel sistema
corporativo degli interessi conciliati nell'unità dello Stato.
9.
Il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al
maggior
numero (maggioranza)
abbassandolo al livello dei più; ma è la forma più schietta di
democrazia se il popolo è concepito qualitativamente e non
quantitativamente: si attua nel popolo, quale coscienza e volontà di
pochi, anzi di Uno, e quale ideale, tende ad attuarsi nella coscienza
e volontà di tutti. Il fascismo è quindi favorevole alla
partecipazione delle masse.
10.
Secondo il fascismo non è la nazione a generare lo Stato, bensì lo
Stato
a generare la nazione,
in quanto dà al popolo una volontà e quindi un'effettiva esistenza.
Il diritto di una nazione all'indipendenza deriva da una coscienza
attiva, da una volontà politica in atto e disposta a mostrare il
proprio diritto: cioè, da una sorta di Stato già in fieri. Lo Stato
infatti, come volontà etica universale, è creatore del diritto.
(Pensiero
di Gentile e Mussolini, non è condiviso da tutti i fascisti:
posizione critica a ideologie naturalistiche e razziste; ogni idea
che vede la nazione come fondamento dello Stato è rifiutata, ciò
che costituisce la nazion è la volontà etica universale che è lo
Stato. L'elemento materiale è solo una componente secondaria, non
fondamentale: per essere italiani non bisogna essere di razza
italiana).
11.
La nazione come Stato è una realtà
etica
che esiste e vive in quanto si sviluppa. Lo Stato non è solo
autorità che governa e dà forma di legge e alore di vita spirituale
alle volontà individuali, ma è anche potenza che fa valere la sua
volontà all'esterno, facendola riconoscere e rispettare.
12.
Lo Stato fascista, forma più alta e potente della personalità, è
forza, ma spirituale. E' forma e norma interiore, e disciplina di
tutta la pesona.
13.
Il fascismo è educatore
e promotore
di vita spirituale. Vuol rifare il contenuto, l'uomo, il carattere,
la fede. Vuole disciplina e autorità che scendsa addentro negli
spiriti e vi domini incontrastata.
Dottrina
politica e sociale:
[Solo parti prese in considerazioni da Ferro]
3.
Il
fascismo non crede alla possibilità né all'utilità della pace
perpetua. Respinge quindi il pacifismo
che nasconde una rinuncia alla lotta e a una viltà. Solo la guerra
porta al massimo di tensione tutte le energie umane e imprime un
sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla. Una
qualsiasi dottrina che parta dal postulato pregiudiziale della pace,
è estranea al fascismo così come le costruzioni
internazionalistiche e societarie, le quali, pur essendo in parte
utili, si possono disperdere al vento quando elementi sentimentali,
ideali e pratici muovono a tempesta il cuore dei popoli. Il fascista
comprende la vita come dovere, elevazione e conquista.
4.
La
politica
demografica
del regime è una conseguenza. (Nel 33 si organizzò una cerimonia
per premiare le madri più prolifiche, cioè quelle avevano dai 14 ai
19 figli viventi con somme di denaro, se ne presentarono più di
cento).
5.
Il
fascismo nega la dottrina di base del socialismo scientifico o
marxiano, cioè il materialismo
storico,
secondo il quale la storia delle civiltà umane si spiegherebbe
soltanto con la lotta d'interessi fra diversi gruppi sociali e col
cambiamento dei mezzi e strumenti di produzione.
7.
Il
fascismo può essere definito una democrazia
organizzata, centralizzata e autoritaria.
9.
(Non
c'è rifiuto del passato, non si nega la rivoluzione francese,
bisogna andare oltre e realizzare la vera libertà. Lo stato è un
assoluto).
11.
Dal
1929 a oggi, l'evoluzione economica politica universale ha ancora
rafforzato queste posizioni dottrinali. Chi giganteggia è lo Stato,
ed è anche ciò che può risolvere le drammatiche contraddizioni del
capitalismo. La crisi si può risolvere soltanto entro lo Stato.
Inoltre
il fascismo non è reazionario bensì rivoluzionario
in
quanto propone un suo progetto per l'innovazione in campo politico,
economico e morale.
12.
Lo
Stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso
in genere e a quella particolare religione positiva che è il
cattolicesimo
italiano.
Lo Stato non ha una teologia, ma ha una morale. Nello Stato fascista
la religione viene considerata come una delle manifestazioni più
profonde dello spirito, non viene quindi solo rispettata ma anche
difesa e protetta. Il fascismo rispetta il Dio degli asceti, dei
santi, degli eroi e anche il Dio così come visto e pregato dal cuore
ingenuo e primitivo del popolo.
(Il
fascismo non si identifica con il cattolicesimo, infatti non c'è
subordinazione al papa, ma lo promuove e lo difende, ha solo morale
non teologia. Cattolicesimo come valore positivo come manifestazione
profonda dello spirito ma non la più alta cfr.Gentile-Hegel.
13.
Lo Stato fascista è una volontà di potenza e di imperio. La
tradizione romana
è qui un'idea di forza, infatti l'impero è espressione sprituale e
morale. Per il fascismo la tendenza all'impero è manifestazione di
vitalità, il suo contrario è segno di decadenza.

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