domenica 11 marzo 2012

POLITICA ESTERA FASCISMO

POLITICA ESTERA FASCISMO (fino al ’38)

Nella politica estera del PNF si susseguono diversi ministri degli esteri: dapprima Mussolini (’22-’29), poi Dino Grandi, capo squadre fasciste a Bologna (dal ’29 al ’32), poi ancora Mussolini (’32-’36) e infine Ciano (genere del duce stesso).

Durante il primo periodo, quindi con Mussolini e Grandi ministri, la politica estera è basata sull’intento di far guadagnare prestigio internazionale all’Italia, che doveva diventare la rappresentate principale degli stati penalizzati dagli accordi di pace (avvicinamento ad Austria e ad Ungheria).

Il principio che in questa prima fase muove quindi la politica estera è quello di vittoria mutilata.Fino al ’35 infatti la politica estera italiana è orientata verso il mantenimento dell’equilibrio internazionale e, per questo, si vede un avvicinamento con l’Inghilterra, principale stato difensore della pace. Questo intento italiano è visibile anche con l’eliminazione delle guerriglie interne alle sue colonie di Eritrea, Somalia e Libia.L’Inghilterra si trovava ad esser poi favorevole all’Italia anche per un altro motivo, infatti quest’ultima bilanciava il peso politico francese. Tra il nostro paese e quello transalpino infatti c’erano dei contrasti in quanto la Francia aveva un governo socialista e dava protezione ai movimenti anti fascisti.

Per quanto riguarda invece i rapporti tra Italia e Germania c’e da dire che, fino al ’34-’35, Mussolini vede di malocchio il movimento nazionalista tedesco e le sue mire espansionistiche, ma, nonostante ciò, per assumere il ruolo primario di arbitro dell’equilibrio internazionale e per ottenere guadagni dall’Inghilterra (fortemente anti-tedesca), il nostro stato offre dei finanziamenti, seppur non in grande scala, al partito nazional-socialista stesso.Un elemento che certamente dimostra l’iniziale poca benevolenza di Mussolini nei confronti di Hitler (ancora debole per limitazioni accordi di pace) è visibile nel ’34 quando in Austria avviene un colpo di stato da parte di un partito di orientamento simile a quello fascista: il duce minaccia l’intervento armato in caso di intervento tedesco in questa questione.

Nel ’35 tuttavia Mussolini cambia completamente il suo orientamento volto al mantenimento dell’equilibrio delle potenze sul Mediterraneo preparando sia militarmente che diplomaticamente, con un accordo con la Francia (fine ’34) che prevedeva la concessione all’Italia di espandersi in Africa nord orientale, un attacco all’Etiopia.L’Etiopia viene così sottomessa e la guerriglia che va creandosi viene debellata senza molte difficoltà: il duce così, il 9 maggio 1936, gridò alle folle esultanti la riapparizione dell’impero. Mussolini pensava che questo suo gesto contro la società delle nazioni, a cui l’Etiopia stessa prendeva parte, sarebbe stato accettato da Francia e Inghilterra per il ruolo fondamentale anti-tedesco che l’Italia aveva, ma così non accadde: il nostro paese infatti fu soggetto ad alcune sanzioni come quella di non poter importare armi o altri strumenti bellici dall’estero o come la cessazione di prestiti francesi ed inglesi.Di conseguenza a questi atti punitivi la politica estera fascista diventa più filo tedesca che filo inglese e ciò lo si può vedere sia nella questione della zona Danubiano-Balcanica (di interesse espansionistico italiano) che viene lasciate alle mire d’espansione di Hitler sia nell’accettazione totalmente passiva da parte di Mussolini dell’instaurazione di un governo nazista in Austria.

GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Tuttavia il vero e definitivo avvicinamento tra Hitler e Mussolini si ha con la guerra civile spagnola che vedeva la lotta tra la forza governante, comunista, separata al suo interno, e le forze ribelli di Franco, sostenute appunto da Italia e Germania..

Mussolini interviene in questa guerra non solo perché ormai si era fortemente avvicinata alla Germania (’36 asse Roma-Berlino con cui i due stati si promettevano di sostenersi vicendevolmente: l’Italia interveniva nella guerra civile spagnola e la Germania si schierava contro sanzioni a Italia stessa derivate da questione Etiopia), ma anche per cercare di arginare la presenza sia della Germania stessa sia della Russia, che sosteneva il partito governante comunista, sul Mediterraneo: pertanto Ciano invierà molti soldati, non richiesti da Franco, oltre che mezzi bellici (aerei, carri armati). Quella che va delineandosi in Spagna è una guerra che vede lo scontro tra le destre europee (Mussolini, Hitler, Franco) e le sinistre europee (Governo spagnolo e Urss). La guerra civile si concluderà poi con la prese di Madrid nel ’39 da parte delle truppe del generale ribelle. L’Italia intanto, per il suo continuo spostamento a favore della Germania, nonostante un accordo con l’Inghilterra del ’37 che prevedeva l’impegno di entrambi i paesi per il mantenimento dello status quo del Mediterraneo, andò allontanandosi definitivamente dal paese britannico: nel ’38 ci sarà la vera e propria rottura.

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