venerdì 11 maggio 2012

GIOVANNI PASCOLI (ITALIANO)

La vita (pag.434 vol.3 tomo 1)

Giovanni Pascoli,uno dei più grandi esponenti del decadentismo italiano,nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855.
Egli e la famiglia conducono una vita agiata fino a che il padre viene ucciso il 10 agosto 1867.
Dal 1873 frequenta la Facoltà di Lettere dell’università di Bologna,la quale deve però abbandonare nel 1876 per una dimostrazione contro il Ministro della Pubblica Istruzione.
Nel 1882 riprende gli studi e si laurea in letteratura greca con una tesi su Alceo.
Con la morte del fratello Giacomo,avvenuta nel 1876,Pascoli diventa il capofamiglia,ed esclusa qualsiasi relazione sentimentale punta alla ricostruzione del nido paterno.
Nel 1887 si stabilisce a Massa con le sorelle Ida e Maria,con le quali avrà un rapporto morboso.
Dopo il matrimonio di Ida,Giovanni Pascoli,si trasferisce a Castelvecchio di Barga,che diventerà la sua residenza definitiva.
Nel 1891 esce la prima edizione della raccolta Myricae.
Nel 1895 Pascoli viene nominato professore di grammatica greca e latina all’università di Bologna.
Nel 1897 pubblica i Poemetti e si trasferisce a Messina,dove ricoprirà ancora una cattedra universitaria fino al trasferimento a Pisa.
I Canti di Castelvecchio escono lo stesso anno del ritorno dell’autore in Toscana,ovvero il 1903.
Pascoli sostituisce Carducci (che era stato suo maestro) all’università di Bologna,dove insegnerà Letteratura italiana.
Giovanni Pascoli muore a Bologna il 6 aprile 1912.

Il fanciullino (pag.436 vol.3 tomo 1)

Il Fanciullino viene pubblicato nel 1897 sulla rivista fiorentina “Il Marzocco”,ed è un trattato di poetica in cui si vede come Pascoli si rapporti con l’arte e la poesia.
Il fanciullino è la parte infantile dell’uomo,un’anima dolce,sensibile e innocente che è presente in ogni essere umano,ma che viene generalmente soffocata dalla razionalità dell’uomo adulto.
Il poeta è identificabile con il fanciullino,in quanto è l’unico ad essere in grado di risvegliare questa componente infantile.
Attraverso il fanciullino il poeta può viaggiare con la fantasia e riconoscere ciò che sta al suo esterno e ciò che sta al suo interno.
Il fanciullino è in grado di creare simboli,rimpicciolisce per poter comprendere ed ingrandisce per ammirare.
Egli è in grado di cogliere il dettaglio che sfugge alla logica comune;è come se egli vedesse per la prima volta la realtà,e vedendola per la prima volta ne creasse al contempo una nuova.
Il fanciullino è paragonato ai primi uomini,i quali non conoscevano nulla ma sapevano ciò che era veramente necessario alla natura.
L’uomo moderno guarda quindi alla realtà con l’ottica della logica e non ne comprende la vera natura,il poeta che invece libera il fanciullino che sta al suo interno coglie ciò che lo circonda.
L’uomo sa molto di più,ma non comprende le verità ancestrali che sono invece concesse al fanciullino,che è identificabile con il logos degli stoici.
Tutti si possono identificare con il fanciullino,che è come la poesia che trasmette valori comuni a tutti gli uomini.
Il poeta,che esprime la sua componente interna,attraverso la poesia porta consolazione e pacificazione e può tornare ad essere vate.



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