martedì 15 maggio 2012

TEOCRITO (GRECO)


TEOCRITO


La poesia di Teocrito: Le pochissime notizie tramandate dalle fonti antiche su Teocrito, quasi tutte ricavate dalle sue stesse opere, non ci forniscono alcun dato specifico sulla posizione da lui assunta nella polemica fra innovatori e tradizionalisti, anche se sembra opportuno collocarlo nella schiera di coloro che aderirono alla "nuova poesia" teorizzata da Callimaco. Teocrito è da considerarsi il creatore di un nuovo tipo di componimento, l'idillio, destinato ad avere fortuna nella successiva letteratura europea (basti pensare alle Bucoliche di Virgilio). Il termine "idillio" (dal greco eidullion, "piccola immagine") venne usato per designare un tipo di poesia caratterizzato soprattutto dalla trasognata descrizione di un sereno paesaggio campestre, un "quadretto" di vita pastorale o contadina.
Gli Idilli bucolici: Caratteristica ricorrente (anche se non costante) di questi idilli è la loro struttura dialogica, che assume spesso funzione agonale: pastori e mandriani gareggiano fra loro contrapponendo l'uno all'altro i propri canti bucolici, che hanno spesso una struttura amebea (dal verbo greco ameibesqai, "rispondere"), cioè a botta e risposta.
Le Talisie: L'Idillio VII è ambientato a Cos durante le feste rurali celebrate in onore di Demetra che danno il titolo al componimento. Ne sono protagonisti il pastore Sichimida (generalmente identificano con lo stesso Teocrito) ed il capraio Licida, i quali si incontrano lungo una strada di campagna per raggiungere il luogo dove si celebra la festa. Il giovane pastore vorrebbe gareggiare nel canto con il più anziano ed esperto capraio, ma riconosce al contempo la sua inferiorità rispetto a poeti famosi come Fileta e Asclepiade. A questo punto Licida fa una vera e propria enunciazione di poetica che riprende canoni tipicamente callimachei, in quanto vengono criticati gli imitatori dell'epos omerico. Seguono i canti dei due: quello di Licida assume la forma di un propemptikòn (ossia un carme scritto per augurare un felice viaggio a qualcuno) per l'amato Ageanatte, in procinto di partire per Mitilene, mentre Simichida canta gli infelici amori suoi e dell'amico Arato. Al termine dei due canti Licida dona a Sichimida il suo bastone, donatogli dalle Muse, e prosegue da solo il cammino. L'idillio si chiude con la descrizione della festa, che ha come sfondo la campagna nel pieno rigoglio dei frutti (rappresenta cioè un perfetto esempio di locus amoenus). Dunque questo idillio si distingue dagli altri componimenti bucolici per la presenza di una precisa ambientazione geografica (l'isola di Cos) e di significativi riferimenti ad una concezione artistica simile a quella di Callimaco (caratterizzata cioè dalla polemica nei confronti degli imitatori del poema epico arcaico). Teocrito tende inoltre a sfoggiare la sua erudizione geografica (atteggiamento tipico della poesia alessandrina).
Il Ciclope: L'Idillio XI è una scherzosa allocuzione rivolta all'amico Nicia che offre a Teocrito lo spunto per dare direttamente voce al ciclope Polifemo, il quale è innamorato della ninfa Galatea. Il Ciclope rivolge alla Ninfa una lunga e struggente dichiarazione d'amore, caratterizzata soprattutto dal contrasto fra il suo aspetto goffo e ripugnante ed i delicati sentimenti amorosi che è in grado di esprimere, oltre che dalla presenza di aspetti della passione erotica simili a quelli descritti da Saffo, come la testa ed i piedi che pulsano.
Ila: Come nel Ciclope, anche qui lo spunto è offerto da una breve gnwmh indirizzata all'amico Nicia, il quale, al pari dello stesso poeta, è un raffinato estimatore del bello: in tal modo l'episodio mitico diviene significativo paradigma degli effetti che tale passione può produrre anche sul più forte tra tutto gli eroi. La principale differenza tra Teocrito e Apollonio Rodio sta nel fatto che il primo colloca il rapimento entro la cornice di una natura lussureggiante, in cui i vari nomi delle piante che crescono presso la fonte assumono suggestioni foniche e cromatiche insieme, mentre il secondo non si sofferma troppo sui particolari (oltre al fatto che in Apollonio Rodio la Ninfa è solo una, mentre Teocrito parla di tre Ninfe).
I mimi urbani: Se l'ambientazione degli Idilli bucolici è prettamente agreste, il mondo cittadino è invece lo sfondo su cui si muovono i personaggi dei cosiddetti "mimi urbani".
L'incantatrice: La protagonista è l'etera Simeta, che insieme all'ancella Testili, personaggio muto, compie un rito magico tendente a riconquistare l'amore di Delfi, l'uomo che l'ha prima sedotta e poi abbandonata. Alla cerimonia vera e propria, descritta in tutti i particolari e scandita da un verso-ritornello in funzione di formula incantatoria ("Ruota, trascina tu quell'uomo alla mia casa!"), segue il racconto che la donna fa della sua infelice storia, i cui diversi momenti (il primo incontro, lo scoppio della passione, l'inizio del rapporto amoroso ed il tradimento da parte dell'uomo) sono anch'essi sottolineati dal ricorrere di un verso intercalare contenente un'invocazione a Selene ("Pensa da dove nacque, dea Selene, il mio amore").
Le Siracusane: Due donne siracusane di ceto medio - basso che vivono ad Alessandria, Gorgò e Prassinoa, si rivedono dopo un lungo tempo e decidono di recarsi insieme alla festa di Adone, i cui misteri vengono celebrati dentro la reggia tolemaica: là esse ascolteranno appunto l'inno liturgico eseguito da una valentissima cantatrice, per fare poi ritorno alle proprie case. I caratteri delle due protagoniste sono delineati, attraverso i loro stessi discorsi, in maniera assolutamente magistrale, così come è rappresentato molto bene la variegata e multietnica fauna umana che popolava le strade e le piazze della vasta metropoli alessandrina: un passante maldestro, un'enigmatica vecchia che parla come un oracolo, uno straniero cortese, un altro cui dà fastidio il marcato accento dorico delle due Siracusane, fino alla cantante. E' inoltre ravvisabile un motivo encomiastico, presente nella descrizione dello sfarzo della corte tolemaica e nell'elogio a Tolomeo, e non mancano, nelle parole della cantante, riferimenti al mito.

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