domenica 20 maggio 2012

SVEVO (ITALIANO)

Svevo

La vita (pag.318 vol.3 tomo 2)

Italo Svevo è uno pseudonimo di Ettore Schmitz,che rivela la duplicità culturale dello scrittore che è per metà italiano e per metà tedesco.
La vita di Svevo può essere divisa in tre fasi:la prima fase è quella della giovinezza e dei primi due romanzi,la seconda quella del “silenzio letterario” e la terza quella del ritorno alla letteratura con la stesura della Coscienza di Zeno.
Nasce a Trieste nel 1861 da un’agiata famiglia ebrea,e frequenta nella giovinezza una scuola commerciale.
Quando nel 1880 a causa dei dissesti finanziari del padre é costretto a impiegarsi in una banca,comincia ad avvicinarsi alla letteratura,leggendo i grandi romanzi francesi e i classici italiani e studiando Schopenhauer,e a collaborare con “L’indipendente”,giornale triestino.
Dopo aver scritto alcune commedie aderisce per un breve periodo al Naturalismo e si accosta alle idee socialiste.
La relazione con Giuseppina Zergol ispirerà il personaggio di Angiolina,presente nel romanzo Senilità.
Nel 1892 pubblica,a sue spese,il primo romanzo,Una vita.
Dal matrimonio con Livia Veneziani nascerà la stesura di Diario per la fidanzata,pubblicato nel 1896.
Nel 1898 pubblica a puntate sull’ “indipendente” Senilità,il secondo romanzo.
Il matrimonio con Livia porta Svevo ad allontanarsi dalla letteratura,e dopo questo abbandono egli comincia a lavorare nelle industrie Veneziani.
L’impiego nelle industrie della famiglia della moglie porta spesso Svevo a recarsi in Inghilterra,dove comincia a studiare l’inglese.
A Trieste conosce James Joyce,con il quale stringe una forte amicizia.
Poco dopo aver conosciuto lo scrittore irlandese (molto probabilmente su sua sollecitazione) si avvicina alla psicoanalisi di Freud.
Nel 1919 ritorna a dedicarsi alla produzione letteraria.
Nel 1923 pubblica il suo più grande romanzo:La coscienza di Zeno.
Grazie a Joyce viene conosciuto anche in Francia,ed in questo periodo stringe amicizia con il giovane Eugenio Montale.
Lavora nel frattempo ad alcuni racconti e commedie,e comincia la stesura di un quarto romanzo che non verrà mai terminato.
Svevo muore il 12 settembre 1928 a Motta di Livenza.

Una vita (pag.327 vol.3 tomo 2)

Una vita è il primo romanzo di Italo Svevo.
Protagonista è Alfonso Nitti,un impiegato, che essendo colto vorrebbe apparire superiore rispetto alla società meschina che lo circonda:l’umanità non è però più in grado di apprezzare la cultura,e Alfonso è così costretto a svolgere mansioni futili.
Egli cerca quindi il riscatto attraverso letture filosofiche,e cerca anche il salto sociale seducendo Annetta Maller,figlia del proprietario della banca per cui lavora.
Se il romanzo aveva avuto fin qui elementi oscillanti tra Romanticismo e Naturalismo si aggiunge ora la grande novità di Svevo:il protagonista del romanzo è un ‘inetto’,come lo sarà anche Zeno,che non sa cogliere l’occasione giusta e si fa sfuggire il matrimonio che avrebbe potuto cambiare per sempre la sua vita e la sua condizione sociale.
Dopo la morte della madre,dalla quale si era rifugiato dopo essere scappato a causa di un’irrefrenabile paura,torna in città dove tutti lo evitano e dove trova Annetta che si è ormai fidanzata con il suo rivale,Macario,che rappresenta l’opposto di Alfonso.
Al seguito di una cattiva interpretazione di una lettera inviata dal protagonista all’amata Alfonso viene sfidato a duello dal fratello di Annetta,ma preferisce sfuggire alla sfida e togliersi la vita.
Svevo introduce qui una grande novità:per la prima volta un intellettuale è un inetto.
Con Una vita l’autore rinuncia a prospettare un’alternativa umanistica e filosofica all’ordine borghese.
Svevo non appoggia gli ideali del protagonista perché egli utilizza la cultura solamente come gioco di società e di seduzione.
In questo primo romanzo appaiono alcuni elementi di sociologia e psicologia che,nella seguente produzione,saranno molto presenti.
La struttura dell’opera si ispira a diversi livelli romanzeschi:verista,psicologico,romanzo di formazione.
Molto importante e la focalizzazione interna la quale permette al lettore di addentrarsi nella psiche del protagonista.
Nell’impianto strutturale si risente particolarmente della letteratura verista.
È visibile qui,come in Senilità,l’influenza del Naturalismo,che sarà abbandonata nella Coscienza di Zeno.

Senilità (pag.332 vol.3 tomo 2)

Senilità è il secondo romanzo di Svevo.
Sono qui visibili ancora alcuni elementi del Naturalismo,come la rappresentazione sociale,ma con questo romanzo l’autore supera già il canone del Naturalismo.
La storia si focalizza su due fratelli Emilio e Amalia Brentani.
Emilio è un trentenne,ma è malato di ‘senilità’,e provando il desiderio di cambiare vita intreccia una relazione con Angiolina.
Inizialmente Emilio idealizza la figura di Angiolina,ma la donna si rivelerà in realtà di facili costumi ed inizierà una storia con Balli,un collega del protagonista;per evitare lo scandalo e di mettere in crisi la sua carriera Emilio lascia la donna.
Amalia si innamorerà a sua volta di Balli,e vedendosi respinta decide di drogarsi di etere,che le provocherà una mortale polmonite.
Emilio alla fine del romanzo avrà salvo il lavoro,ma avrà perduto per sempre le due donne.
Come Alfonso,protagonista di Una vita,anche Emilio è un impiegato;il protagonista di Senilità ha la fama di essere un grande scrittore per aver scritto un solo romanzo.
Svevo introduce qui la critica alla cultura della società borghese:Emilio tenta di educare Angiolina,e di analizzarla scientificamente come avrebbe fatto uno scienziato positivista.
Ancor più che in Una vita è qui visibile il tema dell’impiegato inetto,combattuto in questo caso tra amore e convenzione borghese.
Per lo schema dei personaggi si può parlare di un “quadrilatero perfetto”,vi è di fatti una netta contrapposizione tra uomo e uomo (Emilio e Balli) e donna e donna (Amalia e Angiolina),se Emilio e Amalia sono sconfitti e frustrati,Balli e Angiolina sono spregiudicati e vitali.
Balli è l’erede del Macario di Una vita,e come nel romanzo precedente è quindi contrapposto al protagonista.
Per quanto riguarda la narrazione sono molto importanti la focalizzazione interna e il giudizio critico del narratore.
La struttura narrativa è inalterata rispetto al primo romanzo:per una svolta bisognerà attendere il terzo romanzo,La coscienza di Zeno.

Inettitudine e “senilità”:l’inizio del romanzo (pag.335 vol.3 tomo 2)

Questo passo è l’inizio del romanzo,che avviene in medias res.
Avviene qui il primo incontro tra Emilio e Angiolina,e oltre a questi due personaggi viene presentato qui indirettamente il personaggio di Amalia.
Si vede qui come la voce narrante intervenga e giudichi:Emilio viene connotato dalla voce narrante come inetto e caratterizzato da senilità.
Il narratore,cinico nei confronti di Emilio,a differenza dei Malavoglia ci descrive direttamente i personaggi.
Vi è qui,come in Una vita,un duplice piano narrativo.

La coscienza di Zeno (pag.356 vol.3 tomo 2)

La coscienza di Zeno è il terzo ed ultimo romanzo di Svevo.
L’opera esce nel 1923 presso l’editore Cappelli di Bologna
Il romanzo è suddiviso in sette capitoli (Preambolo,Il fumo,La morte del padre,La storia del mio matrimonio,La moglie e l’amante,Storia di un’associazione commerciale,Psico-analisi) preceduti da una prefazione.
La coscienza di Zeno si presenta come le memorie di Zeno Cosini,stese per il dottor S. che lo assiste nella terapia di psicoanalisi.
La prefazione al romanzo é appunto scritta dal dottor S.,il quale decide di pubblicare le memorie del paziente come vendetta per il fatto che Zeno abbia lasciato la terapia,e che afferma di essere disposto a dividere i profitti del romanzo qualora il paziente riprenda la cura.
In ognuno dei capitoli del romanzo vi è una sovrapposizione tra passato e presente,funzionale all’autoanalisi (nasce con Svevo il romanzo introspettivo).
Nei vari capitoli è Zeno a parlare;egli ci racconta la sua vita,che è divisa in maniera tematica nei capitoli del romanzo.
Il narratore è quindi lo stesso Zeno,che esprime nel romanzo i suoi pensieri ed il suo punto di vista;bisogna tener però conto che il protagonista è un nevrotico e ha quindi una naturale tendenza alla rimozione dei fatti,il lettore deve quindi valutare i giudizi di Zeno tenendo conto dei sintomi della sua malattia e non deve prendere quindi per veritieri i pensieri del protagonista (Zeno è un narratore inattendibile).
Se il protagonista è inattendibile lo è alquanto anche il dottor S.,che agisce per vendetta.
Essendo i due narratori non credibili il lettore deve fare un duro lavoro di analisi e comprensione per poter interpretare questo romanzo di Italo Svevo.
Per la stesura dell’opera Svevo prende spunto dall’operato di grandi filosofi dell’epoca come:Schopenhauer,Nietzsche e Freud.
Nel romanzo appare la figura del malato,fondamentale per l’opera di Svevo,che è visto come un abbozzo volto alla ricerca dei desideri,come una struttura aperta e non allineata;il malato è colui che è estraneo alla vita,è colui che non riesce ad integrarsi (il folle di Pirandello si identifica con questa figura).
Il più grande esempio di malato è Zeno.

Lo schiaffo del padre (pag.358 vol.3 tomo 2)

Questo brano è collocato nel capitolo La morte del padre.
Emerge qui il rapporto tra Zeno e il padre,che viene ricondotto alla psicoanalisi  di Freud (padre e figlio sono in conflitto già dall’infanzia,nella quale questa avversione si mostra nella lotta per l’amore della madre).
Il classico rapporto padre-figlio è invertito nel romanzo:Zeno è la figura forte mentre il padre quella debole e “sottomessa”.
Zeno approfitta nella vita delle debolezze del genitore,cosa di cui si pentirà dopo la morte di costui.
Il padre del protagonista cade qui malato di un edema celebrale,e su consiglio del medico viene obbligato a letto;nella notte l’uomo desidera alzarsi e il figlio,ricordando le parole del dottore lo tiene con forza sdraiato,ma il padre in un ultimo scatto si alza e da uno schiaffo al figlio prima di morire.
Zeno si sentirà in colpa per questo ultimo gesto del padre,e lo interpreterà secondo la sua logica nevrotica,continuando a cercare quindi scuse per l’accaduto.

La proposta di matrimonio (pag.362 vol.3 tomo 2)

Anche in questo passo emerge nuovamente la psicoanalisi di Freud:Zeno decide di sposarsi perché avendo perso il padre deve trovarne un sostituto,che sarà Giovanni Malfenti (padre delle ragazze che chiederà una ad una in sposa).
Come in altri passi è opere di Svevo anche qui è visibile la critica alla cultura dell’epoca:quando Zeno discute di Bach dopo che Guido ha smesso di suonare,pur conoscendo tutto sul compositore,non viene apprezzato dagli altri.
Zeno,che da tempo è innamorato di Ada (figlia maggiore di Giovanni Malfenti),decide di chiederla in moglie durante un ricevimento a casa di ella per evitare di non riuscire a dormire quella notte (tipico atteggiamento del nevrotico,che agisce irrazionalmente),approfittando così del fatto che tutti gli invitanti della casa si erano precipitati a soccorrere la figlia minore dei Malfenti,che si era fatta male in una stanza vicina a quella dove si stava svolgendo l’evento,rimasto solo con Ada la chiede in sposa.
Questa lo rifiuta e preso dalla rabbia momentanea Zeno insulta Guido,altro pretendente della donna che era però corrisposto,provocando così l’ira di Ada.
Spinto ancora dall’atteggiamento del nevrotico Zeno chiede in sposa anche Alberta,un’altra delle Malfenti,dalla quale si vede però nuovamente rifiutato.
Alla fine il protagonista si propone all’ultima delle sorelle in età da marito,Augusta,dalla quale spera di essere rifiutato (la famiglia Malfenti era da tempo che spingeva Zeno verso Augusta,avendo decretato che ne sarebbe dovuto diventare il marito).
Nonostante una richiesta rude la donna accetta,e il protagonista è ormai costretto al fidanzamento.
Si vedono nel passo due elementi fondamentali:Zeno come inetto e il modo di scrivere di Svevo.
Zeno è inetto perché si mette sempre in situazioni imbarazzanti senza volerlo.
Emerge come l’italiano non sia la lingua madre dell’autore.

L’addio a Carla (pag.370 vol.3 tomo 2)

Questo brano è inserito nel capitolo La moglie e l’amante.
Carla,amante di Zeno,prova un’irrefrenabile desiderio di vedere Augusta e il protagonista non capendone il motivo fa in modo che la ragazza creda che Ada sia sua moglie.
Vedendo la sofferenza della donna,Carla,credendo di essere la causa del suo dolore,decide di non voler più farle del male,e lo comunica a Zeno che,reagisce ironicamente.
Tornato a casa Zeno scopre da Augusta che Ada ha scoperto un nuovo tradimento da parte del marito,e capisce quindi il motivo che aveva scatenato la reazione di Carla.
Nel dialogo tra i due sposi emerge la mentalità borghese dell’epoca:se una coppia aveva figli la moglie doveva subire in silenzio i tradimenti del marito.
A pranzo scoppia un litigio tra Zeno e Augusta,causato dalla nevrosi del protagonista che è nervoso per il fatto che vuole lasciare l’amante per non “macchiare”il suo rapporto con la moglie ma non riesce a farlo.
È però la stessa Carla a lasciare Zeno,dopo aver visto il dolore di Ada decide di accettare la proposta di matrimonio del maestro di canto.
Nel momento in cui viene lasciato Zeno non riesce a separarsi dalla donna e cerca di convincerla a riprendere il rapporto.
Ella rifiuta,e i due si lasciano per sempre.

Lo scambio di funerale (pag.376 vol.3 tomo 2)

All’inizio del passo è presentato Zeno che scommette in borsa per recuperare il denaro perso da Guido (ormai sposato con Ada),che si era suicidato.
Nel passo è visibile la nevrosi di Zeno:lui e il Nilini (agente di cambio ingaggiato da Guido) cercano di spingere la borsa con il pensiero.
Zeno crede di giocare in borsa in memoria del defunto amico,ma in realtà lo fa solamente per se stesso.
Saliti in carrozza egli e il Nilini cominciano a seguire un corteo funebre,ma presi dalla borsa non si accorgono di star seguendo il funerale sbagliato;quando la vettura supera il cimitero cattolico Zeno si rende conto dell’errore,ma,a differenza del Nilini che decide si recarsi al funerale di Guido,egli preferisce non presentarsi.
Zeno infatti,essendo riuscito a ripianare la perdita del cognato,è convinto che nonostante la sua mancata presenza al rito funebre sarebbe stato visto da tutti come il salvatore della famiglia (in realtà Zeno,da nevrotico,cerca delle scuse per la sua mancanza).
Il non recarsi al funerale di Guido è per il protagonista,inoltre,un desiderio inconscio.
Zeno con atteggiamento vittorioso si incammina verso casa Malfenti dove crede di essere accolto come un eroe.
Arrivato nella dimora,a seguito del rimprovero di Augusta,il protagonista cambia il suo atteggiamento,e il suo corpo comincia a somatizzare il suo malessere esterno (atteggiamento da nevrotico).
È visibile qui la critica alla filosofia del denaro della classe borghese:quando Zeno comunica alla signora Malfenti i suoi guadagni viene perdonato.
Per farsi perdonare Zeno ricorre alla bugia e all’alterazione dei fatti,tipica della Coscienza di Zeno.

La vita è una malattia (pag.383 vol.3 tomo 2)

Questo brano è la parte conclusiva dell’opera.
Il protagonista si trova a Trieste,e sta compiendo delle speculazioni alla fine delle quali deduce che la psicoanalisi,da lui intrapresa,è inutile,e decretando di essere guarito abbandona la terapia.
Zeno procede qui all’autoanalisi,fondamentale in tutto il corso del romanzo.
Il protagonista insiste di essere guarito e il lettore potrebbe quindi pensare,per questo suo atteggiamento ancora da nevrotico,che non lo sia.
Zeno aveva cominciato a guarire attraverso la borsa,ma aveva superato definitivamente la sua malattia durante la guerra,in cui aveva cominciato a guadagnare vendendo e comprando oggetti utili.
In questo brano emerge l’assoluta mancanza di morale su cui si regge il mondo,lo stesso Zeno in guerra si adeguerà a questa morale,seppure continuerà a criticare la società.
Il protagonista è guarito speculando,ovvero cancellando ogni moralità.
Il contesto a cui Zeno si adegua è malato (la stessa vita è malata perché quando una persone nasce è destinata inevitabilmente alla morte).
Secondo Zeno l’uomo è venuto meno alle regole naturali;l’uomo supera la natura creando le armi,che sono qualcosa che sono al di fuori della natura stessa.
L’arma,che una volta era legata all’uomo,assomigliava all’uomo,e permetteva al più forte di vincere sul più debole,i nuovi ordigni invertono invece il corso naturale e fanno sparire la legge del più forte.
È proprio l’ordigno a creare la malattia,perché inverte le strutture su cui si è sempre retto il mondo umano.
Gli assassini diventano quindi uomini comuni:un giorno la nostra mente potrebbe degenerare e noi stessi potremmo diventare carnefici.
Svevo parla di un ordigno che,creato dall’uomo,porterà alla distruzione della terra stessa.

La salute di Augusta (pag.389 vol.3 tomo 2)

È qui visibile il concetto di ironia per Svevo:l’ironia è il negare una cosa per dirne un’altra.
Zeno,che aveva sposato Augusta solo per non passare una notte insonne,durante il viaggio di nozze si rende conto delle innumerevoli qualità della moglie.
Augusta simboleggia la salute fatta a persona,e Zeno si nutre di questa salute,cercando di somigliare alla moglie.
Ella viveva come se la vita fosse eterna,e fondava le sue sicurezze nelle convenzioni borghesi;a differenza della moglie Zeno è convinto che la vita sia breve.
Per assecondare la moglie Zeno cerca di adattarsi al mondo borghese in cui lei è immersa,ma se esteriormente lo accetta,nel suo inconscio lo rifiuta.
Augusta si adatta a quello che la società ha decretato per lei,senza queste convenzioni sarebbe perduta.
Zeno si sofferma ad analizzare il mondo borghese e giunge alla deduzione che anche la religione sia una convenzione:egli ritiene che se fosse stato credente avrebbe reagito in modi diversi,e non si sarebbe recato in chiesa solo per apparenza o tradizione,ma vi si sarebbe recato tutti i giorni per il piacere dell’incontro con Dio.
Zeno è convinto che vicino alla moglie possa ottenere la sua salute,ma in realtà contamina anche questa.
Si giunge ad un paradosso:il protagonista è convinto che la stessa salute di Augusta debba essere curata.
L’ironia ci permette di leggere l’inconscio di Zeno.

La letteraturizzazione della vita (pag.325 vol.3 tomo 2)

Questo passo appartiene alle “Confessioni del vegliardo” e risale quindi all’ultima produzione di Italo Svevo.
Il ricordo della vita passata è un modo per riscattarla.
Se la vita vissuta è ormai passata,la vita scritta rimane per sempre (avviene il contrario di quello che succede in Pirandello per cui la vita vera non può essere rappresentata).
La vita raccontata diventa cristallizzata,e assume quindi un senso.
Emerge qui il concetto di autoanalisi,fondamentale per l’autore.
È percepibile qui l’alienazione,tipica degli autori dell’epoca.




Nessun commento:

Posta un commento